koka

nr. 99 / 14 dhjetor 2006

alukit

Ogni albanese che ha un visto Schenghen otterrà di nuovo il visto, anzi a termine più lungo: ecco come si ottiene la cittadinanza degli immigrati in America, Inghilterra e Grecia

Ieri a Brussel ci fu la prima seduta tecnica per la facilitazione dei visti tra i paesi dei Balcani occidentali e la Commissione Europea. La seconda ed ultima seduta si terrà a primavera. Secondo quanto è stato raggiunto ieri, gli albanesi che hanno un visto Schenghen nel loro passaporto, anche i bambini, avranno sicuramente un altro visto, a termini più lunghi del primo. Ovviamente si tratta di quelli che hanno rispettato i termini, cioè i limiti del visto. Cosi verrà facilitato il libero movimento dei cittadini albanesi in tutti gli stati della Comunità Europea. Cosi l’Albania viene presa in considerazione per aver intrapreso dei passi verso la sua integrazione, ha combattuto con successo i gruppi criminali, ha combattuto il traffico clandestino e i gruppi terroristici.

Sono gli addetti scientifici, i giornalisti, i studenti e gli affaristi i gruppi particolari che non avranno problemi per il libero movimento. Fino ad ora, queste categorie non hanno causato alcun problema, anzi sono serviti come ponti di collegamento tra la nostra cultura e quella europea.  Comunque, per gli altri cittadini, siccome le possibilità di speculazione sono alte, è indispensabile la sicurezza della documentazione di identificazione. L’Albania si è assunta la responsabilità di ottenere i passaporti biometrici per i suoi cittadini.

Facilitando i visti per certe categorie, quali non avevano problemi nell’ottenerli, eccetto la documentazione burocratica che in qualche caso comporta abusi. Questo a favore delle ambasciate e consolati, dove possono esserci delle esigenze rigorose affinché possa aumentare il prezzo per coloro che non hanno mai visitato l’occidente.  Il caso dell’ex-Ambasciatore tedesco che vendeva visti, fa si che la stampa sia sempre in cerca degli intermediari dei visti, cosi come si sente moralmente obbligata a chiamare i cittadini e denunciare i casi quando gli si chiedono dei soldi. L’Albania è nel cuore dell’Europa ed è il minimo chiedere di vederla.

Per il vice Presidente della CE, il commissionario per la libertà, sicurezza e giustizia, Franco Frattini, l’accelerazione delle procedure è nell’interesse reciproco dell’Albania e l’UE.

Per gli albanesi ormai anche l’America e l’Inghilterra sono benevolenti. I nostri immigrati in quei paesi possono richiedere la cittadinanza semplicemente conoscendo la lingua e avendo le necessarie conoscenze della storia e delle leggi.

La vicina Grecia da delle possibilità ancora più avanzate per ottenere la cittadinanza. Le condizioni sono: una residenza legale di almeno cinque anni, redditi annuali 8.500 Euro più i redditi per i figli 1.250 Euro, francobollo di tassa 900 Euro, un documento da un istituzione di assicurazione sanitaria e il certificato della conoscenza della lingua greca. Il più problematico è il certificato della lingua. Comunque quello si ottiene seguendo le 100 ore obbligatorie di lezione della lingua e le 25 ore obbligatorie di lezione della storia e cultura. Dopo di questa procedura viene il test scritto e orale. È importante che questo provino non spaventi perché non è difficile. Sono 20 domande per la redazione di una frase e la struttura della lingua greca. Ci sono domande su un articolo di giornale da 300 a 400 parole, se è stato ben capito. Ci sono domande dopo aver ascoltato un notiziario alla radio. C’è altresì una breve composizione di non meno di 250 parole. Il pretendente deve fare una breve intervista dove si scambiano delle idee sui temi del giorno, ma rimane di primaria importanza la conoscenza della cultura e della storia.

Gli esami vengono fatti due volte all’anno, ogni febbraio e ottobre.

