koka

nr. 24 / 28 maj 2002

alukit

numrat

 

4Tautologia oppure affari con il dolore umano?!

-Soltanto la Prefettura di Scutari conta 520 famiglie rinchiuse

-Rappresentanti dell’ordine pubblica, dello stato ed’intelletuali sono minacciati

                Ci sono persone che la contradizione ce l’hanno nell’anima, nel midollo, la loro toleranza è un egoismo di ogni giorno…- dice l’anziano intelligente, il missionario della pace, il “Maestro Devoto” sign. Pal Kuka, rappresentante della Lega dei Missionari della Pace d’Albania a Mirdita.

                Non si tratta qui semplicemente di contradizione perché la contradizione della contradizione dei contradetti come un gioco di parole, prestata purtroppo dalla filosofia della politica Albanese del giorno, come una scabbia di proporzioni massiccie ha cinto gran parte delle pagine dei massmedia locali o nazionali, siano queste scritte o elettroniche. Detto diversamente, al posto del agromento, per i motivi da i più banali, dalla naività divulgativa fino alle metastasi degli affari con il dolore degli altri, ha disteso le braccia la filosofia della speculazione con il diritto della parola, anche se nel nostro codice morale, il peso della parola concentrato nella promessa, come una delle istituzioni più sacre e tradizionali, mantiene la sua inerzia davvero magica, anche nei tempi moderni.

                Sotto questa vizione il gioco con le parole, la tautologia con le sue pubbliche conseguenze varia come un disinformazione che porta l’urgente bisogno di affrontare l’esigenza ragionevole dei fatti, specialmente nelle pagine di alcuni giornali, forse indipendenti del tutto, ma totalmente dipendenti alla loro responsabilità cittadina ed instituzionale dell’informazione più dignitosa e reale dei cittadini di questo paese, basato sulle Convenzioni Internazionali dei Diritti dell’Uomo.

