koka

nr. 125 / 21 dhjetor 2008

alukit

 

Il Console Marguccio diventa “membro” del UGPV Albania

Il Vice Presidente dell’UGPV (UGPN) Albania consegna al capo della diplomazia italiana nel Nord dell’Albania,

il titolo “Membro Onorario”, accordatogli dall’Unione dei Giornalisti Professionisti del Nord

Dal 2000 quando ha aperto per la prima volta le sue porte, il Consolato d’Italia a Scutari è stato un punto di riferimento per i cittadini. Naturalmente, anche i giornalisti hanno visto l’unica sede diplomatica nel Nord dell’Albania, come un partner di peso per la conoscenza della nostra regione nel paese vicino, ma anche come catalizzatore per lo sviluppo. Nello stesso tempo, il Consolato d’Italia è stato anche un “ponte di movimento” da tutte e due i lati dell’Adriatico per quelle migliaia di famiglie che hanno i loro cari come immigrati in Italia. Soltanto facendo un semplice calcolo e non molto esatto, circa 9 anni di attività, con una media di 7 mila visti rilasciati all’anno, pare che il Consolato abbia reso possibile il movimento nei paesi Schenghen di almeno 63 mila abitanti della regione Nord dell’Albania. Le cifre sono ancora più alte, ma anche cosi è abbastanza grande il numero.

A partire da quanto abbiamo detto, tutti i consoli che hanno guidato il Consolato sin dalla sua apertura, sono stati onorati dal Consiglio Comunale. Stefano De Leo, che verrà ricordato anche come il primo console dal momento dell’apertura del Consolato, è stato onorato con il titolo “Cittadino Onorario” di Scutari, come anche il suo successore, Roberto Orlando nei suoi ultimi mesi in questo incarico. Anche il Console Stefano Marguccio è stato onorato con il titolo “Cittadino Onorario” di Scutari, stabilendo un “record” poiché ha preso questo titolo prima ancora di compiere due anni in questo incarico.

Naturalmente, anche l’Unione dei Giornalisti Professionisti del Nord (UGPV Albania), non mancherebbe di sensibilità in questa direzione, dal momento della sua fondazione nel 2002. Il Console Roberto Orlando ha preso il diploma “Riconoscenza” accordatogli da UGPV Albania. Mentre il Console attuale, Stefano Marguccio, l’Unione l’ha voluto “tra i suoi membri”, dandogli il titolo “Membro Onorario”.

È stato col suo desiderio che il Console ha voluto ricevere una rappresentanza dell’UGVP Albania nel suo ufficio in Consolato. Marguccio ha riservato un caloroso ricevimento al presidente e al vice presidente dell’UGPV Albania, rispettivamente Blerti Delija e Sokol Pepushaj, e al membro, Besi Bekteshi. All’inizio si è parlato riguardo le ultime svolte politiche, sociali ed economiche in Albania, per passare poi alla consegna del titolo da parte del vice presidente Sokol Pepushaj. Con un breve discorso, Pepushaj ha espresso l’apprezzamento per lo stato italiano, la sua diplomazia nel nostro paese e in particolare per il Consolato a Scutari. Il numero due dell’UGPV Albania ha detto che l’apprezzamento per il Console Marguccio vuole essere anche un apprezzamento per il contributo dato durante gli anni dallo stato italiano in sostegno e ricevimento dei nostri immigrati, ma anche per il Consolato d’Italia, che da circa 9 anni è considerato “un ponte” che unisce le famiglie albanesi nei due lati dell’Adriatico.

Dopo aver preso il titolo dal vice presidente Pepushaj, Marguccio non ha voluto nascondere il piacere per l’apprezzamento da parte dell’UGPV Albania. Egli ha ringraziato i capi dell’Associazione, tutti i membri e la comunità dei giornalisti per l’appoggio dato al Consolato e a tutti i consoli durante gli anni della riapertura della sede diplomatica italiana nel Nord del nostro

Paese. Nello stesso tempo, Marguccio ha promesso di cercare in tutti i modi di aiutare al libero movimento dei giornalisti ma anche degli albanesi nello spazio Schenghen, siccome il Consolato d’Italia è l’unica sede occidentale nel Nord dell’Albania. “Sono state facilitate le procedure per alcune categorie, - ha detto Marguccio, - ma speriamo che molto presto, anche con i passi intrapresi dallo Stato e dal Governo Albanese, sarà possibile il libero movimento degli albanesi nell’Unione Europea”.

