nr. 8

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L’Odissea del kosovaro Lazer Guraj di Ramoc

Sono conosciute ormai i massacri della bestia serba sul innocente popolo kosovaro. Sono un modello dei crimini, e lo sono stati sempre, anche se negli ultimi 20 anni si sono moltiplicati ed ingranditi.. cosi agli inizzii dei massacri insanguinanti del 1994, Lazer Ndue Guraj, nato il 2 Febbraio 1965, dal comune di Ramoc, dopo essere stato pedinato, viene accusato dalla polizia serba come membro della Lega Democratica. Come tale attivista, egli viene imprigionato nel 1994, nel 1996 e 1997 con l’assurda accusa del posseso d’armi illecito ed attivista del UCK. Quando il popolo kosovaro fu massacrato nel 1998, Lazër e la sua familja vengono trattati violentemente e arrestati per alcuni giorni. Lazer Guraj viene liberato con la sola condizione di parlare, quindi spiare gli organizatori dell’ UCK. In questo caso lascia la casa e sua moglie Gjelina ed il figlio Kristjan, pero non si aruola nemmeno nell’ UCK. Una vera Odissea. La polizia serba fa crescere la repressione sulla famiglia di Lazër e specialmente su sua moglie, la quale èra anche incinta. E presto esplodo l’evento orribile. Nel Marzo del 1998 la bestia fascista serba brucio solo in Ramoc esattamente 38 case degli albanesi, tra quelle anche la casa di Lazër Guraj. Il padre Ndue, la madre Gjyste, la moglie, e i fratelli Gjoka, Marku, la sorella Florinda si allontanano da casa senza alcun indirizzo, ecceto Gjoka il quale riesce ad arrivare in Britania. E, la moglie insieme a suo figlio escono in cerca di Lazër come nelle favole. La sorella subbisce una paralisi a causa delle torture bestiali. A Kosovo non possono tornare perche cercati dalla polizia serba, ed anche dall’ UCK, poiche Lazer non si arruolo. Ma sono ricercati anche in un altro aspetto per essere fucilati. Lui come cattolico sembra che non si vuole arruolare nelle file dei soldati musulmani. Cose che succedono solo tra i popoli con poca cultura come il Kosovo e l’Albania, poiche gli uomini sono uno ed hanno un Dio solo. Anche quando i genitori di Lazer dopo la guerra tornarono per ricostruire la casa bruciata, hanno avuto delle provocazioni, minaccie. In Kosovosono ancora aperte le piaghe della guerra, anche se generalmente le forze internazionali stano facendo di tutto per riportare la normalità.

Di Sokol Pepushaj

I gonfalonieri di Vukël ancora oggi con la vita in pericolo

In tutta l’Albania ed oltre è conosciuta l’attività patriotica in guerra contro gli occupatori ed i comunisti dei gonfalonieri di Vukël. Essi combattero accanto al Eroe nazionale Prekë Cali. Ma i discendenti di questa famiglia oggi sono in pericolo di vita. Cosi, Aleksandèr Mirash Nilaj, nato il 24 Maggio 1972 è minacciato con l’eliminazione fisica e molte volte maltrattato dai comunisti in potere, per la sola “colpa” di essere un democratico. Egli in Malësi e Madhe, a Scutari ed oltre è stato a testa delle proteste pacifiche anticomuniste, fino a quando un giorno non avendo pù sicurezza per la vita, è obbligato a prendere la via dell’ emigrazione. Ad Aleksandër, Enver Hoxha gli aveva fucilato il nonno, l’albanese ed il noto patriota Luc Gjon Bajraktari, a suo zio il defunto Nikë Luc Bajraktari gli avevano tolto gli occhi, tagliato le orecchie e sepolto vivo a Kelmend, il padre, i zii e tutta la famiglia è stata perseguitata politica. Cosi, questo democrata, come molti altri in Albania divento una vittima della dittatura comunista. Questa dittatura ha ucciso questi ultimi quattro anni circa 4000 democratici e molti altri sono stati obbligati a lasciare l’Albania.