                Sono ormai dieci hanni che funziona la Lega dei Missionari della Pace, con la sede a Scutari, così come è vero che nel febbraio del 2001 ha realizzato il primo Congresso Nazionale, il quale è stato onorato e valutato dalla presenza di tutte le associazioni nazionali e straniere, che agiscono in Albania, da rappresentanti del corpo diplomatico, dell’OSCE, rappresentanti delle diverse ANG, rappresentanti dell’Avvocato del Popolo, dal governo centrale e locale, e pesonalmente con l’attenzione e la presenza del Presidente della Republica, Proff. Dott. Rexhep Mejdani. Non per i bei occhi di qualcuno, non per i colori Rosa o Blu, non per il curriculum “a destra” o “a sinistra”, o “al centro”, ma per il testardo fatto che l’anno 2001 ha segnato per  la LMP dell’Albania 420 famiglie tirate fuori dalla rinchiusura, questa tragedia del nostro amaro destino, anche nei tempi moderni. L’anno 2001 segnò una manifestazione considerevole contro la faida, con la partecipazione di più di 6000 giovani, allievi e studenti, al centro della città del Scutari 2400-ennale, l’ex Venezia Albanese di un tempo, che oggi purtroppo vive la massiccia abbandonanza delle nobili famiglie dell’amata Scutari. Continuiamo con i fatti: Lo sapete voi signori irresponsabili della parola pubblica che soltanto in una piccola strada di Scutari lunga non più di 150m ci sono 24 madri che ardono dalla nostalgia per i loro figli scomparsi dal sintomo della faida, come una pestilenza moderna? Lo sapete che soltanto nelle comuni di Bushat e Barbullush ci sono 119 bambini orfani a causa della faida e dei conflitti finanche banali? Lo sapete che soltanto nella famiglia Laçaj del comune di Kastrat, a Malësi e Madhe ci sono 72 persone rinchiuse da anni, tra i quali 19 giovani ed adolescenti? Lo sapete che le donne e i bambini sono diventati soggetti alla faida, cosa che non è mai successa nella storia dell’Albania? Lo sapete che a Scutari sono rinchiusi rappresentanti del governo locale, dell’ordine pubblica ed intellettuali. Eppure soltanto nella prefettura di Scutari ci sono 5210 famiglie e 250 bambini stressati dalla pressione della vendetta mentre il sogno di Scutari e dei scutarini è l’integrazione reale nei processi Euroatlantici come un aspirazione nazionale. Ed ancora altri fatti che noi abbiamo reagalato a voi “scrittori”… un’avvenire sotto il canone. Per noi stessi abbiamo scelto un’avvenire in Europa parte della quale siamo. Vi preghiamo di prendere il coraggio per conoscere da vicino la realtà, affinchè non giochiate con il dolore umano. Altrimenti sarebbe nel vostro onore che taciate, taciate sul serio. Mentre l’anno 2002  per Malësi e Madhe, come zona pilota per l’eliminazione della rinchiusura collettiva, questo comportamento che viene dalle profondità medievali, dira di no, diventando la zona iniziatrice di un movimento nazionale per compattezza nella comunità, per pace ed’armonia verso un’accordo popolare come l’inizio di un comportamento civile che conosce e conoscerà solo e soltanto lo stato della legge. La missione del nostro movimento cittadino non si fa dalla parte del canone, neanche della sua riforma. Un tale significato sarebbe stato ignorato da chiunque missionario, per di più da un intellettuale, ma è un movimento nel nome del rafforzamento dello stato della legge. Del crimine e dell’criminale se ne occupi la legge, noi tutti insieme ce ne occuperemo del nostro futuro europeo, come nazione, con il futuro garantito delle generazioni, che tenta a ritardare dagli urli medievali, siano questi anche con la maschera canonica. Il canone come valore di documentazione se ne stia negli archivi, mentre noi Albanesi, con il lavoro, i comportamenti ed il morale reale moderno ci “archiviamo” nella civiltà euroatlantica al quale apparteniamo in origine, senza il quale non ha alcun significato il nostro futuro, fuori dal quale non puo avere significato alcun altra alternativa. Ogni interpretazione come “associazionemania”, “manipolazione” oppure rapina, non è nient’altro che una fantologia oppure mercanzia con il dolore umano dei poveri mediatici.

Kadri Ujkaj

La febbre del presidente:

-Son buono, mamma,

-Il paese ti conosce, figliuolo.

                Oltre alle tante atrocità, i governanti di oggi sono presi dal terrore ed soffrono dalla febbre del Presidente della Republica. I candidati sono molti, ognuno peggiore dell’altro, ognuno più malvagio dell’altro, onguno più impostore dell’altro. Il primo è Fatos Nano che davanti agli Albanesi sembra quel bambino che dice alla mamma, quando quest’ultima prende il bastone per punirlo:

-Non picchiarmi, sono buono mamma.

                Mentre la mamma, la quale si è stuffata delle sue cattiverie, menandolo gli dice:

-Il paese ti conosce, figliuolo.

                E Fatos Nano lo conosce davvero tutta l’Albania, la quale inverità e diventata peggio del villaggio di una città occidentale. Lo conosce come ladro, impostore, immorale, ubriaco, egomaniaco, incapace, poiché ben tre volte è stato primo ministro ed ogni volta come giocherello di circo se ne ando perché cadde dal fico.

                E Rexhep Mejdani come si conosce dal paese?

Come un incapace, una mummia d’Egitto, e quando èra giovane come una ragazzo zelante per buttare giù le chiese e le moschee a Elbasan.

                Per gli Albanesi è diventato un orrore pure Sabri Godo, il quale come il lupo mostra la “zampa” per far aprire agli “capri”.

                Pure Godo bisbiglia, “Sono buono, mamma”, fammi presidente. Ma gli Albanesi sanno cosa dire anche a Sabri, “Il paese ti conosce, figliuolo”. Sabri lo conosciamo come uno dei più ricchi d’Europa, come un impostore, escogitante di questa costituzine che è centinaia di volte peggiore di quelladi Ahmet Zogu.