A seguito poi una libera conversazione, e per circa 60 minuti, i giornalisti Delija, Pepushaj e Bekteshi hanno scambiato delle idee riguardo i temi più interessanti riguardo i rapporti tra i due paesi, e anche riguardo gli sviluppi attuali.

Infine, bisogna apprezzare il lavoro del Consolato negli anni, per le possibilità create per il movimento nell’UE per i giornalisti e gli impiegati dei media in generale. Eccetto alcuni casi isolati di difficoltà, problemi o anche visti negati ai giornalisti, più da impiegati comuni del Consolato d’Italia, per creare un atmosfera di conflitto tra i giornalisti e la rappresentanza diplomatica, possiamo ammettere con piacere che durante questi circa 9 anni di vita, il Consolato e i consoli italiani, hanno meritato tutti gli onori resi negli anni. Con modestia possiamo sottolineare i titoli accordati dall’UGPV Albania, i quali hanno un particolare importanza proprio per quello che rappresenta questa associazione. In conclusione, non possiamo non menzionare un detto antico quanto la vita umana, che vale non solo per i diplomatici e i giornalisti, ma per tutta l’umanità: “Chi lavora, sbaglia!” Anche se, in questo caso, non sembra un detto significante, poiché non si notano degli errori o coloro che hanno agito in modo sbagliato. Comunque, i detti sono eterni e non c’è bisogno di essere provati poiché sono stati provati dall’esperienza umana.

Besi Bekteshi

 

A Scutari, dove la vita “dimagrisce” e il crimine “ingrassa”

Anche il Potere è “murato” come Rozafa, ma lascia due seni fuori

Guardi Scutari oggi e ti ritorna in mente la leggenda del Castello di Rozafa. Il muro, veniva costruito di giorno, mentre di notte veniva distrutto. Non reggeva in nessun modo. Chiedeva che venisse murata viva una delle tre cognate che portavano a mezzogiorno il pranzo ai tre fratelli che lavoravano invano. Rozafa, sul corpo della quale fu eretto il Castello, e Scutari, si fece fare una promessa: di lasciarle un seno fuori, per allattare il piccolo…

Questo avvenne 400 anni a.C.

Guardi Scutari oggi e ti viene in mente la caduta del Muro di Berlino (9 novembre 1989), il quale, diversamente dall’Europa del Sud Est, in Albania, il “muro” che veniva “costruito” di notte (con incontri segreti) per l’allestimento della democrazia, veniva distrutto di giorno. La caduta del muro del comunismo, poneva le fondamenta, naturalmente sul muro della democrazia, ovunque nell’Est, ad eccezione dell’Albania. Qui, tutti vogliono avere dei meriti, “contribuire” nella più strana forma. Qui, che vogliamo o no, è cosi. Quando qualcuno distrugge, tutti corrono a distruggere, quando qualcuno costruisce, tutti sono capaci di “costruire”, quando qualcuno ha il fucile, tutti vogliono un fucile, quando qualcuno viene ucciso, tutti corrono a guardare (eccetto la polizia, che arriva troppo tardi), quando qualcuno occupa una proprietà altrui, tutti occupano gli edifici degli altri, quando qualcuno occupa la proprietà pubblica, tutti prendono i secchi di vernice e scrivono “ocupato”, quando un pastore diventa sindaco, un ignorante diventa deputato o ministro, anche chi pulisce la strada, i venditori ambulanti e i venditori di polli vogliono diventarne, quando una baldracca con l’ombelico esposto ha un amante deputato, tutte le buone donne ne vogliono uno, VIP, ricco, quando qualcuno uccide, anche gli altri vogliono uccidere. Una vera e propria confusione. La legge è assente, il morale non è presente. Il “muro” della democrazia dunque, non regge. Questa volta non dal mistero, ecco perché non aveva effetto il vivo seppellimento nella muraglia di una donna, come nel Castello. Perché se si trattasse di donne, ce n’erano molte che entravano attraverso Montenegro, sia dalla Moldavia, la Cina, la Russia, la Bulgaria, il Kosovo, la Romania…