Di Xhemal Berisha

Arjan Ejlli, dall’ inferno all’ inferno

La famiglia del democrata Arjan Ejlli, come molti anticomunisti aveva pagato tributo durante il sistema di Enver Hoxha. Appena nell’ Europa del Sudest furono scosse le fondamenta del comunismo, Arjan Ejlli, nato il 10 Luglio 1964, èra uno dei primi a sperare in un’ Albania democratica. Egli all’in circa un mese prima che fossero assalite le ambasciate a Tirana, nel Giugno 1990 fu arrestato dalla polizia comunista di Ramiz Alia e torturato per un mese nelle celle del Ministero degli Interni a Scutari. Fu liberato solo dopo che le ambasciate erano piene di albanesi anticomunisti. Anche il 14 Gennaio 1990, quando fu devastato il busto di Stalin, Arjan Ejlli è stato percosso, arrestato e condannato con otto anni di prigione da un processo montato, da dove usci solo dopo che in Albania hanno vinto le forze democratice della destra. In quel occasione oltre le condanne, molti aticomunisti furono ricoverati negli ospedali psichiatrici a causa delle torture. Il 14 Settembre 1998, quando l’opposizione albanese accompagno all’ultima abitazione il deputato democratico Azem Hajdari ucciso dai comunisti, Arjan Ejlli fu arrestato e per sette giorni fu torturato. In quel tempo a Scutari, al distretto “Qemal Stafa” le force malvagie della sicurezza dello stato gli fecero esplodere nella casa una quantita di dinamite mettendo a rischio anche i vicini. L’inferno comunista lo segue Arjan Ejlli come l’ombra, passo dopo passo. Nelle ultime elezioni parlamentari, del 24 Giugno 2001, questo democrata, essendo comissionario del PD, dopo la violenta minaccia di manipulare i voti, fu asalito in mezzo alla città di Scutari da persone mascherate. Lo stesso stato comunista che manipolo i voti per tenere il potere del crimine per altri quattro anni, ha meso Arjan Ejlli e molti altri democratici sotto mira. Alcuni di questi vengono uccisi, altri lasciano l’Albania addolorati come è il caso dell’ anticomunista Arjan Ejlli, mentre alcuni altri se ne stanno in illegalità. Comunque la vita dei democratici albanesi è un vero inferno.

Di Fran Dashi

Continua il vendicarsi dei comunisti sugli democratici

Lo stato comunista di Fatos Nano questi giorni formo il nuovo governo. Questo governo non è uscito dal voto degli albanesi ma da i kallascnikov. Sono questi ministri, questi deputati, questi socialisti i quali nella primavera nera del ‘97 vennero sul potere con le armi e rubarono i voti del 24 Giugno 2001. Ma questi rubarono inanzitutto la libertà degli albanesi. I democratici sono vittime di questo sistema dittatoriale. Un calvario di sofferenze, sorvegli, minaccie ha subbito il democratico anticomunista Paulin Gjergj Shqau, nato il 5 Ottobre 1963, finchè un giorno fu obbligato a lasciare l’Albania come d’altronde molti altri democratici. La vita di questo democratico, il quale aspirò per un Albania democratica, liberta e diritti umani, fu molte volte in pericolo. Paulin Shqau, come un vero anticomunista aveva partecipato attivamente nelle adunanze anticomuniste del 14 Gennaio 1990, 16 Giugno 1990, 13 Dicembre 1990, 2 Aprile 1991. Ma egli, come un discendente di una famiglia anticomunista, massacrati dal regime, aveva contribuito anche nel 1990, come un iniziatore ativo per l’apertura della chiesa cattolica. Paulin Shqau pagò tutto questo con vendiche e violenze del tipo medievale dalle bande dello stato comunista. Egli, il 13 Dicembre 1990, fu arrestato e tenuto nelle celle per due giorni, il 2 Aprile 1991, dopo l’arresto politico viene maltrattato e poi rilasciato per mancanza di prove, il 14 Settembre 1998, il giorno dei funerali del deputato democratico Azem Hajdari, ucciso da i comunisti davanti alla sede del PD, dopo l’adunanza pacifica dell’ opposizione albanese nella piazza “Skënderbej”, fu arrestato e maltrattato per 48 ore epoi rilasciato con delle fratture sul corpo. Egli èra una figura politica pulita ed un segno di vendiche comuniste essendo membro dell’associazione politica anticomunista “13 Dicembre 1990”. E questo vendicarsi sta continuando ceon forti ritmi in Albania, al contrario di quello che le bestie rosse proclamano.