                L’unico dei possibili candidati chenon dice mai “Sono buono, mamma” è Pjetër Arbnori, il politico che specchia liberalismo, il politico del quale non è mai stato sparlato, e che ha fatto la vita della prigione politica tanto quanto hanno fatto vita d comunisti gli altri candidati. Ma Arbnori, pure con l’aiuto dell’occidente, specialmente dopo gli avvenimenti del 11 settembre dello scorso anno in America, sembra stia fuori dall’attenzione dei politici Albanesi. Soltanto questo buonuomo poteva appianare in un certo modo i rapporti politici, può scuotere la dittatura, può rinnovare l’opposizione, potrebbe anche bocciare qulache compromesso segreto oppure sorgere una dissidenza reale dove gli estremi forse si mettono in tavola, il terrorismo banale intellettuale  da tutte e due le parti della politica si sarebbe impallidito. Anche la Katovica si trasfigurerebbe con Arbnori come Presidente. E quello che è più importante, Nano non potrebbe mantenere l’Albania in destabilizzazione e neanche potrebbe “vincere” come fino ad’ora, e Berisha non potrebbe “perdere” almeno come ha “perso” fino ad’ora.

                Si pone un problema che è stato un tradizionale preoccupazione della politica Albanese. Il Presidente deve essere un Pjetër, o dalla razza di Pjetër, che vuol dire dalla razza della sincera dissidenza Albanese, vuol dire dalla razza dei perseguitati politici che è sostenuta dall’America, l’Europa e tutto il mondo civile? Ci sembra che la bilancia sia più pesante da questa parte, poiché gli altri, Fatos, Rexhep, Sabri, Mehmet, Enver, Ahmet, li conosce bene il paese.

Editoriale di Sokol Pepushaj

In Albania si nascondono i criminali Karaxhiç e Mlladiç, ricercati dall’Aja

Fonti confidenziali che non si vogliono identificare, fanno sapere che i servizi segreti stranieri (Interpol e CIA) stanno investigando la presenza in Albania di due criminali dell’umanità, che sono ricercati all’Aja, i due Serbi, Radovan Karaxhiç e Ratko Mlladiç. Fino ad’ora tutti i tentativi per la scoperta e la presa in Albania hanno fallito, e questo si mantiene segreto perché si sta investigando anche la pista di quelli che li proteggono per bene. Fino ad’ora i dubbi per i “protettori” di questi due criminali caddono sui comunisti Albanesi al potere, e questo sembra sia basato nell’esperienza del tempo passato, quando appunto i vecchi comunisti Albanesi nascondevano ed onoravano due criminali comunisti Serbo-Montenegrini, Miladin Popoviç e Dushan Mugosha, i quali in quel tempo èrano ricercati dagli Italiani ed i Tedeschi. Comunque è interessante il fatto che le foto con le quali sono ricercati, sono tutte con i capelli lunghi e con la barba, e non si è potuto ottenere delle foto attuali poiché come si dice anche Karaxhiç e Mlladiç hanno ormai  tagliato i capelli e fatto la barba, anzi con un modello moderno. Si pensa che per questa manovra in Albania c’è la mano dei dirigenti del partito al potere, anzi si va ancora più lontano fino a Fatos Nano, il quale si pensa abbia obbligato gli “amici” del partito di diventare moderni, perché così com’èrano sembravano di più come fondamentalisti islamici i quali sono odiati dallo stesso Partito Socialista ed il loro lider. Comunque questi ultimi tempi si pensa che i criminali Karaxhiç e Mlladiç hanno iniziato il lavoro per aiutare il partito “sorella” Albanese per portare i suoi dirigenti a capo dello stato, quindi presidente, come è stato tempo fa con Enver, per questo si sta studiando l’esperienza precedente dei compagni Mugosha e Popoviç, perché naturalmente l’ospitalità viene ricompensata. I dubbi si allargano con il fatto che l’incontro dei due capi “oppositori” del PKS con Nikola Gejxh sono uno sviluppo dei negoziati per rifugiare i criminali dell’umanità Karaxhiç e Mlladiç, i quali sono allo stesso tempo gli amici onorati della Grecia la quale li aveva decorati. E i dubbi non hanno fine, andando fino alla visita dell’emissario Nr. 2 del PS a Belgrado, il Sign. Meta, il quale si dice sia stato invocato lì per accettare i negoziati che gli aumenteranno i soldi e la fama. Ovviamente questi sono soltanto dei dubbi dei sevizi segreti stranieri (Interpol e CIA) i quali si occupano della ricerca e l’arresto dei criminali desiderati all’Aja. Ma anche se questi dubbi rimangono tali, è una vergogna per noi Albanesi di essere sparlati come “complici” dei criminali, e per questo siamo colpevoli anche noi che accettiamo “con tranquillità” di essere governati da quelli che hanno il loro posto da tempo all’Aja, e che un giorno ci andranno, ma forse allora purtroppo avrano trovato anche questi una tana come i criminali che sono oggi ricercati, Karaxhiç e Mlladiç… Auguro che questi siano soltanto dei dubbi…

