nr. 2 /14 qershor 2001
I
democratici, violentati, sono costretti ad andare via Dopo
l’anno 1997, quando i comunisti hanno fatto la rivoluzione comunista
bolshevica e sono tronati violentemente nel potere, per l’Albania il fuggire
all’estero è diventata questione di ogni giorno. Questo brutto destino (per
trovare la sopravivenza) l’hanno avuto specialmente gli attivisti, i membri e
i simpatizanti del Partito Democratico, ed in modo particolare in quei posti che
sono anche dei bastioni della democrazia. Tale è stato anche il caso dell
Sign. Lulzim Nikoll Smajlaj, di Brigjë - Hot, una campagna nella zona di
Malsia e Madhe. Lulzim, conosciuto da anni come attivista e membro del
Partito Democratico, fin dall’ inizio del pluralizmo in Albania, essendo
anche noto per il suo spirito democratico e amante della libertà, condannato
da i nuovi socialisti, ovvero i vecchi comunisti, è stato ripetutamente
colpito e maltrattato dalla polizia. Ma il più rischioso è stato quello che
gli è successo il 15 Settembre 2000 quando, tornando da una riunione del
Partito Democratico, è stato colpito in modo barbaro, e questo è succedeva a
Lulzim dopo che gli era stato messo dell esplosivo in casa. Tutto si faceva
per eliminarlo, affinchè non sia membro della commissione nelle Elezioni
Locali dell’ Ottobre 2000. Ma nonostante le varie pressioni per eliminarlo
fisicamente, Lulzim Smajlaj ha fatto parte della commissione. Come seguito,
dopo la vincita dei comunisti, viene
minacciato di nuovo pure di essere ucciso, a causa della sua attività. Perchè
questa famiglia da anni è stata sorvegliata dalla Sicurezza, siccome anche
suo fratello, Ilir, in Agosto del 1990 èra fuggito dall’ Albania per andare
all’ estero. Cosi i democratici, minacciati di subire violenza, sono
costretti a cercare la sopravvivenza. Vasel
Gilaj Mustafe
Lici sfida Fatos Nano Adesso che tutto è orribile nella politica
albanese, le belle cose si distinguono chiaramente. Si nota un radicale
cambiamento nella politica del leader democratico Sali Berisha. Lui e
“L’Unione per la Vittoria” stà svolgendo una campagna elettorale tranquilla,
mentre il campo rosa, una con molta nervosità. Da questo punto di vista
politico, la frase di Mustafe Lici, leader del partito L’Opinione Democratica
Liberale di Destra che “noi produciamo politica, i comunisti rubono
politica”, esprime tuttoché c’è da dire. Significa la povertà, per la quale
l’Albania fa parte dei 5 paesi più poveri al mondo, con il Mozzambigo,
l’Uganda, la Tanzania e il Sao Toma in Africa. Quella frase significa il
profondo silenzio del furto del tesoro dello stato dai comunisti, le notevoli
in parità nel trattamento politico verso gli avversari, “la bomba” che da un
momento all’altro rischia di scoppiare nelle mani degli albanesi se il voto
andrà ai comunisti. Mustafe Lici, leader del partito
L’Opinione Democratica Liberale di Destra, con la sede nella città di
Scutari, come unico capopartito dissidente, carcerato politico, è riuscito ad
accumulare un’attendibilità nell’elettorato albanese grazie alla sincerità e
alla valorosità nell’appellare i loschi affari dei comunisti. Lui molto
presto è riuscito a fare membri del suo partito a Scutari 9803 persone con
pagamenti regolari. Con la politica progressiva e i legami tramite contratto
con l’estero, lui ha auitato stando vicino e dando una mano a tutta questa
gente. Solo da gennaio ha fornito a questa gente alimentari e medicinali per
un valore di circa 280.000.000 Leke, cifra che non si avvicina per niente
all’aiuto di Fatos Nano, e che è noto in tutto Scutari. Lui è arrivato a
sfidare il mafioso Fatos Nano ed assicurare contratti a lungo termine con
l’estero fino al 2006. Se il rafforzzamento dei partiti oggi è considerato
come indebolimento dell’Albania, in questo caso è successo diversamente. Il
partito L’Opinione Democratica Liberale di Destra, come una potente valanga
contro il comunismo, si è unito all’alternativa del “L’Unione per la
Vittoria” per segnare una convincente vittoria il 24 giugno. Se da una parte, i comunisti stanno
pagando la gente della malavita, i ladri dei 4 anni precedenti, il Sig. Lici
dall’altra parte distribuendo con la mano nel cuore gli aiuti raccolti
all’estero, è riuscito a conquistarsi l’elettorato d’appoggio per “L’Unione
per la Vittoria”, la classe più povera del Nord dell’Albania. Nel quartiere “Liria”, a Bardhaj,
Postriba, Gruda, Shtoj, nel quartiere “Marlula”, il voto gli sarà dato a
quelli di destra. Un popolo così sofferente, ai ladri come
Fatos Nano, sà anche prelevarli i soldi e lasciarli la vergogna, ma questa
volta loro avranno dagli albanesi solo la ripugnanza. Da Sokol Pepushaj I
democratici sotto il terrore e la violenza In Albania, solo non sono riconosciuti i
diritti e le libertà dell’uomo, solo non si rispetta la costituzione, ma la
violenza, la repressione comunista sugli avversari politici è visibile. Dopo
l’ascesa al potere dei social-comunisti nella primavera del ’97 con i
kallashnikov e il tritolo, sono in tanti i democratici che sono stati vittime
delle loro convinzioni politiche. Concretamente, il democratico Ded Marvukaj,
nato il 16. 02. 1974, a Zagora nella Regione di M. Madhe, essendo anche stato
l’ex direttore del Direttorato della Cultura, quindi un artista, la notte del
6 settembre 2000 ha subito una disumana offensiva da parte di una banda. La
banda non è stata successivamente dalla polizia, ma secondo delle
inconrfermate versioni, gli stessi mafiosi sono incontrati lo stesso giorno
con i leader dei socialisti, Ruzhdi Duli, il quale attualmente svolge una
campagna elettorale per le elezzioni della futura camera albanese dei
deputati. All’attivo membro del partito democratico Ded Marvukaj gli hanno
sparato il 03. 04. 2001 ed è solo per fortuna che lui è ancora vivo. Ma ci
sono centinaia d’altri casi d’esecuzione dei politici democratici, come per
esempio il caso del membro del Unione Anticomunista Albanese, Senapi Gjeka.