Qualcuno pensò che il più antico è il meglio. Veniamo dal vivo seppellimento e dobbiamo seppellire vivi. Allora, Scutari, seppellì vivo un giovane, Pëllumb Pëllumbi, il 16 giugno del 1990, fucilato a sangue freddo, dopo che fu preso sul confine scappando, da un ufficiale, una bestia, che continua tuttora a fare carriera. Di nuovo, il “muro” non reggeva. Ci vollero altri sacrifici. Queste cose sono avvenute 19 anni fa.

Il motivo dell’amore di Rozafa per i successori che scrissero epoche e onorarono epoche, viene rispettato tuttora, nel Castello. Non fu disfatta né dalle guerre, né dalle ideologie, nonostante 2400 anni dopo, un prete ed un imam ebbero una piccola discussione. Il prete giurava che Rozafa era cattolica. Il prete dice che bisogna restaurare una chiesa li, dove durante i secoli, i difensori di Scutari pregavano. L’imam giura che alcuni pronipoti di Rozafa scelsero di loro volontà un’altra religione e i loro successori combatterono senza litigi, come i tre fratelli che cominciarono le fondamenta del Castello. Essi difesero Scutari con eroismo mai visto. Li combattevano, e li pregavano, perciò bisogna costruire una moschea. Ma il dibattito non fu lungo. Si è spento molto più presto di quanto ci mette un palazzo di 9 piano ad innalzarsi nel pieno centro di Scutari, e tu dici che è una fortuna che i partiti non litigarono, altrimenti avrebbero mandato Rozafa nel cimitero, e il Castello lo avrebbero fatto soldi, poi cemento e ferro, e poi nuovamente soldi, come hanno fatto con l’ex Bazar Antico, unico in tutta l’Europa, che un solo lucchetto chiudeva alla sera 3000 negozi ed apriva la mattina successiva 3000 business, con una sola guardia.

Il motivo degli innamorati di sacrifici murati per libertà e democrazia in questi pochi anni senza guerre, senza misteri, venne e mummificò tanti e tanti, fece di cemento e ferro dei personaggi non morti, ma viventi. Fece dei “monumenti” di autorità che sono onorati soltanto dalle autorità. Su questo punto si concentra il pensiero, quando dici che, di cosa parleranno alle generazioni a venire, le mummie che non sanno dire due parole, ma soltanto rubare e farsi beffe di coloro che gli hanno affidato ciecamente il voto, il governo, la vita. Il mascalzone fa l’eroe, quando esce ed insulta l’altro che ha rubato poco più di lui. Il mascalzone fa l’innocente, quando congratula l’altro, che, secondo un espressione americana, dimostra mancanza di serietà, appassendo la dignità. Rozafa si sacrificò per far reggere le mura del Castello ed andò nell’altra vita, come andò, perché anche i tre fratelli congratulavano l’un l’altro, ma due di loro imbrogliarono il più giovane.

Questi coraggiosi “lavorarono” perché tenesse la barriera della democrazia e godersene le ricchezze del popolo senza ricchezza. Non hanno nessun rispetto. Nel senso figurato sono seppelliti in muraglia dovunque ci siano molti soldi. È cosi semplice il seppellimento in muraglia per queste autorità, questi uomini e donne, che la leggenda sembra una cosa da niente. Non valeva la pena che quella eroina avesse oggi, dopo 2400 anni, dei successori canaglie che anche con la trasparenza in TV e giornalini (dove vengono lodati soltanto da certi cosiddetti giornalisti che a volte “fanno notizia” e a volte vendono carne), fanno schifo con l’ignoranza, che pensi, perché sono nostri concittadini.