Di Albert Vataj

Perchè i Bibashani stano lasciando l’Albania?

La notte del 2 Luglio 2001, nel quartiere “Skënderbeg” di Scutari, fu bruciata tutta la casa dei Bibashani. Questo fu uno shock per tutta la città anche per il fatto che dietro questo c’èrano dei motivi politici. Le persone che accesero questa casa di democratici, sono stati mascherati e si sono allontanati in direzione sconosciuta. Infatti ci sono state delle minaccie di eliminare fisicamente durante le elezioni per i deputati nel Parlamento dell’Albania, verso il democrata di questa famiglia Marjan Bibashani da parte di persone del partito socialista, i quali riuscirono a manipolare i voti liberi in tutta la nazione. Marjan Bibashani è un noto democratico, un anticomunista che in tutte le proteste dell’ opposizione costruttiva, dove ha partecipato è stato maltrattato molte volte. Questo democrata proviene da una famiglia anticomunista decisa, dalla quale sono stati noti Zef, Çesk, Miri e Nikolin. Tutti questi discendenti dei Bibashani sono stati obbligati a lasciare l’Albania addolorati; poichè la dittatura comunista ha fatto si chè la cita fosse impossibile nella terra dei loro bisnonni. E cosi dopo che la casa si brucio, dove grazie all’ aiuto dei vicini non ci fu nessuna vittima, e dopo delle telefonate e minaccie nei più assurdi dei modi, il democrata Amrjan Bibashani fu obbligato a lasicare l’Albania. Questo modo di pulizia viene aplicata dai comunisti albanesi per allontanare gli oppositori politici e per allungare la loro vita nel potere del crimine.

Vittima di un altro terrore

Anche l’Albania, con l’apertura verso il mondo, non scampo al fenomeno del terrorismo, specialmente quello islamico. Certi individui, o forse di più, sono diventati un serio pericolo. Vittima di questi è anche Kol Prel Martini, nato a Dukagjin il 20 Ottobre 1957, abitante a Scutari. Fino al ‘90, Kol lavoro in cooperativa agricola, ma dall’ inizio si unì al movimento democratico in Albania. Pur essendo dei primi, preferi stare fuori dai partiti politici, per consacrarsi a Kristo. Come un degno servitore della chiesa cattolica, a volte pagato ma di solito senza esserlo, divento un proclamatore della parola di Cristo. Egli continuo la tradizione della sua famiglia, la quale alcuni secoli fa si allontano da Scutari verso Dukgagjin, poiche gli invazori turchi cercarono di farli cambiare religione, cosa che essi non fecero assolutamente. Con la venuta della democrazia come molti altri, fecero ritorno nelle radici della sua famiglia, a Scutari. Il suo contributo a favore della religione di Cristo, non rimase innotato anche dalgi anti - Cristi. In Settembre 2001, alle 6 del mattino, appena alzato ed uscito fuori Kol trovo una carta. Li c’èra scritto che elgi e la sua famiglia sarebbero stati sterminati, poiche Kol stava propagando la religione cattolica. Mi avevano spezzato la croce che io tenevo alla porta e ci avevano scritto sopra “viva islam” disegnando anchè una “stella e mezzaluna”. Non si sà esattamente chi si nasconde dietro questi atti, ma sta di fatto che la vita di Kol e la sua famiglia sono in serio pericolo.