Ndue Bacaj

L’uragano Lin Delija

Non dicono invano che “l’occasione è il re del mondo”!

                Mentre durante le attività nell’ambito della “Settimana della cultura Albanese” che avevamo organizzato come associazione “L’Albania in Toscana”, ci trovavamo nel Comune di Borgo San Lorenzo, circa 30 chilometri da Firenze, assieme al mio onorevole amico  Kadri Metaj, professore della filosofia ed estetica, venuto appositamente da Pristina per questo evento culturale, un italiano, uno degli amici milgiori all’aiuto degli emmigrati Albanesi di quella zona, ci presentò l’architetto Mark Lukoliç. A noi ha fatto piacere, ma non eravamo così curiosi. Ma la situazione cambiò quando questo signore con semplicità, ma quasi preoccupato, ci paralva del pittore Lin Delija: “voi che avete organizzato questa bella settimana di cultura, potete fare qualcosa per le opere di Lin Delija; guardate che è un artista molto grande, delle dimensioni internazionali. Il comune dove visse fino a quando morì, organizzerà presto l’inaugurazione del Museo della città con il nome “Lin Delija”, - insisteva lui, quasi preoccupato, e mentre noi mostrammo interesse e prontezza di conoscere meglio anche l’opera del nostro artista, egli qusi commosso comincio a parlare con un albanese che si capiva bene. Eglia èra stato di origine dagli Albanesi di Tivar. Dopo di questo noi ci tenemmo in contatto e dal comune di Antrodoco ci venne l’invito per l’inaugurazione di questo Museo. Diciamo che ne valse la pena!

                Mentre dopo tre o quattro ore di viaggio ci dirigemmo verso questo comune, la via cominciò a diventare sempre “peggiore” e le montagne da i due lati si inalzavano progressivamente, metendoci nella “trappola” di zone sempre più profonde, ricordandoci delle nostre montagne quando sali a Malësi e Madhe andando a Theth.

                Finalmente, come dubbitosi ci avvicinammo a questa località, il quale da lontano sembrava solo un pugno di palazzi senza vita vicino a tre montagne dove curvava  una specie di fiume chiamato “Velino”. L’atmosfera divenne festiva appena si fermo la macchina, quando vedemmo gli anunci messi ovunque sui muri e le vie, ed un movimento vivace della gente in direzione della chiesa dove si svolgeva la cerimonia e dentro alla chiesa il lavoro èra già cominciato con la presenza del sindaco, poiché la gente stava in fila ed èrano decine che prendevano le buste sigillate con i dipinti di Lin Delija, che èra stato messo in circolazione dalle poste italiane per la prima volta. Qeusta fu anche la nostra fortuna. La sala strapiena e calorosa per Lin Delija, con degli invitati non solo di tutta l’Italia, ma anche amici dalla Germania ecc. Ed ognuno parlava allo stesso modo: “semplice come lui, ma anche severo…”, “il Maestro”, 2il Grande”, ecc. “Lin Delija èra davvero un grande uomo ed artista”, - disse il sindaco nella sua parola d’introduzione, poi continuò: “… ma non sempre Egli trovo la dovuta ricompensa da parte dell’amministrazione, ed oggi dando il suo nome al Museo della città, noi speriamo di poter ripagare una piccola parte dell’debbito che abbiamo verso questo grande Maestro”!