Rozafa voleva allattare il bimbo, perché aveva un ideale, 2400 anni fa. Questi danno soldi ai clan mafiosi, con tutti e due i “seni” fuori. I loro “seni” sono ovunque, negli appalti dove si abusa con i soldi del popolo; nei palazzi, negli alberghi, punte vendite di carburanti, imprese, banche, terre infangate, in ex imprese statali ed ex oggetti militari, perché no, anche sull’acqua e sott’acqua, nel traffico della droga e quello umano, nelle montagne, stradine delle città e dei villaggi, su e giù per le strade statali, perché no anche ad Ades, perché i clamorosi omicidi a Scutari non sono stati risolti e i dossier delle proprietà sono stati sigillati dalla (in)giustizia.

La gente ha paura di parlare

Mentre viaggi da Tirana verso Scutari e ti fermi in un punto vendita di carburante vicino a Bushat, ti viene in mente la legge che dice: “Nelle strade statali, la distanza tra i punti vendita di carburanti deve essere non meno di cinque chilometri, mentre in città, non meno di un chilometro”. Allora tu controlli il contachilometri e conti i giganti punti di carburante con il buon scopo di scrivere delle buone parole. Ma ti è impossibile. Nemmeno in superstrada, dove passano gli stranieri che monitorano e la gente semplice che non capisce che sta succedendo, le autorità e i truffatori, i deputati e i ladri e criminali, non è detto che non sia stata trasgredita la legge, dalla “punta del piede fino alla testa”. In 8 chilometri e 900 metri conti 11 punti di carburante. Chi non ci crede li conti. Allora dici, hanno ragione i grossisti dell’oro nero a tenere il prezzo più alto nel mondo, per quanto non gli viene imposta la concorrenza dalla società civile, continueranno a derubare quanto ne vogliono, poiché lo stato è buono con le carte. Gli internazionali leggono la legge. È OK! Anch’essi sono bravi ad assisterci, al più lungo possibile. Si, si, lo puoi chiamare seppellimento vivo nella muraglia. Puoi dire che diversamente non regge il “muro” del crimine. Nonostante questo provenga dalla leggenda, è attuale ovunque.

Riferiamoci ad uno dei processi “famosi” albanesi, a Scutari. Un italiano perde una causa dove ha investito 1.500.000 Euro, e quella che vince i suoi soldi, con i documenti, è una albanese che aveva lavorato a casa sua mentre era immigrata, con uno stipendio per circa due anni. Vince la causa solo perché dichiara di essere stata la sua amante in Italia. Fuori dal messaggio di questo articolo, qualcuno può pensare a quale sarebbe stata la fortuna delle sgualdrine il loro business fosse cosi! Vi è un caso simile nel mondo, ecc., ecc.? Ma non è questo l’obiettivo, altrimenti porteremmo esempi di “sceicchi” che hanno pagato per le stelle delle scene fino a 2 kg di oro, non di più, perché nemmeno per i sceicchi non hanno più “valore” le “calmanti diavoline” dei momenti squilibranti della natura umana. Almeno questo italiano o il giudice di Scutari, entrasse nel libro Guinness.

Un  buon avvocato, che dopo il “lavaggio” giudiziale deve essere la stampa, può ricordare ai magistrati che, se anche gli altri gradi di tribunali decidono lo stesso, che nell’Antica Roma, quando le leggi erano trasgredite da tutti, l’Imperatore faceva legge dell’antilegge. Perché, cos’è la legge se non sorvegliante dei rapporti umani? Niente. Per questo cambia, secondo i paesi, le culture, i sviluppi. Oggi in America sono legali, vendute nei negozi, quindi nelle mani della popolazione, 200.000.000 armi da fuoco. Comunque sia dunque, la legge, quando viene rispettata, sei una buona società, hai una buona guida e una buona legge.

Ma, nell’Albania che cammina ogni giorno con dei passi alteri verso l’UE, ti puoi consolare quando pensi che nella leggenda di Rozafa non funzionava nemmeno la legge della natura, né quella dell’uomo, semplicemente il barbarismo, come ovunque nel mondo, mentre oggi, i veri intellettuali non hanno ancora trovato i “mezzi” per entrare nel “castello” politico. Oggi, dunque, diciamo quello che vediamo e lo diciamo a coloro che mirano all’integrazione e si preoccupano di 170 metri di strada nel centro di Scutari e che nei documenti di appalto si mette nero su bianco come se fossero 500 metri di strada, e paradossalmente viene speso circa mezzo miliardo di soldi, li assicuriamo che la favola non è leggenda, ma un fatto vivente. Sono le loro tasse e i debiti che pagheranno i successori. Se diciamo che dopo un articolo sul giornale è stata tolta la prima tabella, mentre il termine era il 5 ottobre ed è stato messo un tabellone, con circa 150.000.000 Lekë di investimento, non è necessario sforzarsi per l’arte. Il crimine oggi è arte. Il tabellone semplicemente inganna i passanti, come tutti ingannano l’un l’altro e li “piace”.

