nr. 120 / 7 gusht 2008
Il mondo rischia dai
cambiamenti climatici
Di Tony Blair Vi è stato un cambiamento enorme nella pubblica
opinione durante gli ultimi anni, riguardo il cambiamento del clima. I scienziati
e i leader politici sono ormai della stessa opinione sulla minaccia e il
bisogno di agire. Ma, esiste il rischio dell’apertura di un profondo burrone
sulla misura e la velocità con la quale vogliamo il taglio dell’emissione dei
gas. I scienziati dicono che i tagli tra i 25% e il 40% nei paesi
industrializzati dal 2020 sono essenziali per tenere sotto controllo
l’aumento delle temperature e per diminuire il rischio dei cambiamenti
climatici catastrofici e irreversibili. Ma, con l’emissione globale del gas carbonico sempre
in aumento, con più di 1% all’anno, i leader politici si chiedono ora come
possono tenere tali riduzioni drastiche senza danneggiare la prosperità. Sir Nicholas Stern, autore del rapporto del 2006
sulle conseguenze economiche dei cambiamenti climaterici, era in grado di
dimostrare che il costo dei ritardi nella prevenzione dei cambiamenti
climaterici sarebbe stato molte volte più alto dell’interpresa delle azioni
concrete adesso. Ma, i politici, i quali pensano solo in lunghi termini e
ignorano le dirette preoccupazioni dell’opinione pubblica possono contare se
stessi in un posto per un periodo a breve termine - e saranno sostituiti da
altri. Cosi, la sfida è di mettersi d’accordo su un azione
nazionale e internazionale per creare un economia con basso grado di
contaminazione, ma in un modo che permetta alla gente - compresa quella nelle
aree più povere del mondo - di godere dei profitti materiali e sociali della
crescita economica e del consumo. Questo richiede una struttura necessariamente
radicale su dove dobbiamo andare, ma anche realista
riguardo a dove siamo adesso e la velocità del movimento. Questo è un compito che a causa della complessità
delle questioni incluse, molto più difficile di ogni altro compito, con la
quale si è affrontata la comunità internazionale per più di mezzo secolo. Ma
è vitale, a causa del potenziale prezzo di un fallimento, che l’accordo sia
raggiunto nella Conferenza dell’ONU a Kopenhagen, l’anno prossimo. Per un momento non voglio sottovalutare le enormi
difficoltà politiche ed economiche. Il consenso che l’emissione del gas deve
essere diminuita di oltre 50% dal 2050, per avere una buona possibilità di
tenere l’aumento della temperatura a circa 2 gradi Celsio. Per ottenere
questo saranno necessari cambiamenti dalle dimensioni senza precedenti nelle
nostre economie. Questo può sembrare scoraggiante, ma vi sono altresì
motivi di speranza. È stato valutato che noi abbiamo ormai la tecnologia per
realizzare 70% dei cambiamenti dei quali abbiamo bisogno. Solo una maggiore
efficacia energetica offrirà ¼ dei redditi generali, oltre alla riduzione
delle bollette. Il disboscamento rappresenta più del 20% del problema
dell’emissione dei gas. Inoltre è chiaro che, se noi mettessimo i giusti
stimoli nel terreno, il mercato risponderà, la creatività e la saggezza umana
funzionerà e le risposte che si daranno domani, che non si possono prevedere
oggi. Noi, dobbiamo altresì accettare la realtà. Un
espansione dell’energia rinnovabile e, almeno in alcuni paesi, dell’energia
nucleare, è essenziale per riempire l’altra parte del precipizio. Ma la maggior parte dei nuovi centrali costruiti
negli USA, India e Cina nei futuri decenni sarà col carbone, perciò lo
sviluppo del ritiro del gas carbonico e la tecnologia dell’immagazzinamento è
altresì decisiva. E vi è un profondo precipizio fra il nostro bisogno di
energia nucleare e la nostra possibilità di fornirla, siccome l’industria
nucleare è stata cosi lenta negli ultimi anni. Nemmeno possiamo permetterci una rivista del Kyoto. Abbiamo
bisogno dell’impegno di tutti i paesi. Il mondo sviluppato, che crea 80%
dell’emissione dei gas, che l’uomo crea nella nostra atmosfera, deve prendere
il ruolo leader nella loro riduzione. Ma, se gli USA raggiungerebbero gli
obiettivi più difficili per le riduzioni, e la Cina continuerebbe la sua
attuale strada, le emissioni continuerebbero ad aumentare sopra il livello
nel quale i cambiamenti climaterici, potenzialmente catastrofici, diventano
molto possibili. La sfida quindi è grande e i termini molto stretti.