                L’atmosfera diventava sempre più calorosa, mentre gente semplice, poeti ed amici, raccontavano storie e leggevano poesie deicate al loro Artista e Professore.

                Come venne fuori dai racconti, egli aveva vissuto gli ultimi venti anni della vita in quell comune. All’inizio ci furono tanti dubbi e difficoltà da parte della gente, ma con l’insistenza e la genialità del grande uomo inanzi tutto e poi del artista, egli ci èra riuscito non soltanto a guadagnare il rispetto di tutti, ma anche a dare un contributo straordinario a questa città ed a tutta la regione, scoprendo durante i suoi studi anche il pittore dell seicento di questa città, dimenticato dagli abitanti stessi. Più tardi aprì l’accademia dell’arte “Carlo Cesi”, che èra il nome del pittore dimenticato e scoperto da Lin Delija. Questo più tradi diventò una vera scuola di pittura dello stile di LinDelija, gratuita per tutti i partecipanti, molti dei quali èrano professori delle univertisà più importanti d’Italia, come quella di Roma e Milano, e che parlavano con un indiscutibile rispetto per il Grande Maestro albanese.

                “Lin Delija èra davvero un uomo e pittore geniale” – continuò con la sua introduzione il Consigliere per la Cultura della Regione Lazio, Prof. Luigi Ciaramelletti – “e voi albanesi quì presenti sapiate che vi ha rappresentati come non può essere meglio” – si dirisse verso di noi, poiche avevo avuto l’occasione di salutare anch’io a nome della parte albanese.

                Per la famiglia tedesca Shutz, la quale aveva donato alcuni dipinti di Lin Delija per l’apertura del Museo e per la professoressa Gabriella Trani, allieva e grande amica del pittore, la quale aveva due album preparati con dei dettagli e scritti che avrebbero gettato luce sulla vita del artista. Egli èra un Idolo.

                Si deve dire che molte famiglie, appena sentito dell’apertura del museo, avevano portato chi un quadro e chi un altro per metterlo al museo, altrimenti la sua opera, purtroppo èra stata rubata, come venne detto da gente competente…!

                Questo mi fa scrivere che anche quella parte del suo patrimonio culturale che non è stato messo al museo, è in grande pericolo.

                Fonti sicure parlano per ancora 34 quadri dalle grandi dimensioni di alcuni metri, le quale le aveva preparate per la chiesa della sua città, quella di Scutari. Questo èra soltanto una conferma di quello che Padre Zef Pllumbi mi aveva detto per telefono da Scutari, proprio il giorno dell’inaugurazione del museo, il quale èra stato amico stretto del pittore Lin Delija assieme a Padre Ambroz Martini.

                Questi dati chiudono anche lo scritto su questa distinta figura albanese, protagonista nella cultura europea ed oltre. Avremo voluto influenzare almeno un po per la salvezza di quello che è possibile da quelle opere sopravvissute, e dall’altra parte esprimere il nostro desiderio che così come torno ad essere nella città i Antrodocco d’Italia, coem Uragano, come avrebbero voluto paragonarlo molti suoi simpatizzanti, così un giorno speriamo che ritornerà nella sua patria assieme alle opere di molti altri connazionali dispersi per il mondo ai quali non si sa  neanchè il nome, anche se si sacrificarono in emigrazione senza aver avuto la possibilità di piangere assieme alla loro patria, ed almeno dopo la morte diventino proprietà spirituale (anche) dei suoi fratelli!