koka

nr. 111 / 9 nëntor 2007

alukit

 

Cari amici… rispettate le leggi dell’etica…

Shqipëria Trikot Shkodër

Nr. Prot. 30/10, Scutari, il 30/10/2007

Caro Caporedattore

Caro Direttore

Cari proprietari del Giornale “Shqipëria Etnike”

Prendo spunto per inviarvi questa lettera, specialmente dopo il Vostro articolo del 20 ottobre 2007, intitolato “Cotonella” - l’ennesimo fallimento in Montenegro”.

È l’ennesimo articolo, inesatto e totalmente disinformante, per quanto riguarda l’attività del gruppo “Cotonella s.p.a.” nei Balcani, e in particolare in Albania.

Rendo noto, caro editore e caro proprietario del giornale “Shqipëria Etnike”, che “Cotonella s.p.a.” non ha esercitato e non esercita attività nella produzione dell’abbigliamento intimo a Ulqin, a Bar o in qualunque paese della Repubblica di Montenegro, perciò tutto quanto scritto nell’articolo non risponde a verità ed è del tutto malevolo.

Non capisco il Vostro coraggio professionale di pubblicare vari articoli o informazioni ad un coefficiente 100% di falsità e con alto coefficiente di malevolenza e contentezza per  fallimento di business”.

Cari amici, dovete capire che dovete, anche nel rispetto del Vostro giornale, rispettare le leggi dell’Etica e dell’informazione giornaliera, altrimenti dovete prevedere anche le conseguenze legali nel caso non li rispettiate.

Convinto della Vostra comprensione, colgo l’occasione,

di salutarVi.

L’Amministratore

Gjergj Leqejza

Indirizzo: Zona Industriale Shkodër, Tel&Fax: +3552243860; e-mail: trikot@yahoo.it

 

Il giornale “Shqipëria Etnike” comincia il dialogo con “Cotonella”, finalmente!

Nota della redazione

Attraverso queste righe, vogliamo chiarire l’opinione pubblica innanzitutto, ma anche il sig. Gjergj Leqejza, che tramite l’e-mail della sig.ra Majlinda Popoviç, ha inviato una lettera.

È il vostro giudizio e la vostra valutazione personale riguardante “l’ennesimo articolo, inesatto e totalmente disinformante, per quanto riguarda l’attività del gruppo “Cotonella s.p.a.” nei Balcani, e in particolare in Albania” (citando dal suo testo). Ricordiamo che il giornale “Shqipëria Etnike” ha apprezzato l’attività di questa compagnia, come delle altre compagnie prestigiose, locali e estere, com’è anche il caso di “Cotonella”, nelle pubblicazioni precedenti, intitolato ““Boom” di investimenti a Scutari”, “Il gigante italiano “Cotonella” stabilisce il suo centro nel capoluogo del Nord”, scritto da Vasel Gilaj e Artur Vashja, che lei dispone, secondo le nostre informazioni. Lo stesso si può dire riguardo la visita di Miss Italia 2006, Claudia Andreati a Scutari, la quale è sponsorizzata da “Cotonella”. Nello stesso tempo siamo obbligati, professionalmente, a ricordarle che l’articolo in questione, al quale lei si riferisce, intitolato “Cotonella - l’ennesimo fallimento in Montenegro”, ha come autore una onorata signora che si identifica con il suo nome, ma contemporaneamente  un ex-lavoratrice di questa compagnia a Ulqin, in Montenegro. Nell’articolo non è stato detto “abbigliamento intimo”. È più o meno la stessa procedura che ha seguito anche lei questa volta: ha inviato un e-mail nell’indirizzo della nostra redazione per smentire un articolo che ha un autore specifico, la quale, sempre tramite e-mail ha comunicato con noi. Considerandolo come un obbligo professionale, etico e morale, le abbiamo lasciato spazio a disposizione, nonostante come ha etichettato il giornale tramite questa lettera in redazione, ma anche nei vari media locali. Per quanto riguarda il “nostro coraggio professionale di pubblicare vari articoli o informazioni, ad un coefficiente 100% di falsità e con alto coefficiente di malevolenza e contentezza per  fallimento di business””, chiariamo che non è mancato e non mancherà mai il coraggio di denunciare ogni volta che avremo delle informazioni ottenute da noi o da più di due fonti diversi riguardo una data questione. Professionalmente non tentiamo di convincerla con quanto diciamo, cosi come siamo convinti che tra le righe della sua lettera non avremo naturalmente l’appoggio alle tesi lanciate dall’autore da Ulqin. Crediamo sia suo dovere proteggere fino in fondo il vostro business, nonostante le tante difficoltà, che come tanti altri business “jointventure” hanno incontrato e incontreranno. Per questo la comprendiamo, come chiediamo la stessa cosa da lei: “Shqipëria Etnike” è stato, lo è e rimarrà una finestra aperta da dove soffierà solo il vento della libertà della parola, del pensiero, dell’espressione e dell’azione, senza toccare l’etica professionale ed anche senza accusare in mancanza di fatti. È questo uno dei motivi basilari che “Shqipëria Etnike” è l’unico giornale pubblicato a Scutari che è resistito da 7 anni alla ferocità ed ineguaglianza dell’assurdo mercato mediatico albanese. Il “consiglio” che ci da: “cari amici, dovete capire che dovete, anche nel rispetto del Vostro giornale, rispettare le leggi dell’Etica e dell’informazione giornaliera, altrimenti dovete prevedere anche le conseguenze legali nel caso non li rispettiate”, suona paradossale nel contesto indirizzatoci. In poche parole lei cerca di chiuderci la bocca, gli occhi e le orecchie dopo più di 17 anni di tentativi e sacrifici, che noi come giornalisti e come giornale, insieme ai nostri colleghi, abbiamo fatto per la libertà di parola, dalla quale, in questo momento, sta approfittando pure lei. In questo contesto lei ci ricorda le conseguenze legali, che però non hanno nessun legame con le “leggi” dell’etica e dell’informazione giornaliera, che tradotto in albanese suonano, perché non dirlo apertamente, come una minaccia a “Shqipëria Etnike” e ai media in generale.