Cosi come la facilitazione dei visti per i cittadini albanesi anche l’ottenimento della cittadinanza greca per gli immigrati interessati ha i suoi problemi. Oggi, secondo le statistiche dell’Istituto delle Politiche dell’Immigrazione, solo 66,5% degli immigrati sono assicurati. Comunque, anche in Grecia gli immigrati sono potenziale. Essi comportano il 10,2% degli lavoratori e sei su dieci hanno dei depositi bancari. Gli albanesi sono in migliori condizioni in rapporto agli altri immigrati. Gli albanesi dunque si distinguono per adattamento all’ambiente, rispettando le leggi, perciò anche Franco Frattini ha apprezzato particolarmente gli albanesi.

Sokol Pepushaj

 

Gli studenti sacrificano nelle università dell’Europa mentre i posti di lavoro in Albania sono “meritati” dalle bellezze con le minigonne

L’uomo fa molti sacrifici per raggiungere vari obiettivi stabiliti durante la sua vita. Noi albanesi, essendo un popolo in via di sviluppo, cerchiamo di sacrificare un po’ di più, particolarmente allontanandosi dalla casa e i parenti. In Albania si pensa che una volta andato all’estero sei salvo. L’esperienza rifiuta questo, anzi mostra che l’immigrazione significa un sacrificio molto grande, tripla fatica per passare alle conseguenze più gravi come l’umiliazione, la perdita di identità, la schiavitù a favore degli altri e degli altri paesi. Tutto questo per trovare “qualcosa” che ci manca nel paese di nascita. Noi albanesi non amiamo il nostro paese, e questo non perché ci allontaniamo ma perché ogniqualvolta che ci troviamo in paese non proviamo a fare qualcosa di buono per esso, anzi lo danneggiamo. Con un semplice esempio posso dire che nei rispettivi paesi fuori Albania non buttiamo qualsiasi cosa per terra, ma gli stessi, quando ci troviamo in Albania, diciamo: “tanto siamo in Albania”, e la stessa cosa che in ogni stato civile viene buttato negli appositi contenitori, nelle nostre strade finisce ad essere calpestato oppure a mettere a rischio la salute dei passanti. Questa “mancanza di cautela” ce lo facilitano molto quelli che nelle dovute istituzioni ci comprendono. Si sa che in ogni stato in via di sviluppo ci devono essere solide leggi e quello che importa ci devono essere delle persone che monitorano il rispettare delle leggi in modo rigoroso. Questo non significa dittatura ma semplicemente responsabilità civile. Il popolo albanese conosce i limiti della sua classe politica e questo non lo accetta. Siamo passati da una dittatura estrema in un capitalismo estremo, niente è basato sulle abilità. Nessuno meglio di quella classe conosce il significato dell’umiliazione. Una persona laureata in università e con titoli finisce a fare il cameriere o il lavapiatti, senza avere niente in contrario a queste due professioni, ma a uno che studia spetta un'altra professione in società. Allora perché tornare? Abbiamo studiato sacrificando in molti aspetti, e in fine, col ritorno nel paese, la ricompensa che ci viene riservata è un posto di lavoro da trecento mila Lek vecchi. Lasciamo da parte i redditi, fra pochi anni cambia la classe politica e ti trovi in mezzo alla strada in un paese dove non puoi fare ne il cameriere ne il lavapiatti. Quello che si esige è una forte legge per l’amministrazione e sicurezza per il posto di lavoro in base alle abilità. La mancanza di esperienza ci fa desiderare di raggiungere l’apice immediatamente, salendo molti gradini nell’istante, questo forse anche dall’esempio che ci danno i nostri rappresentanti nel Parlamento, saltando molte tavole con un passo per giungere dal Presidente del Parlamento. Ogni gradino nella vita però viene fatto uno ad uno e per questo si vogliono delle leggi che permettono la crescita professionale in base alle abilità e l’esperienza. In Albania avviene il contrario. Chi ha 30 anni di esperienza prende due volte meno di una bellezza appena venuta, vestita con un costume “di moda” che è un “amica” del capo. In Albania, se non vai d’accordo con il capo, ti abbassano lo stipendio oppure ti licenziano, perché le abilità sono cose che vengono prese pochissimo in considerazione. Per rendere possibile il ritorno degli studenti ci vogliono delle leggi, serve una chiara traiettoria da seguire. Non perché le scuole albanesi cono deboli, anzi. Nella nostra situazione, l’esperienza occidentale civile ci aiuterebbe molto nello sviluppo di tutti i campi in Albania.

Marin Sheldija, studente in Italia