koka

Nr. 145 / 19 qershor 2011

aluk

 

Tutta l'Albania giorno e notte con le urne

Urne, urne, solo urne. Da due anni gli albanesi masticano soltanto urne. Era questo anche il motivo degli insurrezioni della primavera del 1997. In quel tempo Ilir Meta, Arben Imami, Skender Gjinushi, Neritan Ceka e molti altri guidavano le proteste che portarono tanti morti. È stato però dimenticato tutto quel casino che comportò tutti i problemi dell'accanimento politico, mediatico, delle accuse, la peggiore delle quali non dura più di tre giorni, della corruzione galoppante, del tradimento della fiducia mentre i deputati si vendono politicamente per potere e denaro e nessuno viene messo davanti alla giustizia anche quando le accuse sono estreme per la vita politica occidentale.
L'urna, dunque, è diventata una parte inseparabile della vita albanese. Non si mangia il pane senza le urne, ne il caffè si prende. Anche quando si incontrano per strada, il discorso va sempre alle urne. Sia pure nei fidanzamenti, compleanni, matrimoni e funerali, quando si mettono a dormire, discutono delle urne, e la nuova giornata comincia ancora con le urne.
Le parole d'ordine di tutta la serie mediatica sono le urne. I giornali, le TV, le agenzie d'informazione producono solo notizie con le urne. Anche i diplomatici stranieri fino alla Casa Bianca, misurano il parametro fisico, politico ed economico di questa "beata" Albania, solo con le urne. Abbiamo visto con i nostri occhi quando l'Ambasciatore Americano, Alexander Arvizu, tolse la cravatta e s'imbottì le maniche sedendosi dinanzi all'urna piena di voti dell'unità nr.5 di Tirana, dove democratici e socialisti stavano litigando amaramente il conteggio dei voti per Lul Basha o Edi Rama. L'urna ha quei voti che ha, ma quando vengono contati, sembra risultino diversi da quelli che ha quell'urna "magica".
Cose d'albanesi. Per dire 2+2=5 è l'unica via cavalleresca di questa politica ridicola col'epicentro nel municipio di Tirana, spostatasi però in ogni famiglia albanese, e fece i strani miracoli cosìché la gente dimentichi l'aumento giornaliero dei prezzi, della disoccupazione, la povertà estrema, le accuse di tangenti verso ministri sotto inchiesta dalla parte della procura, orientando questo popolo, sempre diviso in due, verso la via tradizionale, la via dell'amore senza leader, la via piena di sbagli.
Si, si, nella via degli sbagli.
L'ex-Presidente del CCE, Clirim Gjata, sta difendendo la curva morale sulle leggi e le urne, come "la vergine" della democrazia globale, inventando storie di codici d'usanza di parole e canonici, infilando in un sempre più profondo buco le possibilità di una trasparenza di voto per il Comune di Tirana. Molti albanesi che hanno usato la parola urna più delle parole che hanno letto nei libri, lo stanno applaudendo stranamente...
- Lui è il figlio di Rrustem Gjata, è eloquente, ha incastrato Edi Rama...
- Che problema c'è se sono stati rubati pochi voti, ha vinto Berisha e Luli, che siano beati...
Cosi veniva applaudito il padre, Rrustem Gjata, verso gli anni '70, quando condannava i sacerdoti ad essere fucilati, con gli stessi codici e fraseologie politiche come oggi. Si dice a Scutari, da quelli che hanno visstuo quegli anni, che gli agenti del famigerato Sigurimi aprivano le chiese di notte e mettevano dentro le armi, mentre l'indomani, si andava a controllare le chiese (come le urne di Tirana oggi) e, con "trasparenza", si mostrava al popolo quello che veniva trovato dentro.
Anche a quel tempo vi era gente che applaudiva Rrustem, che giocava con la carta della legge, di quella legge "vergine" che fucilava i sacerdoti, mentre c'era gente che diceva:
- Ben gli stia, lo stiamo vedendo con i nostri occhi quello che c'è dentro le chiese (le urne di oggi).
Cosi come vi sono oggi quelli che applaudono Clirim quando dice che le urne a Tirana sono pulite anche quando ne escono più voti di votanti, anche quando il voto in una delle urne si trova con il timbro di un altro centro, perché... i voti li ha messi il popolo.
Ora, però, che si stanno aprendo tutte le urne e che nessuno ci capisce più come si stanno facendo le cose, cosa scoprirà Clirim Gjata?
Dal punto di visto fuori dagli interessi politici, queste leggi, ben stabilite nel tempo e nello spazio dalla "elite" della politica, questo codice elettorale, questo colleggio, questo attori, per le ore, i giorni, i mesi e gli anni della lotta banale, le ambizioni al potere e il disinteresse per lo stato, sta convincendo gli albanesi della mancanza dello scopo di integrazione nelle strutture Euro-Atlantiche, ma sta anche risvegliando delle voci emotive su eventi dei quali non si sà la fine, nonostante la strana decisione del Colleggio Elettorale. Gli attori sono sempre quelli che ne ricavano mentre le vittime sono i semplici albanesi.
I giudici del Colleggio Elettorale, dunque, dopo la pressione anche del fattore internazionale, hanno, in fin dei conti, calmato un pò l'ira, siccome non avevano altri modi per salvare la CCE, ordinando di aprire tutte le urne per tutta Tirana. Questa è la successiva finzione. Speriamo non ci siano di nuovo incertezze sui voti di troppo o chissà cosa si potrà considerare come un altro bluff.
Rama, però, deve essere più chiaro. Se dichiarasse che colui che verrà trovato colpevole per questo nodo sulle urne verrà messo in prigione, le cose andrebbero in modo differente e molto presto anche, mentre sono ormai due anni che il Parlamento è bloccato e vi sono molti danni economici a scapito del popolo.
Il popolo, l'amministrazione, lo stato, sono diventati nulla per le urne, queste urne che, in senso figurato, sono così benauguranti che vengono aperte e chiuse a volontà.
Siano comunque aperte più urne possibili...
Ma, attenzione ai... codici.

Sokol Pepushaj

aluk

Kthehu tek nr.144