koka

nr. 40 / 25 shkurt 2003

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Il peso della nostalgia infinita...

“Schiavo dell’emigrazione” - poesie di Amazona Basha

Asti-Italia

               

Una tarda notte, mi telefonò l’autore di questo libro. Telefonava da Asti, in Italia. La voce di una giovane ragazza, piena d’emozione, mi pregava di leggere e dare un giudizio su un mazzo di poesie che lei aveva scritto lì in emigrazione, sfogando, come lei stessa diceva “una nostalgia che le bruciava il cuore”. Promisi alla voce sconosciuta di adempire il suo deisderio e l’indomani, il padre della ragazza, Zef Hajdaraj, mi portò le poesie, ormai mandate da sua figlia tempo fà.

                A dire la verità, quando presi a sfogliare il quaderno delle poesie scritte a mano, pensavo di adempire una promessa di routine, legger uno di quei tanti volumi poetici che spesso mi portono gli autori, particolarmente le tante ragazze che scrivono poesie dalle banche di scuola, che mettono in edicola le loro prime poesie, che spesso rimangono le prime e le ultime, perche poi non scrivono più, si fidanzano, si sposono e le onde della vita chiudono oppure tolgono il desiderio per le poesie. É dunque con questa sensazione che cominciai a leggere i versi della ragazza in emigrazione. Ma, quando lessi le poesie e chiusi il quaderno, éro emozionato. Questa ragazza sconosciuta, (ancora oggi, mentre scrivo queste parole, non la conosco di faccia), mi fece vedere come in sfilata  centinaia e migliaia di ragazzi e ragazze in emigrazione, questa grande emorragia che ancora fa scorrere sangue giovanile oltre i mari ed i cieli dell’Albania. Giovani e giovane che se ne vanno con accese speranze, per una vita migliore, per qualcosa che splende e illumina nei loro sogni giovanili. Purtroppo, i sogni appassiscono per molti di loro. La frustrazione del pellegrinaggio nei sentieri difficili, in uno mondo sconosciuto, dove non sei altro che un straniero, un emigrante, li fa sentire abbandonati e disprezzati... si sentono “schiavi dell’emigrazione”. Allora i ricordi ti tentano, la nostalgia per quello che hai lasciato ti brucia l’anima, e questa nostalgia, questi ricordi fanno ancora più difficile la realtà che si vive.

                L’autore di questo libro, lavora insieme a suo marito nel negozio di un mercante, li ad Asti in Italia. La ragazza vende formaggio. Ammette nelle sue poesie che ora vive meglio di quanto viveva a Scutari, di non soffrire più per le cose basilari che fanno la vita di una persona. Però essendo commessa, in contatto giornaliero con i clienti del paese, lei sente nell’anima la loro freddezza, il brusco disprezzo, sente nell’anima che la guardano dall’alto in basso, con pietà, e nel profondo di questa pietà la ragazza sente le note di disprezzo. E, non solo lei, ma gran parte degli Albanesi come lei, che affaticano tra le onde della vita nell’emigrazione. Nel cuore dell’autore allora comincia a germogliare il seme di un pensiero pesante ma vero: “Lì, nel mio paese éro qualcuno, mentre quì non sono nessuno!” Per questo cresce la nostalgia, diventa una montagna, una grande montagna pesante che esplode in poesia.

                Nostalgia ed afflizione, amore e dolore. Ecco, é questo il tema delle poesie in questo libro. Non c’é odio, rabbia, maledizione, politica, giuramenti orrendi. Non c’é niente del genere nelle sue poesie. Anzi, in alcune poesie che il cuore le ha detto di scrivere in italiano, mentre parla agli italiani, non c’é odio, non c’é rivolta oppure moralizzazione patetico, nazionalista. No, ci sono solo delle risposte date agli uomini, alla città, al paese dove vive: “Sono come te!”, dice ad ognuno che la guarda dall’alto in basso. La sua risposta é quello che ogni emigrante vorrebbe dire: “Non mi disprezzare, vivi e lascia vivere, perche anch’io sono un’essere umano, ho un cuore, un’origine, una cultura ed’una tradizione umana non meno significante della vostra. Sono dunque come te. Accettami come tale!”

                Le poesie sono semplici, senza ornamenti e decorazioni, pensieri che escono dall’anima e così come escono, vengono scritte. Ognuna delle quali gocciola nostalgia, una nostalgia che prende le ali e ti porta nel paese di nascita, per fartelo passare. Una nostalgia che ti fa sognare il paradiso.

                Quel paradiso però, che te lo devi meritare. Anche in emigrazione.

Fadil Kraja