Senza un chiaro orientamento politico vi è un reale rischio che il Summit
dell’ONU a Kopenhagen, nel dicembre 2009, porterà in un accordo col minore
consenso, con ognuno dei paesi che da il meno che crede possibile. Ma è altresì possibile di vedere un quadro
sull’accordo ambizioso, ma che da i dovuti risultati. Qui il prezzo alto del
petrolio e le continue preoccupazioni su come il fornimento aiuterà
all’adempimento della richiesta nel futuro. Sia la sicurezza energetica che
il cambiamento del clima dimostrano che il bisogno di trasformare il modo in
cui cresce la nostra economia per ridurre la nostra dipendenza dal carbone.
Questo deve rendere possibile l’accordo quasi universale sull’obbiettivo di
una riduzione dell’emissione di 50% dal 2050. Noi non dobbiamo essere legati dietro ad un accordo
che copre ogni possibilità. Negli anni a venire, la nostra conoscenza e la
velocità del cambiamento tecnologico cambieranno in modo drammatico.
L’obiettivo fondamentale in Kopenhagen è di concordare in una chiara
direzione per il mondo sviluppato e quello in via di sviluppo verso un
economia con bassa emissione del gas carbonico. Abbiamo bisogno di un accordo
che è raggiungibile politicamente al massimo nel 2009, ma per cominciare un
processo per rendere possibile che l’accordo possa aggiustarsi facilmente
durante il tempo. Questo richiede che i principali paesi
industrializzati che parteciperanno al Summit del G-8 in Hokaido il mese
prossimo - con l’Incontro delle Principali Economie - per mettersi d’accordo
sull’obiettivo del 2050 e gli elementi fondamentali che possono essere
incluse in un accordo globale. Essi devono altresì identificare e trovare le
ricerche e le necessarie analisi per raggiungere un accordo amplio a
Kopenhagen, che possono essere mandati avanti nel G-8 dell’Italia nel giugno
2009. Se saranno intrapresi questi passi preparatori,
allora la comunità internazionale giungerà a Kopenhagen sapendo di avere una
direzione politica dai paesi che sono calcolati di produrre 75% di tutte le
emissioni. Quello che è più importante, sarà altresì chiaro che non si
aspetta che Kopenhagen risolva il problema dell’energia, ma per mettere in
funzione un processo continuo che renderà possibile dei regolamenti secondo i
cambiamenti delle circostanze. Vi è motivo di ottimismo. Paesi come la Cina e
l’India ammettono ora che il cambiamento del clima è il problema di ognuno e
non è solo per quei paesi che ne sono i più grandi responsabili. Negli USA e
in Giappone abbiamo visto anche un grande cambiamento di atteggiamento che è
stato ben atteso. Ora, in Europa vi è un vero e proprio consenso sulla
necessità di agire. La sfida adesso non è più la volontà politica. Essa
ha a che fare con quello come raggiungere un accordo, sia radicale che
realistico, che ci stabilisce chiaramente una via verso un futuro con bassi
emissioni di carbonio. Questo entra nel nostro orizzonte. Non possiamo
permettere a noi stessi di perdere questa possibilità. Tratto da: “The International Herald Tribune” Titolo della redazione Disorganizzazione
organizzata Enkelejd Alibeaj, il Ministro della Giustizia che ha
preso sul serio il sanamento del settore più delicato dello Stato, accusa
quasi ogni giorno il vice Presidente del Consiglio Superiore della Giustizia,
Kreshnik Spahiu, di oltrepassare le sue competenze, e aperto protagonismo
politico, personalizzazione del potere. Spahiu accusa Mihal Delijorgji,
arrestato dal 17 marzo per gli avvenimenti di Gerdec, e richiede inchieste
approfondite, con la stessa fermezza come il Procuratore Rama, Delijorgji
accusa Spahiu, fino al punto di inviare una lettera di lamentazione al
Presidente, al Primo Ministro, al Procuratore Generale, e fonti credibili
dicono anche a Edi Rama, poiché può sperare che l’anno prossimo egli verrà al
potere, dove spiega che Kreshnik Spahiu “lo sta fregando” e lui “fregerà la
giustizia”, poiché non accetta e non accetterà di aprire bocca, che rifiuterà
tutti i tribunali, e che rinvierà il caso fino al Tribunale Internazionale di
Strasburgo. Da qui, quando l’amministrazione dello stato è provocata, quando
si sa che per portare un caso a quel giudizio, servono al minimo mezzo
milione di Euro, e proprio Delijorgji è accusato di enormi profitti dalla
vendita delle cartucce cinesi con etichette false, appare una certa