In conclusione, ringraziandola del dialogo (almeno noi lo consideriamo tale) pubblico che avete intrapreso con il giornale, costatiamo con piacere che il sig. Gjergj Leqejza, in questa lettera, presentatosi come amministratore di “Shqipëria Trikot Shkodër” (uno dei laboratori di “Cotonella”), continua ad essere il titolare più alto della compagnia italiana a Scutari, nonostante nei giorni passati, in un media televisivo privato, un altro signore, Gjovalin Shtjefni, si è presentato come rappresentante di “Cotonella” a Scutari. Infatti, nemmeno noi volevamo crederci che il “veleno” irragionevole e non contraddicente con i fatti dell’articolo su “Cotonella” in Ulqin, era diretto dietro le quinte dal sig. Leqejza. In fine la assicuriamo che noi continueremo il nostro lavoro con molta professionalità, evidenziando valori e contributi positivi per la regione e per l’Albania, come anche dei problemi e fenomeni negativi sia pure nel business albanese e scutarino, nonostante nei loro paesi o altrove siano prestigiosi e potenti, come sempre basati sui fatti, come fino ad ora. Il business e i media li abbiamo visti e li vedremo sempre come potenti partner verso lo sviluppo delle comunità, malgrado l’opinione che lei ha riguardo questo. Questa lettera, come anche gli altri materiali visivi di alcuni giorni fa che minacciano l’integrità del giornale “Shqipëria Etnike” e la libertà dei media in generale, saranno inviate alle rappresentanze diplomatiche, agli organismi locali e internazionali che monitorano il rispetto degli standard della professionalità, imparzialità e dei diritti fondamentali dell’uomo ma anche della stampa.

Come sempre, essendo convinti della sua comprensione, la sua lettera verrà presa in considerazione nel suo intero contesto da parte della redazione, e verrà trattata come tale, ma sinceramente assicurandola che non ci sentiamo tanto minacciati per adesso!

La redazione di “Shqipëria Etnike”

 

Affaristi, de iure debitori, de facto dei boss!

Il pacchetto del regolamento del libero mercato, intrapreso dal Governo Berisha, è da salutare poiché è uno degli elementi che avvicina l’Albania con l’Unione Europea. Ma, di fronte alle possibilità di un buon governamento, vi sono anche le possibilità della speculazione del crimine economico, in particolare di quello del governo ottenne del Partito Socialista.