Di Zog Hysenaj

The Odissey of the kosovar Lazër Guraj from Ramoc

The massacres of the serbian beast upon the innocent kosovar people are well known. They are e model of crimes, and thus have they always been, althought these last 20 years got tougher. In the begining of the slaughters of 1994, the albanian Lazër Ndue Guraj, born on February 2, 1965 from the municipality of Ramoc after being supervised is accused by the serbian police as being a member of the Democratic League. As such he is imprisoned in 1994, in 1996 and in 1997 accused for having illegal weapons, and as an activist of the UCK. When the kosovar people is slaughtered in 1998, Lazër and his family are mistreated and arrested for a few days. Lazër Guraj is set free with the condition to reveal the organisers of the UCK. He leaves home and his wife Gjelina and his son Kristjan, but doesn’t participate in the UCK. A real Odissey. The represion of the serbian police grows upon the family of Lazër especially his wife althought pregnant. And the ominous event took place very soon. On March 1998 the fascist serbian beast in Ramoc burned up exactly 38 albanian houses, one of which was Lazër Guraj’s house. His father Ndue, his mother Gjyste, his wife and his brothers Gjok, Marash, Mark and his sister Florindja left without address, except Gjok who could reach Britain. His wife with his son went out looking for Lazër, just like in fables. His sister was paralysed because of the tortures. They cannot go back to Kosovo because wanted by the serbian police and the UCK, for Lazër did not join the UCK. But he is wanted to be fired for another reason. He didn’t waqnt to join a muslim army as being a catholic. These things happen only in low cultural level people like Kosovo and Albania, for people are one and there is only one God. Even when Lazër’s parents at the end of the war went back to rebuild up the burned house, they were provoked and threatened. The wounds of the war are still opened in Kosovo, although the international force is doing its best to normalise the situation.

By Sokol Pepushaj

The life of Vukli’s standard - bearers still in danger

It’s wellknown all over Albania and beyond the patriotic activity of the standard - bearers of Vukli against dhe invaders and communists. They fought beside the national Hero Prek Cali. But this family descendant’s lifes are in danger. Thus, Aleksander Mirash Nilaj, born on May 24, 1972, was threatened to be physically eliminated, and has been mistreated many times by the communists in power, for the only “fault” of being a democrat. In Malësi e Madhe, in Shkodra and all over he has been at head of the anticommunist peaceful protests, until the day he is forced to leave Albania because of unsecure life. Enver Hoxha had fired Aleksander’s grandfather, the albanian patriot Luc Gjon Bajraktari, his uncle Nikë Luc Bajraktari to whom had pulled off his eyes, cut off his ears and buried alive in Kelmend, his father, uncles and the whole family was politically persecuted. This way this democrat, as many others in Albania, became a victim of the communist dictatorship. This dictatorship has killed these last four years about 4000 democrats and many others forced to leave Albania.

By Xhemal Berisha

Arjan Ejlli, from hell to hell

The democrat Arjan Ejlli’s family, just as many other anticommunists, had payed a tribute during Enver Hoxha’s system. As soon as the foundations of communism in the Southeast Europe shook, Arjan Ejlli, born on July 10, 1964 was one of the first to aspire e democratic Albania. Almost one month before the embassies in Tirana were assailed, on June 1990, he was arrested by the communist police of Ramiz Alia, and tortured for one month in the prisons of the Ministry of Internal Affairs in Shkodra. He was set free only after the embassies were full of anticommunist albanians. Aslo on January 14, 1990, when Stalin’s bust was pulled down. Arjan Ejlli is beaten, arrested and condemned eight years of prison by an assembled tribunal, and was set free only after the rightwing democratic forces won in Albania. In that occasion besides the condemnations, many anticommunists were treated in the psychical hospital because of the tortures. Again on September 14, 1998, when the albanian opposition was in the funeral of the democratic deputy Azem Hajdari, killed by the communists, Arjan Ejlli was arrested and for seven days was tortured. In that time, in Shkodra in “Qemal Stafa” district the evil forces of the state’s security dissipated his house with explosive, endangering the neighbours lifes. The communist hell follows Arjan Ejlli like a shadow, step by step. In the last parliamentary elections, on June 24, 2001, this democrat as a comissioner of the Democratic Party, after being violently threatened to allow manipulations, was mistreated in the center of Shkodra by masked people. Arjan Ejlli and many other democrats ore on the target of the same communist state which manipulated the votes to keep on staying in the power of crime. Some of them are killed, others leave Albania, as it is the case of Arjan Ejlli, and other ones stay in illegality. However the albanian democrat’s life is a real hell.