schizofrenia. È un vero nodo che nessuno può sciogliere. Una
disorganizzazione organizzata, che non porta un vento di fiducia nel pubblico
che apre le orecchie per uno scandalo, finito non appena scoppia un altro. I
problemi non finiscono. L’esercito, la polizia, i servizi segreti, la
magistratura, la pubblica amministrazione, il parlamento e che ne so, sono
pieni di problemi che provengono proprio da persone che li comportano a causa
dell’incompetenza e dell’irresponsabilità psicologica. Una persona normale
non poteva provocare il Primo Ministro come ha fatto Taulant Balla in
Parlamento. Offendere la figlia del Primo Ministro e sentirsi bene, viene
decifrata in schizofrenia. Anche Berisha ha sbagliato, normalmente,
addossando un “costume” indecoroso per un Primo Ministro. L’irresponsabilità
psicologica si riflette ovunque in questo paese che strilla per compimento di
riforme, per passi “sicuri” verso l’integrazione nelle NATO e nell’UE. La sospensione del caso da parte del
Tribunale dei Crimini Gravi contro l’ispettore del SHIK (Servizio
Intelligente Nazionale), Budjon Meçe, accusato di torture disumane e della
scomparsa senza tracce dell’affarista albanese-macedone Remzi Hoxha, con la
scusa della “malattia” parla di un infezione dello Stato da parte di menti
problematiche. Sia il medico che l’avvocato provarono la malattia davanti ai
magistrati, anzi dichiararono pubblicamente che il loro cliente è stato in
questo stato da tempo. Anche un caso del genere “legge fra le righe” una
disorganizzazione organizzata, dopo che il magistrato dichiara la sentenza
battendo il tavolo: “Viene sospeso il caso a carico di Budjon Meçe”! Quindi,
si vede chiaramente che non è troppo dire che nostri funzioni importanti, il
tribunale, la procura, gli inquirenti, i servizi intelligenti dell’esercito,
della polizia ecc., immunizzati anche in possesso di
armi da fuoco, sono molto problematici, e con tendenze criminali in molti
casi. A Scutari, per esempio, fonti riservate dicono che vi sono impiegati
della pubblica amministrazione, col rapporto medico, il che significa
irresponsabili, significa psicopatici. Tali persone possono anche essere
decorati con ordini e medaglie e che oltre tutto sono menzionati dai media
per aver rubato i voti. Questi mostri hanno comunque l’immunità. Quando è il
momento di prendere la responsabilità, presentano dei documenti eccellenti,
con diplomi sia a Tirana, sia a Scutari, a Valona, a Shkup, al Diavolo, se
vuoi. Chi ha il coraggio di dirlo sul giornale, viene minacciato, almeno al
telefono. Abbiamo avuto casi quando l’Ambasciatore Americano Whithers ha
tenuto delle conferenze stampa, anzi due volte, quando il deputato ha preso a
pugni il giornalista, solo per aver pubblicato un diploma falso. Trattiamo
però il nocciolo del problema dalla cima in fondo. Se queste persone vengono
accusate di gravi crimini, come omicidi, abusi con grandi somme, rapine di
banche o qualcos’altro nel 1997, trovano velocemente il certificato dello
psicopatico da mostrare in tribunale. Il problema quindi è che coloro
(sfortunatamente tanti), che hanno un rapporto medico o altri con problemi
familiari criminali, normalmente comportano sintomi di schizofrenia. Non si
tratta di rivedere la biografia, ma un fratello omicida e l’altro nella
polizia, per le condizioni albanesi non ha senso. Essi, sentendosi
minacciati, pieni di ansie e paure, pieni di stress e incapacità, diventano
feroci, prendono decisioni illecite, dove il magistrato, per esempio, se
vuole apre il Kanun, se vuole la Costituzione, in base anche al profitto. I
partiti, il potere, il comune e che ne so io, sono OK con le leggi, quando il
psicopatico porta dei documenti eccellenti per prendere una funzione
pubblica, l’inquirente, il procuratore, il giudice, sono OK con le leggi,
quando l’intellettuale porta il documento dello schizofrenico tramite
l’avvocato o il medico. Un omicida o un rapinatore di banca fa pressione sia
sulla società che sulla giustizia, quando ha il fratello nel SHISH (Servizio
Intelligente dello Stato), in polizia, nel tribunale, nella procura, nel
Parlamento, perciò è il tempo delle verifiche almeno non solo di coloro con
dei problemi mentali che lavorano anche nella pubblica amministrazione, ma
anche di coloro che hanno passato dei drammi familiari, che hanno dei casi
aperti dentro la famiglia, che hanno delle impurità genetiche. |