La legge del fallimento è la più cancerogena per la società albanese. È normale che il Parlamento Albanese deve verificare i grandi business dichiarati falliti e gli ex-proprietari che esistono ancora all’interno dei business. Per le condizioni della società albanese, è stato lavorato bene infatti durante gli ultimi due anni. Solo dal gennaio fino ad ora, in tutto il paese si sono dichiarati falliti 366 grandi business. Molti altri furono dichiarati congelati. Lo Stato Albanese subì un danno economico di oltre 200.000.000 di dollari. Anche durante gli anni precedenti vi sono stati tali manovre, danneggiando gravemente l’arca dello stato. L’evasione fiscale da parte del grande business ha aggravato non poco il veloce sviluppo economico. La proprietà e lo scambio tra i stati dei servizi e prodotti sono la parola d’ordine dell’economia libera. Sia i profitti della società che quelli realizzati si riflettono negli standard economici. Ma, i difetti regolatori del mercato-lavoro, come i salari minimi, il lavoro in nero e dall’altra parte l’evasione fiscale, addirittura trascinato durante gli anni hanno costretto il Governo Berisha di fare attenzione a questa atrocità economica. Perché, per essere chiari, in questi casi, cosi frequenti, gli affaristi hanno perso troppo poco e lo stato paradossalmente troppo. Vi sono degli affaristi falliti che sono dei boss, che sono addirittura pubblicamente conosciuti come amministratori?

Ancora non si capisce, gli affaristi di questa “tribù” erano mercato del capitale straniero, oppure capitale locale per il mercato estero? Non basta solo l’effettività del Alto Controllo dello Stato, ma l’aggiustamento della legge del fallimento ed il controllo fino ai dettagli delle persone. Questo, poiché può anche succedere che gli ex ufficiali delle imposte accusati di corruzione, in collaborazione con i grandi business, siano oggi loro stessi degli affaristi, anzi dei soci proprio con quei affaristi. Vi possono essere anche degli ufficiali di imposte che hanno dei casi aperti per accuse di 650.000.000 Lekë di pratica corruttiva con un grande business, ma dopo che l’ufficiale viene licenziato, apre un business insieme al collaboratore, prendendo pure un oggetto da lui, come ricompensa. Si tratta della stessa compagnia, anche se viene naturale il diritto di domandare se per caso il “furto” nell’arca dello stato viene diviso in due?!

In questo dramma dell’economia, l’economia criminale si presenta del tutto ridicola, normalmente nella sua fine. Nei media gli piace essere menzionati come potenti affaristi, come militanti di una o un'altra forza politica, come amici di Fatos Nano, quando egli era al potere, oppure di Sali Berisha oggi. Si comportano come dei VIP della società, come grandi della politica, anche quando in verità sono in debito di centinaia di milioni. Sembra sia questa la consolazione, l’unico paradiso che sembra funzioni ancora in particolari città, ma mai qui a Tirana. Vi sono anche dei matti che dichiarano pubblicamente in TV che il Primo Ministro Sali Berisha andrà all’inaugurazione di un magazzino doganale, cercando di nascondere il crimine economico, leggibile anche per i cittadini.

Se fino a due anni fa era un tempo favorevole allo sviluppo del crimine economico, oggi, il Governo Berisha si è concentrato sul libero business, serio, sulla strategia della promozione della produzione, della produttività, la reazione alla domanda del mercato, sull’industria competitiva in pari condizioni e normalmente anche l’efficienza dei costi, avvicinando sempre più velocemente l’Albania all’Unione Europea.

Non è una sorpresa che la mutazione, la fine dei fantasmi economici produce un po’ di ansia, irrita la possibilità della privazione delle formazioni criminali per prevenire la conclusione delle tappe normali. La fine delle prova-errore pensiamo deve essere inteso come formazione di concetto che sviluppa l’ambiente, la società, gli interessi, i valori, le libertà, che forma non solo il business ma rispetta anche il libero pensiero che aiuta a capire e a sviluppare meglio il mondo dove l’uomo vive.

Sokol Pepushaj