By Fran Dashi

The communist revenge is still on democrats

The communist state of Fatos Nano these last days formed the new government. This not a voted government for it came out of machineguns. These are the ministers, the deputies, the socialists who came back in power during the dark spring of ‘97 with the power of weapons, the same who robed the votes of June 24, 2001. But they forst robed the liberty of the albanians, and the democrats are victims of this dictatorship system. The democrat Paulin Gjergj Shqau, born on October 5, 1963 went through a calvary of sufferings, supervisings and threatens until the day, as other democrats did, he was forced to leave Albania. This democrat’s life who aspired a democrartic Albania, liberty and human rights, was often in dangered. Paulin Shqau as a true anticommunist had participated in the anticommunist meetings of January 14, 1990; June 16, 1990; December 13, 1990; April 2, 1991. But he as a descendant of an anticommunist family crippled bu the regime, had contributed in 1990 actively in opening the catholic church. Paulin Shqau payed this with medieval revenge and violence by the communist state’s gangs. On December 13, 1990, he was arrested and imprisoned for two days, on April 2, 1991, after the arrest is beaten and set free for missing of evidence. On September 14, 1998, the day of the democratic deputy Azem Hajdari’s funeral, killed in front of the Democratic Party’s seat by the communists, after the peaceful meeting of the albanian opposition in the “Skënderbej” square, was arrested, mistreated for 48 hours and then set free with fractures in his body. He was a pure political kongpin and a model of communist revenge as a member of the political anticommunist association “13 December 1990”. This revenge is going on in Albania, no matter the red beasts claim the opposite.

By Albert Vataj

Why Bibashan’s are leaving Albania?

The Bibashan’s house in the “Skënderbeg” district of Shkodra, was burned up in the night of July 2, 2001. This event shocked the whole city, even for the fact that this act had a political motive behind. The people who burned up this building of democrats werer masked and dissappeared in unkonown direction. Indeed the democrat of this family Marjan Bibashani had been threatened to be eliminated during the elections for the deputies in the Albanian Parliament, by socialist party’s people who could manipulate the free votes all over the nation. Marjan Bibashani is a noted democrat, an anticommunist who participated in all the protests of the opposition and many times mistreated. This democrat is the descendant of an anticommunist family, where are wellknown Zef, Çesk, Miri and Nikolin. All these descendants of the Bibashans have been forced to leave Albania with great pain; for the communist dictatorship made impossible for them to live in their grandgrandfather’s land. Thus after burning up of the house, where there had no victims thanks to the help of the neighbours, and after phone calls and threatens in many ways, the democrat Marjan Bibashani was obblied to leave Albania. This way of cleansing is being applied by the albanian communists to expel the political oppositors and to keep on living in the power of crime.

Victim of another terror

Albania didn’t escape the fenomenon of terrorism, especially the islamic one, with the opening to the world. Certain individuals ore more have become an evident danger. Kol Prel Martini, born in Dukagjin on October 20, 1957, actually living in Shkodra, became a victime of them. Until 1990, Kol has been working in the agricultural cooperative, but from the begining Kol joined the democratic movements in Albania. Although being one of the first he preferred to stay out of the political parties, to be consecrated to Christ. As a worthy servant of the catholic church, sometimes payed but often not, he became a proclaimer of the word of Christ. He kept on with the tradition of his family, which left Shkodra many years ago to go in Dukagjin for the turkish invaders wanted them to change religion, what they firmly refused to do. Woth the democracy, as many others did, they came back in his family’s roots in Shkodra. His contribute in favor of the religion of Christ was inevitably noticed by the anti - Christs. On September 2001, at 6 o’clock in the morning as soon as he woke up and went out, he found a letter. There it was written that he and his family will be liquidated for Kola was involved in the spread and propaganding of the catholic religion. They had broken the cross I had at the gate and in it they had written “long live islamism” painting a “star with the crescent” on it. It’s not known the hand doing those acts, but it’s a matter of fact that Kola and his family’s lives are in real danger.

By Zog Hysenaj