Al democratico Ded Marvukaj gli è stato rapito anche la moglie, Klotilde
Marvukaj, della quale non si sà se è ancora viva o no, oppure se è stata
venduta per scopo di prostituzione dai mafiosi. Tali atti sono diretti dai
socialisti attualmente al potere, i motoscaffi del presidente del parlamento
albanese Skender Gjinushi, del ministro Et’hem Ruka o di Arben Imami oramai
sono diventati un terrore per gli albanesi nella città costiera di Valona. In questa situazione, i democratici in
Albania si trovano sotto la presione della violenza e della repressione.
Hanno solo due possibilità, restare a combattere contro la dittatura o
abbandonare il paese per trovare una vita tranquilla. Il democratico Ded
Marvukaj ha scelto come via di scampo l’abbandono dell’Albania, ma il giorno
delle elezioni del 24 Giugno per i deputati per il parlamento albanese deve
senz’altro essere il giorno della espulsione definitiva dei dittatori rossi
che hanno reso l’Albania tra i 4 paesi più poveri del mondo, il paese delle
ingiustizie e della criminalità, oramai divenuto una seria preoccupazione per
i paesi occidentali. Denada Kraja Artur
Pepaj, modello della persecuzione comunista Artur Pepaj ha solo 19 anni ma ha già
provato un gran dolore, una persecuzione estrema. Lui, anche se appartiene
alla generazione del 07. 03. 1982, come tanti altri giovani democratici
albanesi, è stato sotto il tiro della sicurezza dello stato mafioso comunista.
La vita di questo ragazzo è stata un modello di persecuzione, fino a che non
è stato obligato ad abbandonare il paese. Considerando che suo nonno, Gjon
Marashi, attorno agli anni 1950 per motivi politici è stato carcerato dal
regime di Enver Hoxha, considerando che i suoi famigliari furono
involontariamente collettivizzati in cooperative estraendoli violentemente le
loro proprietà nel villaggio di Shakota, e considerando che sua madre Rozina
è condannata dai comunisti a lavorare nella fabbrica più dura, quella delle
conservazioni, a lui è negato categoricamente il diritto ad istruirsi, Artur
Pepaj è costretto a lavorare in chiesa. Attorno ai 12 anni s’iscrive
nell’oratorio Don Bosco. Terminata la scuola media inferiore, vince il
concorso d’iscrizione alla scuola superiore Padre Pjeter Meshkalla. Quando i comunisti e Fatos Nano, nella
primavera del ’97 presero il potere con le violenze e il terrore, il giovane
ragazzo Artur Pepaj è stato oggetto di qontinue minacce anche d’eliminiazione
fisica. Proprio in quel periodo, suo padre muore, e lui si deve prendere
carico del gran peso del capo famiglia. Per prendersi cura di sua madre e sua
sorella e ovviamente per slavarsi la vita è obbligato ad abbandonare la vita
da seminarista. Nell’agosto del 2000, una nuova speranza sorse di nuovo per
lui, quando incontro il padre santo Giovanni Paolo II. Un altra speranza fu
per lui la vincita della borsa di studio nella facoltà d’economia e commercio
nella Università di Scutari “Luigj Gurakuqi”. Nonostante tutto questo i
comunisti non gli permettero di continuare per la sua strada. Le pressioni
politiche dai dittatori erano sempre più pesanti, al punto che a Artur Pepaj
non gli rimase altra via d’uscita che immigrare in America. È così, la piccola Albania dei grandi criminali,
è il paese più problematico, dove i democratici o gli avversari politici,
sono assassinati, oppure sono obbligati ad allontanarsi. Bukurije Hyseni I democratici, violentati,
sono costretti ad andare via Dopo l’anno
1997, quando i comunisti hanno fatto la rivoluzione comunista bolshevica e sono tronati violentemente nel potere, per l’Albania il fuggire all’estero è diventata questione di ogni giorno. Questo brutto destino (per trovare la sopravivenza) l’hanno avuto specialmente gli attivisti, i membri e i simpatizanti Vasel Gilaj |