nr. 100 / 17 janar 2007
La
valigia diplomatica del Consolato d’Italia a Scutari L’apertura del Consolato d’Italia
a Scutari fu la prima rondine nel ritorno delle sedi diplomatiche occidentali
nel capoluogo del Nord albanese, dopo un isolamento di oltre 50 anni del
nostro paese. Era l’anno 2000 quando fu annunciata l’apertura del Consolato
d’Italia a Scutari, una città che nei secoli era servito come un ponte di
rafforzamento per i rapporti tra l’Albania e Nell’anno
2000 si trattava di un ritorno di uno dei 7 consolati che, in tempi diversi,
avrebbero nuovamente fatto di Scutari un centro preferito anche per le
diplomazie non solo vicine ma anche occidentali. Stefano
De Leo, avrebbe registrato il suo nome come il primo Console d’Italia dopo
gli anni ’90 nell’antica città, filo-italiana, Scutari. Ovviamente, come ogni
altra sede diplomatica, anche quella italiana avrebbe avuto dei problemi,
specialmente nel mettere i contatti con varie categorie e gruppi. Però,
approfittando di quanto summenzionato, De Leo ed il suo staff non ebbero
molto da fare in questo aspetto. Dopo le autorità locali e le varie istituzioni
locali, De Leo diede non meno importanza al rapporto con i media, senza
distinzioni, sia quelle locali che ai corrispondenti nel Nord, dei media
centrali. Anche nell’attività di una sede diplomatica, specie nei primi passi
di un ritorno dopo molti decenni, ci sono degli alti e dei bassi.
Generalmente si deve ammettere che De Leo aveva avuto successo nel suo
incarico, questo grazie anche alla collaborazione con i media, tenendole
informate e avvicinandole in incontri amichevoli dentro e fuori del Consolato.
Nella conclusione della sua attività a Scutari, De Leo, un diplomatico dal
nord dell’Italia, si allontanò prendendo anche il titolo di “Cittadino
Onorario”. Oltre ai suoi sforzi, nel conferire questo da parte del Consiglio
Comunale di Scutari, un ruolo non meno importante ebbe anche il rispecchio,
in certi casi anche l’amplificazione, che i media e i giornalisti fecero al
suo lavoro. Roberto
Orlando, da Lecce, a sud dell’Italia, sarebbe stato il secondo a prendere la
direzione del Consolato d’Italia a Scutari. Egli veniva dall’incarico del
Primo Segretario dell’Ambasciata d’Italia a Tirana, incaricato dei rapporti
con la stampa. Un artista nell’animo, presentato anche come violinista, diede
particolare importanza alla prima presentazione, scegliendo i giornalisti,
anche in particolari incontri, ma anche invitandoli in gruppo per un
amichevole caffè. La strategia diplomatica di Orlando era tanto semplice
quanto efficace. Tenendo continuamente informati i media ed il pubblico
tramite essi, su ogni attività del Consolato, creò una trasparenza massima
con i cittadini e le istituzioni interessate. Nei rapporti non solo con i
media, le autorità locali, intellettuali e figure note, ma anche semplici
cittadini, Orlando e il suo staff, spezzò molte tabù, portando delle novità
vere e proprie nell’attività diplomatica. La sede diplomatica era aperta non
solo in occasione di feste nazionali dell’Albania o dell’Italia, ma anche in
occasione delle attività culturali, o un campionato europeo o mondiale di
calcio, ovviamente quando giocava la sua Italia. Per tutto questo, grazie
alla collaborazione con i media e il loro indiscutibile contributo, Orlando
si può considerare come il console di successo a Scutari, e nello stesso
tempo si allontanò dalla città prendendo il meritato titolo del “Cittadino
Onorario”. Il
32-enne Stefano Marguccio, è ormai da alcuni mesi Console d’Italia a Scutari.
Un italiano del nord, dalla Toscana, molto legato alla sua nuova famiglia (la
moglie e una bambina di pochi mesi), ma anche con i genitori, rappresenterà
le continuazione della valigia diplomatica italiana nel nord dell’Albania.