Tu ti chiedi quale sia il più grande affare a Scutari. Tutti gli affaristi dicono che è Cotonella, il gigante della produzione di intimo (mutande) in Europa, (con il centro a Scutari). OK! Non puoi dire che non bussi alle porte dell’Europa, vestendo le mutande agli europei che leggono li il paese d’origine. Ma oltre questa possibilità, ci sono voci che sono comprate molto di più dai russi, i turchi, i cinesi, quelli che conoscono bene l’Albania.

Nominiamo altre imprese di produzione. Bene, va benissimo. Ti riscaldi un po’, quando un passante che si trova per strada di notte e trova un fuoco per riscaldare le mani, goderselo una notte, e proseguire senza nemmeno girarsi a guardare. Ma tu, che l’Albania è casa tua, che vuoi sempre riscaldarti, che non vuoi una fiamma per un riscaldamento, ma “legna” che faccia buon fuoco, che dirai?!

Si tratta, dunque, di quanto si integrano i business, quanto guadagna lo stato, quante persone vengono assunte e quanti soldi girano, quanto vengono pagati gli operai, come si mantengono le compagnie, se hanno un passato criminale ed economia informale, quanto sono credibili?

In Albania trovi dei business di qui non si sa né l’inizio, né come hanno comprato i terreni, che sono anche falliti e dopo un po’ di tempo hanno riaperto l’attività, derubando l’arca dello stato. Anche il Primo Ministro Berisha si è fermato spesso su questi punti.

Ecco come si dice si sia sviluppato un business: Circa nove anni fa, un albanese girando per le strade d’Italia, fa amicizia con un barbone. Siccome i suoi affari erano andati bene, compra dei vestiti al barbone, gli da del cibo a sazietà e poi gli propone:

-Vieni in Albania, ti assumo come cuoco, mangerai, berrai, dormirai e ti vestirai.

Il barbone si dice sia venuto. Imparò a preparare la pasta, i contorni e i pasti “italiani”. Tutti mangiavano li, eccetto gli italiani. Li cominciò i business, il barbone inizio a ricevere dei ministri, finche un giorno, il signore non riuscì nemmeno a pagargli l’albergo. Il barbone andò di nuovo come barbone in Italia. L’uomo divenne ricco, si legò a dei veri italiani. Da queste parti ne trovi di tutto.

Ma, la storia ci ha insegnato che i venditori della droga, degli uomini, delle merci, della terra comune, che nascondono i prestiti fuori dalla “sportività” delle borse anche  giocando d’azzardo nel mercato nero, i criminali dell’umanità, hanno camminato con inganni, hanno costruito il mondo durante i secoli, ma un giorno i soldi gli si sono stati presi… Il patrimonio è semplicemente andato dal padrone, il popolo, ma qui nessuno parla.

-I mascalzoni, i mafiosi possono uccidere nei campi o buttare chiunque vogliono nel fiume, - dice una voce che parla, a condizione che non sia rivelato il nome.

