Tutti gli albanesi sono come Hashim Thaçi
In tutto lo spazio albanese, Hashim Thaçi è riconosciuto come il "Serpente". Questo sopranome può essere considerato sia come medaglia, mentre nelle prigioni della Yugoslavia resistette come nessun'altro in difesa degli interessi nazionali e sopravivette per guidare l'ELK (Esercito per la Liberazione del Kosovo) e dopo anche il buon comportamento kosovaro verso le strutture Euro-Atlantiche da Primo Ministro. Le investigazioni pluriennali dell'europarlamentare Dick Marty, dopo le accuse fatte tempo fa da Carla del Ponte, sembra compromettere molto il "serpente", come capo-mafioso, trafficante di organi, armi e droga, presentandolo come uno dei più pericolosi del pianeta.
Le accuse sono veramente gravi e tutte vengono dall'occidente. Una fonte è anche Wikileaks che non fanno ne più ne meno che rivelare quanto serve, a quanto pare, le investigazioni di Eulex e FBI.
Non è questo comunque lo scopo dell'articolo. Thaçi criminale di guerra o nazionalista?!
Noi, si, possiamo dire che il conflitto in Kosovo è stato condotto dall'aria, mentre Thaçi guidava l'esercito nel terreno. Lungi da lui portare le vite degli innocenti nell'Ades, dopo avergli preso e venduto il fegato le reni. Thaçi trafficante di organi, droga, armi, o un leader con visioni europee che solo il destino volle che Milosevic non lo tagliasse a pezzi e trafficasse gli organi anche a lui?!...
Quello che fa pensare è la corsa di tutta la politica kosovara ed albanese in difesa di Thaçi. In Kosovo sembra che lui non abbia nessun avversario, nemmeno politico, quando si tratta di un inchiesta alla quale si andrà fino in fondo e rivelerà senz'altro i legami, se vi sono. La battaglia cosi evidente dell'autocolonna politica kosovara in difesa di Hashim, considerando gli occidentali disonesti, vagabondi politici, vendicatori, anarchici, caluniatori, il che significa cannibalismo politico, non ha senso. Una tale battaglia, tutti per uno, forse ha anche l'altro polo "uno per tutti", il che significa difendiamolo tutti più che possiamo, altrimenti l'Aja potrà cercare tanti Thaçi in un futuro.
Un altro punto interessante che forse varrebbe la pena analizzare, è il fatto che la politica albanese si mostrò pronta a schierarsi con Hashim Thaçi.
Se per lo scandalo del deputato Albana Vokshi nella dogana di Morinë ci vollero dei colloqui perché il deputato uscisse "vergine" ed i poliziotti colpevoli, i difensori della legge, i quali furono offesi come vagabondi dal deputato che andava dai fratelli politici e non dovevano controllarle nemmeno il documento di viaggio, nel caso Thaçi, no. La sopravvivenza della nazione in politica richiede anche dei sacrifici, può dire qualcuno. Il Ministro dell'Interno, Lulzim Basha, cosi come per la strada Durrës-Kukës-Morinë, in nome del nazionalismo dice anche agli internazionali che la invidiano ed ingannano. Con lo stesso linguaggio parla anche ad Erjon Braçe.
Anche se si facesse tutto per nazionalismo, allora abbiamo a che fare con rimbecillimento, poiché le accuse veso Hashim non provengono dalla Serbia, ne dalla Russia, da Cuba o dalla Cina, ma proprio dall'Europa, in base alle pubblicazioni di Wikileaks.
Tutti quì a Tirana si misero in fila per pulire Hashim come l'oro, per coprire di vergogna Carla del Ponte, Dick Marty, ed anche la Commissione del Consiglio Europeo che ascoltò ed approvò all'unanimità il rapporto di Marty.
Per prima uscì e parlò un personaggio politico che forse doveva parlare personalmente più tardi. Il Presidente del Parlamento Topalli disse, in altre parole, che Hashim è invidiato ed è un politico di visioni. Subito dopo di lei, il dottore. Anche il Presidente della Repubblica. Parlarono con un linguaggio come se le accuse provvenissero a loro dagli avversari politici. Fino a quì si può comprendere lo schieramento del Partito Democratico a fianco di Hashim l'Oro, puro come l'acqua di Valbona, ma invidiato da certe capacità della politica europea e globale per il progresso imparagonabili degli albanesi in questi tempi, poiché Thaçi è accusato di attività criminali, in particolare di traffico di organi proprio in Albania. La difesa più professionale però Hashim l'ebbe dal Ministro della Giustizia Enkelejd Alibejaj, il quale argomentò con autorità che tutte le fonti di accuse verso Thaçi sono incapaci, in altre parole, validi per le società occidentali, ma rifiuti e spazzatura delle società emancipate, come per esempio l'Albania!
