koka

nr. 122 / 21 shtator 2008

alukit

 

Gli imarioti si sentono meglio nel “polis” greco

La verità, l’io e l’identità sono tutte relazionali, non relativi o esistenti. “Noi” e tutto quello che “noi” siamo, esistiamo continuamente nella forma che siamo. Essere è morire, esistere è la vita stessa. Quello che muove il motore dell’esistenza è l’esistenza di un secondo spirito; dell’altro che non è me. Il primo uomo, Adamo, divenne il primo uomo, dopo che venne ad esistere la seconda anima.

Non vi sarà mai un ultimo uomo. Un uomo senza altri uomini non è più uomo. In verità egli sarebbe dio. La sua verità sarebbe assoluta, il suo io onnipotente, la sua identità autodefinita. Soltanto pochi uomini pretendono di essere dei: infallibili, indispensabili, intoccabili. La politica, nella definizione usata dagli antichi greci collegata al termine “polis” - città della vita - è il posto dove troviamo la seconda anima, è il luogo dove diveniamo “esistenti”. La verità è nata e rinata (in ambedue significati) dentro questa “area pubblica” interpersonale. Se questa “area pubblica” è dominata dalle ideologie totalitarie, noi diventiamo “uno e uguali”. Noi ci pieghiamo dalla forza centripeta della politica. Se quest’area pubblica è dominata dall’anarchia, noi ci smembriamo fino al punto di perdere il rapporto. La seconda anima esiste solo attraverso il rapporto che noi stabiliamo l’uno con l’altro. Senza rapporto non c’è vita. La mancanza dei rapporti può spiegare molti eventi nel disorientato “polis” albanese, dai dibattiti politici fino a Vasil Bollano, il quale, il coro dei cosiddetti nazionalisti albanesi lo ha trasformato nell’icona della comunità greca in Albania, fatto del quale il più scontento di tutti dovrebbe sentirsi Vangjel Dule del PUDU (Partito Unione per i Diritti dell’Uomo). Ma quando il coro del discorso pubblico scorre solo per una via, allora qualcuno dovrebbe fare l’avvocato del diavolo, non nel senso metaforico, ma letteralmente. Il punto nel quale viene attaccato Bollano è quello del difensore degli interessi greci, e che vuole formare un’area greca nel Sud dell’Albania, a Himara, dove realmente non c’è minoranza greca, ma albanesi quasi diventati greci per motivi economici.

Vasil Bollano è nel diritto del Signore a richiedere l’indipendenza di un area che nei suoi sogni è l’Epiro del Nord, anch’io, se mi passasse per la testa, formerei un organizzazione con lo scopo di creare la Repubblica di Mirditë, che danno causerebbe questo?! In un sistema democratico, la libertà di esprimersi e di coinvolgersi nella politica è garantita, altrimenti Umberto Bossi in Italia sarebbe stato messo in prigione circa 20 volte ormai, perché vuole distaccare il Nord dell’Italia. Ognuno di noi può avere sogni del genere, ma il sistema mette delle norme sul modo in cui vengono eseguiti gli impegni politici.

La mediocrità del dibattito dai cosiddetti nazionalisti albanesi da una forte arma nelle mani di Vasil Bollano. Il discorso pubblico si deve concentrare proprio nel modo in cui Bollano vuole eseguire le sue tesi. Egli è libero di esprimere il suo impegno politico, sia pure con la formazione di quello che chiama l’Epiro del Nord, ma prima deve convincere tutta la Repubblica d’Albania che ha ragione e che la convinzione in un sistema democratico viene testato con i voti, e se riesce a realizzarlo, bene, che proclami l’Epiro. Bollano non deve essere accusato di avere questa ambizione, che è del tutto legittima, ma se ha offeso o causato l’odio verso la nazione albanese, se ha offeso la bandiera albanese o i simboli dello stato albanese, o se ha attaccato le istituzioni dello stato albanese. Queste sarebbero delle forme antidemocratiche di dare vita ad uno scopo politico, e se risulta che Bollano ha consumato sia  anche uno di questo delitti, egli deve raggiungere coloro che hanno infranto le leggi dello stato albanese.

Ma il problema rimane altrove. Noi abbiamo dato un arma nelle mani di Bollano. Gli abbiamo dato un Himara povera, un Himara con delle rari bellezze di natura, ma con un infrastruttura del 19° secolo, un Himara con degli albanesi sfiniti dalla mancanza del loro stato, un Himara con degli albanesi esclusi dal rapporto con il loro stato, un Himara con degli albanesi che si sentono meglio nel “polis” greco che in quello albanese. Quello che possiamo fare meglio di urlare per Himara che si sta grecizzando, è di fare quegli Himarioti sentirsi meglio nel nostro “polis” che in quello di Atene.