Il PS di Scutari lavora sotto la guida del PD

C’è un punto d’inizio per tutto. Anche la vita dell’uomo ha un inizio e una fine. Alla fine finisce. Il peggio è quando la fine viene mentre ancora vivo, quando il buffone che non è che “cadavere”, ancora non restituisce i soldi. In questo caso vi è anche lo sforzo esistenziale per la vita, anche uccisioni. In particolare, uccisione di speranze. Quando muore la speranza, i viventi possono solo respirare senza il permesso dei “boss”. Nessuno li considera, non sono capaci di nulla. Il massimo che possono fare è di chiedere la misericordia dal Signore, e dal criminale. Quest’ultimo spesso da l’elemosina, come “benefattore”, specialmente durante campagne elettorali. È un fatto che secondo le pubblicazioni degli internazionali, 90% degli albanesi vivono in condizioni di sopravvivenza e la ricchezza è nelle mani del 10%. È un fatto che in 11 mesi sono stati rimpatriati 78.100 albanesi che cercavano per le strade infinite dell’occidente una vita migliore. Tutti sono trafficati. Diciamo cosi perché hanno preso in prestito dei soldi per poter trovare una via per passare il confine. In questo caso, la vita costa quanto un visto, quanto un pezzo di terreno, meno di un gommone, meno del business criminale.

Ma, l’opposizione dov’è?

A Scutari non c’è il PS. Non esiste. Poco perché ha sterilità intellettuale, e molto perché va sotto la guida del PD. I dirigenti del PS oggi, anche se volessero, non sanno, e né possono parlare, né hanno qualcuno a cui parlare. L’opposizione è come nella favola dove il diavolo va a cuocere il granturco con il mostro, e dopo che hanno la pancia piena, cominciano a presentarsi:

-Come ti chiamavi, amico? - chiede il mostro.

-Diavolo… E tu, come ti chiami?

-Il mio nome è Io, - e, quando lo vede anche con i piedi a rovescio, gli tira un legno da fuoco.

-Aiuto, mi brucio, - gridava il diavolo, mentre correva.

Lo sentirono gli altri demoni e corsero in aiuto domandandogli da lontano chi era stato.

-Io, io.

Tutto qui. Gli amici non lo aiutarono.

Cosi anche il PS di Scutari ha mangiato a sazietà e dopo avergli picchiato il capo, gli prendono anche la macchina, comincia a gridare e chiamare aiuto:

-Chi mi ha accecato il partito? - grida Rama.

La procura fece degli arresti e quando gli domandarono, disse:

-Io, io.

Ed erano stati i socialisti stessi. Ormai dicano quello che vogliono, nessuno li crede. Non solo perché il PS non ha personalità, non solo perché da quando guidava Ndue Dodaj, hanno camminato dietrofront, ma anche perché il PD li ha messi nel suo “sacco”, e mormorano soltanto quando glielo comanda. I socialisti fanno come se avessero idee e programmi, ma in verità non è cosi.

Gli ultimi giorni nel pannello del capo-socialista Edi Rama a Scutari, dove diede delle ricette su come si costruisce lo stato, come le persone saranno uguali davanti alla legge, come produceremo e costruiremo quando essi verranno al potere, avete visto chi era a suo fianco? Aveva tre figure note del PS, un Namik, una Mimoza, una Meri. Bellissimo, in apparenza. Ma anche superficialmente, l’inganno esce a galla. Il primo, questo Namik, ex candidato per sindaco di Scutari di fronte a Lorenc Luka durante le elezioni locali del 18 febbraio 2007, sembra abbia perso e non abbia perso. Dici non ha perso quando pensi che i soldi del governo destro si possono guadagnare con un po’ di saggezza anche a sinistra.

Ci sembra che l’appalto per la strada “Nazmi Kryeziu”, diventato per decine di volte oggetto di dibattiti anche nel parlamento della città, ce l’ha qualcuno vicino a lui, semplicemente suo fratello! È vero o no?

E la seconda, a fianco di Rama, chi è? Pare sia proprio la moglie di quello che esegue il progetto, il più grande appalto in tutta la storia della città, quello della costruzione della strada-anello, alla quale è scaduto il termine da tempo. È vero o no?

E la terza? Questa, semplicemente lavora presso il PD. Nel parlamento albanese ha un posto molto importante e prende lo stipendio. Dall’altra parte fa opposizione a fianco di Edi Rama! È cosi o no?

Dunque, bene col Signore e bene col Diavolo. È questo il Castello della vita politica ed economica a Scutari. L’opposizione non solo non ha una lampada in mano, ma nemmeno la strada su cui camminare.

Come lavoravano dunque, insieme i tre fratelli per la costruzione del Castello di Scutari, 2400 anni fa, anche questi mostri lavorano insieme per la costruzione del Castello del Crimine.

Sokol Pepushaj