Però, in schieramento con Berisha in difesa della purezza della figura di Thaçi si misero anche Edi Rama ed Ilir Meta. Ma, perché?! Forse anche essi hanno paura delle inchieste?
In verità, Meta è stato Primo Ministro dopo Majko e Thaçi è proprio per quel periodo che è gravemente accusato. Vi sono anche voci che Rama tiene vicini tre consiglieri ebrei ed il lobo ebreo ha fin'ora reso possibile la carriera di Thaçi.
Aspettiamo e vediamo, poiché questa facenda non si risolve con una commissione parlamentare quì a Tirana.
Chiunque lo capisce che la figura di Thaçi non è la figura di quelli che parlano albanese, non è la morale, la cultura. Egli è una persona, un uomo, come una vittima alla quale gli hanno tolto e venduto gli organi ed il corpo gli è stato tagliato a pezzi.
La verità e ostinata e nessuno deve temerla.
La difesa così banale di un accusato così grave è un test politico anche per i politici albanesi che strillano per intimidare l'occidente con sciocchezze tipo "tutti gli albanesi sono Hashim Thaçi". Anche questo è un peccato, poiché gli albanesi non sono accusati come criminali e, in questo momento almeno, nessuno vorrebbe essere Hashim Thaçi.
Sokol Pepushaj
Strana opposizione oppure...
Sono una di quelle persone che ha difeso anche pubblicamente la causa dell'apertura delle urna del 28 giugno 2009. Nonostante le varie opinioni, sono partito da una logica universale sulla democrazia in cui credo. Ogni albanese ha il diritto di provare se quelli che diriggono sono venuti al potere per la loro volontà, quindi tramite il voto libero, onesto ed eguale. Vedendo anche la partizione dei mandati 70 e 70 (destra e sinistra, almeno pre-elettiva), ma anche le iniziali contestazioni dell'opposizione, mi sono fatta l'opinione che le schede dovevano essere contate. Fra la volontà degli albanesi ed il loro voto si era posto un segmento del tanto sparlato Colleggio Elettivo, il quale, con le sue decizioni (giuste o no, non dipende dal mio giudizio), influenzò su quanto fu ritenuto come "trasparenza delle elezioni". Questi motivi, sufficienti a mio avviso, mi schierarono dalla parte dell'opposizione e di una parte della società civile, "contro" la maggioranza e di un altra parte della società civile.
Nei studio televisivi, pagine di giornali e varie tavole, ho cercato di difendere la mia posizione, provando a fondarla su argomenti ed esempi analogi da tutto il mondo, il più recente in Kosovo, dove una donna, presidente del CCE (Comitato Centrale delle Elezioni), non esitò ad avvisare il conteggio dei voti su oltre 40% delle urne. Il suo argomento, tanto semplice quanto convincente, era in una linea con la mia logica. "Più importante della costituzione delle istituzioni del Kosovo è la piena verifica della volontà del popolo del Kosovo", disse Valdete Daka, presidente del CCE nella divisa ma libera e sovrana metà della nostra nazione. A mio avviso è una lezione di democrazia che ci arriva da uno stato di circa 3 anni di vita, però governato insieme agli internazionali. Penso che la CCE del Kosovo chiuse la strada anche alle politizzazioni ed ai discontenti di dopo elezioni, senza contare il nuovo conteggio in 3 comuni ed in altri 3 centri di votazione.
Tornando in Albania, penso che "la trasparenza delle elezioni" è stata strumentalizzata politicamente, volutamente ed a favore degli interessi di alcuni individui, a sinistra, a destra, in opposizione ed al potere. Non voglio usare il termine "tradimento", ma questo è il sapore che lascia l'attuale situazione politica nel paese. Cominciamo con la sinistra ed il suo "leader" Edi Rama. Due giorni dopo il 28 giugno 2009, egli cominciò "la crociata" per la trasparenza del voto. Cominciò con una contestazione verbale, non riconoscimento pubblico del risultato delle elezioni, per continuare con proteste sulle piazze, arrivando al sacrificio dello sciopero della fame della primavera del 2010 sulla piazza tra l'edificio degli uffici del Primo Ministro e la Presidenza del Parlamento. Era l'ultima arma democratica dell'opposizione per convincere la maggioranza per la trasparenza delle elezioni. Il leader Rama sembrava deciso in questa drastica iniziativa, appoggiato anche dal gruppamento politico "ne a sinistra, ne a destra" con Ngjela, Gjinushi, Ndoka, Milo, Dule e qualche "disertato" dal MSI o suoi alleati. La "Resistenza pacifica" durò fino alla notizia sulla cena dal "Crocodile", che, come per magia, sgonfiò un palloncino ed aprì la strada ad una pacificazione graduale tra maggioranza ed opposizione, in modo naturale come parte di uno schema ben pensato sin dall'inizio. I scioperanti fuorno condotti fuori per ordine, ma con la promessa che si sarebbero sacrificati di nuovo, se "l'ultima cena" sarebbe finita a "far male" alle parti. Dopo il 28 giugno, col desiderio normale di continuare a governare, Berisha "oltrepassò" l'arcobaleno politico e fece alleanza col nemico (non l'avversario) politico Ilir Meta, il quale non aveva esistato a fargli provare anche la freddezza degli ambienti del Commissariato della Polizia di Kavaja. Con 4 deputati, Meta estrasse a Berisha il 20% del potere, del quale gode tutt'oggi, addirittura parti molto importanti della torta governativa a Tirana e nelle regioni. Naturalmente a Berisha non interessava tanto la trasparenza delle elezioni e si copriva abbastanza bene dalle decisioni del Colleggio Elettivo. Anche lo stesso Meta, prima e dopo l'entrata nel governo, ha detto esplicitamente che i voti del suo MSI si sono ristretti, dunque ha preso meno di quanto gli furono contati, ma "occupato" dalla febbre del ritorno al potere, scelse gli aromenti di Berisha, come cavallo di battaglia.