Spesso, completamente solo e a piedi, il Console Marguccio è stato visto
passeggiare per le strade della città, incontrare dei conoscenti e prendendo
anche un caffè in alcuni bar. Non è per niente occasionale che i primi auguri
per il nuovo incarico gli giunsero proprio dall’Unione dei Giornalisti del
Nord e il giornale “Shqipëria Etnike”. Nei limiti professionali consentiti,
in ogni momento e circostanza, il Consolato ha trovato appoggio in tutti i
media e i giornalisti senza eccezioni. Dall’altra parte, nessun giornalista,
che ha presentato la dovuta documentazione presso il Consolato, non è stato
rimandato indietro. Nello stesso tempo, nessun giornalista non ha
oltrepassato i limiti di sfruttamento dei visti. In questo senso, sembra che
anche il Console Marguccio, per di più un dirigente sindacalista nel
Ministero degli Affari Esteri d’Italia, dove ha lavorato prima di avere
l’incarico a Scutari, vorrebbe continuare i rapporti, rimanendo rigoroso nel
rispettare ed osservare i criteri che, in questi casi sono stabiliti dalla
Farnesina e l’Ambasciata d’Italia a Tirana. In
questo spirito, pensiamo non era un caso che uno dei primi incontri,
concepiti come presentazione, organizzato da Marguccio, è stato con i media e
i giornalisti. Nei primi giorni dello scorso novembre, i principali
giornalisti del Nord, in particolare Scutari, ricevettero l’invito per un
incontro negli ambienti del Consolato, che tutti accettarono con piacere.
Essendo partecipanti in uno dei seminari organizzati a Scutari, i giornalisti
predisposero giorni prima di rimanere liberi per apprezzare la venuta del
nuovo Console d’Italia. Stranamente, 2 ore prima dell’incontro, Marguccio,
tramite la sua segretaria, avvisò i giornalisti che l’incontro è stato
annullato poiché “è stato chiamato d’urgenza nell’Ambasciata a Tirana”. Forse
poteva essere normale, e i giornalisti, ovviamente, lo compresero. Era atteso
un altro incontro che non è stato ancora annunciato. Nel frattempo, Marguccio
ha avuto molti incontri con varie categorie sociali, dirigenti locali, nello
spazio geografico della circoscrizione della sede diplomatica italiana nel
Nord del nostro paese. Fino
ad ora, i media, oppure particolari giornalisti, non sono stati avvisati di
qualche incontro, ossia anche la cortesia di un caffè di presentazione.
Nonostante ciò, siamo in attesa di un agenda dell’attività del Consolato,
obiettivi reali, ormai che del 2007 sono trascorsi i primi 15 giorni di vita.
Altresì, si tratta di un anno che può portare molti sviluppi per gli
albanesi, il loro libero movimento, e indirettamente anche per le sedi
diplomatiche occidentali, in particolare per il Consolato d’Italia a Scutari.
Come è noto, l’Albania sta negoziando un attenuazione del regime dei visti
per particolari categorie, dove saranno compresi anche i giornalisti, per un
attenuazione delle procedure d’ottenimento del visto Schenghen. Le persone
che hanno ottenuto un visto Schenghen e hanno rispettato il limite d’uso
potranno ottenere un altro visto, con dei limiti più vasti del precedente,
senza dover presentare “una montagna di documenti”, non necessari in questo
caso. In questo ambito, la valigia diplomatica del Consolato d’Italia a
Scutari deve aprirsi per presentare gli obiettivi per varie categorie come
gli affari, gli intellettuali, le autorità locali, gli studenti ecc. Questo
si può ottenere attraverso la comunicazione e la collaborazione con i media e
i giornalisti, e tramite essi, con il pubblico interessato. Lo staff del
Consolato, anche quello albanese, oltre alle voci che sono circolate e
circoleranno nei vari momenti dell’attività della sede diplomatica, hanno una
particolare importanza. Nonostante questo, non solo il Console Marguccio, ma
anche altri diplomatici di inferiore livello, non devono basarsi ciecamente
su quanto gli viene presentato, sia pure dalle persone più vicine a loro. La
miopia è la malattia che si subisce in modo indesiderato, e in tal caso non
lo auguriamo a nessuno, che però può essere associata da intenzionale
malanimo per interessi stretti e ai danni della comunità e del Consolato. Con
l’inizio del nuovo anno, e media e i giornalisti, e tramite essi, anche il
pubblico, sono interessati a sapere qualcosa, dopo l’apertura della valigia
diplomatica del Consolato d’Italia a Scutari, che purtroppo o fortunatamente,
è ancora la prima rondine delle sedi diplomatiche nel Nord dell’Albania. Blerti
Delija Il
giornale “Shqipëria Etnike” nel suo settimo anno della pubblicazione Il giornale “Shqipëria Etnike”
entra con dignità nel settimo anno della pubblicazione. “L’unione spirituale
di tutti gli albanesi” era la sostanza che questo giornale avrebbe avuto
nell’inizio secolo della pace con le piaghe del millennio delle guerre sul
corpo. Sappiamo che è un impresa difficile per la stessa mentalità,
specialmente per i lettori che sotto un titolo del genere innanzitutto si
aspettava che scrivessimo di guerre, battaglie, vittorie e tradimenti. Con
professionalismo, lo staff di questo giornale, ormai conosciuto e rispettato
in tutti gli angoli del mondo, pubblicato in albanese, inglese e italiano,
riuscì ed abbassare le focose armi del dibattito. I giornalisti, comunque, si
sono trovati spesso davanti alle armi. A quelle armi e teste calde che non
riuscirono ad avvilire la nobile missione del giornale, nemmeno il battesimo
di questo nuovo millennio come “Il millennio della pace”.