Appariva chiaro che le parti si erano posizionate in antipodi, ma anche il compromesso si poteva trovare, dopo l'esaurimento dal tempo pieno di accuse e contro accuse. Numerose tavole organizzate nel paese ed all'estero, pubbliche o no, servirono a questo scopo. Nonostante una frase espressa dall'OSCE-ODHIR che "1/3 delle urne sono state contate male o molto male" ispirò l'opposizione nella sua causa. Gli internazionali si posero a capo della risoluzione del nodo politico. Ufficialmente, ancora oggi, non è stato risolto, ma gli albanesi hanno occhi per vedere ed orecchie per ascoltare quello che dichiara l'opposizione oggi, a quasi 1 anno e mezzo dopo il 28 giugno. Si arriva a tal punto da rinnegare che l'opposizione abbia richiesto il nuovo conteggio dei voti dove vi sono dei dubbi di manipolazione. Un opposizione veramente strana, mentre questo l'ha chiesto ufficialmente non solo in pubblico ma anche nel Colleggio Elettivo, il quale rifiutò la richiesta, la quale, sempre secondo l'opposizione, era fondata sul Codice delle Elezioni come suo diritto, sicuramente tramite gli alti commissari nel CCE. Dall'altra parte, Berisha e la maggioranza non vacillano nel loro atteggiamento. Come si spiega allora, che regolarmente, passo dopo passo, in un conflitto politico tra due parti, solo una parte molla, in questo caso l'opposizione?! Le risposte sono tante, prima di tutto sono proprio nell'essere dell'opposizione, la quale a Tirana, ma anche nelle importanti città e comuni è al potere. È legato a Edi Rama, il quale è al potere dal 1998, senza distacco, come nessuno in questi 20 anni. Può Edi Rama lasciare il potere così facilmente, sia pure pagando ai danni dei socialisti di tutto il paese?! Nel migliore dei casi, Rama perderebbe i sostenitori anche finanziari che hanno i loro interessi diretti o indiretti con il municipio di Tirana. Dopo seguirebbe il calo dei crediti politici nel PS, nonché il suo allontanamento dalla guida.
Sia per il conflitto che per il compromesso ci vogliono due parti. Che cosa ha mollato Berisha nel retroscena? Può cominciare dal Municipio di Tirana alle elezioni, forse due parti insieme, ma in un momento opportuno a lui e non a Rama. Lo schema non è chiaro, poiché noi non lo possiamo conoscere esattamente. Naturalmente, però, vi è uno schema di collaborazione anche per la partizione dei poteri. Edi Rama di fronte ai suoi sostenitori è comodo. Ha lasciato tutto, "ha abbassato anche le m....nde" al Premier, ma continua con le proteste nelle piazze. Sali Berisha difende la sua causa, continuando a governare insieme al PD anche in questi tempi di allagamenti, organizzando addirittura feste e concerti per le piazze.
Nella vigiglia di Natale e del Capodanno, gli albanesi sono economicamente meno potenti di un anno fa. Comunque, discutono sulla politica, Rama, Berisha, gli allagamenti, la neve. Da qualche parte si fanno anche scommesse sulla durata del governo, elezioni precoci, stato del paese candidato, le file nelle frontiere ecc. Tuttavia, dopo un anno e mezzo dal 28 giugno, tutti credo, hanno capito una cosa, anch'io fra loro! Infatti l'avevo avvisato circa 6 mesi prima, sulle pagine di "SHE" un tale schema e scenario. Solo se leggi oltre la facciata puoi capire qualche cosa dalla politica, la quale sempre e in modo regolare tradisce gli albanesi, gli elettori, la società civile, anche me...
Blerti Delija |