Noi,
in verità, abbiamo detto le cose con coraggio, mentre anche due giorni prima
dell’attacco sulle Torri Gemelle, il 11 settembre 2001, abbiamo avuto un
articolo, dove nella nostra analisi mettevamo uno di fronte all’altro il
terrorismo e l’occidente. Abbiamo avuto il coraggio centinaia di volte di
analizzare, commentare, investigare anche le sostanze con dei motivi di
terrore. Abbiamo denunciato con coraggio e fatti il traffico degli esseri
umani, della droga, delle armi, la vendita dei visti nelle ambasciate e
consolati, fino al punto che un rappresentante diplomatico di uno stato
occidentale interrompette il suo mandato in Albania nel 2003, dopo la
pubblicazione su ogni edizione del giornale, del lavoro non nella dovuta
altezza e contro gli interessi dello Stato Albanese. Tutti gli albanesi hanno
visto come il nostro giornale, veramente indipendente, veramente una tribuna
del libero pensiero intellettuale albanese, ma anche occidentale, ha
denunciato apertamente l’attività di molti boss del crimine e del terrore, i
quali ci hanno anche minacciati a morte. In un occasione veramente grave
abbiamo ricevuto un messaggio tramite la posta elettronica del nostro
giornale e nome di Osama Bin Laden, che fu seguito da uno speciale servizio
americano. Si tratta dell’appoggio che l’occidente ha dato agli albanesi in
questi anni, poiché il nostro popolo, nonostante i sporadici zeli
terroristici, non ha mai voluto credere nell’impegno orientale comunista,
tanto meno terroristico. Questo, forse per il fatto che gli albanesi, più di
ogni altro popolo in Europa, dovette pagare caro il preventivo del destino o
dell’incapacità generante. Il
nostro giornale, quindi, si è confrontato anche con l’indifferenza e
l’opposizione, specie quando ha dato spazio all’opinione di Oriana Fallaci o
molte altre distinte personalità delle lettere. Ma abbiamo accettato le
conseguenze che risuonano durante il relax della buona intenzione. Anche
quando abbiamo attaccato i costruttori della piattaforma del terrorismo, i
loro successori ci hanno accusato di averli offesi. Questo non è vero, poiché
quello del quale possiamo parlare anche senza pensarci ed accertarci di aver
detto in un certo senso la verità, sono le libertà e i diritti umani. Questi,
dunque, sono degli obblighi internazionali e vengono rispettati. Noi
abbiamo giudicato quanto difficile è per particolari culture distinguere dove
comincia la libertà e dove si evidenzia la violazione della libertà del
prossimo. È semplicemente questione di concetto e sensibilità. Nei giorni
nostri, questo sarebbe un lusso. Normalmente, non può essere ignoranza, ma
espressione di mancata conoscenza della maniera occidentale, che in apparenza
tutti affermiamo di amare. Il
giornale, quindi, entra nel settimo anno della pubblicazione. Come fino ad
ora, sarò aperto, con uno spirito di libertà, democrazia, logica. Da questo
giornale sono usciti decine di giornalisti che oggi lavorano nei vari media,
anche occidentali. Questo giornale sarà una scuola anche per molti altri. Abbiamo
fatto un po’ di strada, abbiamo davanti molto di più. Sokol
Pepushaj |