Mentor Beqa

 

 

La Grecia avrà presto un consolato a Scutari

Fonti presso l’Ambasciata Greca a Tirana dicono per il giornale “Shqipëria Etnike” che vi sono circa 28.500 richieste di visti e legalizzazioni dal nord dell’Albania. Il grande flusso del nord verso Tirana lo ammette anche il nostro Ministero degli Esteri, ma si esprimono che se anche la parte greca è interessata (e secondo una fonte fidata, Atene pensa che ci sono le condizioni), molto presto inizieranno le procedure per l’apertura di un secondo consolato nella città del nord. Oltre al Consolato d’Italia, sembra che entro il mandato di questo governo ci sarà un altro servizio diplomatico che non solo eliminerà tutta quella strada verso la capitale di decine di migliaia di cittadini, tutta quella perdita di tempo, migliaia di euro spesi, decine di migliaia di giorni di lavoro persi, tutto quel carico sul personale diplomatico greco a Tirana, servirà anche ai due paesi amici nel invigorire i rapporti e darà un impulso al business e alla cultura, fino ad ora stranamente lasciato molto lontano dal sud. La parte principale del commercio, sia negli importi che negli esporti, viene fatta con l’Italia e con la Grecia. Lo stato italiano ha da tempo un ambasciata e due consolati in Albania. Il nostro orientamento verso i partner europei distende l’indispensabilità di ammettere che la nostra integrazione dipende molto dai rapporti con lo stato greco, non solo perché il voto greco ci serve senz’altro, ma anche perché oggi vivono lì 1.078.000 albanesi, mentre in Italia abbiamo 374.000. Il governo di Karamanlis, presenterà in questi giorni in parlamento il nuovo disegno-legge che da diritto al voto presso le più vicine sedi diplomatiche a tutti gli albanesi che hanno la Carta del Omogeneo, a tutti coloro dunque che hanno doppia cittadinanza. Alla fine di passare presto e senza dibattiti questa legge, il Ministro degli Esteri Dora Bacoianis, sta negoziando con i rappresentati dei partiti politici in opposizione, come Andrea Lovedrou (PASOK), Foti Kuoveli (SYRIZA), Achilles Kantartzi (KKE) e Andoni Georgiadis (LAO). A marzo di quest’anno, solo con una decisione collettiva 1106 albanesi, dopo la loro richiesta, ottennero, oltre alla cittadinanza albanese anche quella greca, il che da a loro il diritto di votare per la vita politica e economica secondo la costituzione e nel loro desiderio possono fare anche il servizio militare di tre mesi nel paese vicino, come i greci. Anche centinaia di albanesi del nord dell’Albania hanno la doppia cittadinanza, e ogni volta che i greci votano, essi devono viaggiare verso Tirana per esprimere la libera volontà garantita dalla costituzione del paese della cittadinanza, basato anche nell’ordinamento 2004/114 dell’Unione Europea. I legami con il paese amico greco si stanno sviluppando e la via dell’integrazione balcanica ha come chiave la Grecia. Lo stato greco in questi giorni ha emesso il Decreto Presidenziale nr. 101/2008 “Sui permessi di soggiorno per studio e servizio di volontariato”, che favorisce molto gli studenti che vogliono fare la specialistica in Grecia, un paese dunque dell’UE. È un paradosso come mai nessun giornale o nessun media scritto o visivo non ha detto una parola, almeno per informare i suoi cittadini. Cosi gli studenti albanesi possono continuare gli studi nelle università greche soltanto se adempiono alcune condizioni, facili. Essi devono avere un passaporto con validità di almeno tre mesi più lungo del visto, che viene rilasciato facilmente nell’Ambasciata della Grecia, un attestato di registrazione dall’istituzione che attesta l’ammissione dello studente e un documento scolastico dall’istituzione dell’istruzione albanese, assicurazione sanitaria e rapporto medico, tre foto a colori, la prova che dispone i mezzi finanziari e la tassa di registrazione nella rispettiva istituzione d’istruzione. La decisione nr. 4415/2006 stabilisce un deposito bancario di almeno 500 euro e la dichiarazione che la somma sarà rinnovata su base mensile per proseguire gli studi e la vita. Tutti coloro che hanno meno di 18 anni, devono portare il documento di assenso dei genitori che permettono la loro residenza in Grecia. Mentre per quanto riguarda il tempo di rinnovo del permesso di soggiorno per studio, il Decreto Presidenziale, nel paragrafo 5 dell’articolo 6 dice: “La durata massima del permesso di soggiorno per studi universitari è pari al tempo normale del programma di studio, più 100% del tempo, più un anno per imparare la lingua greca, quando questo è richiesto dalla relativa istituzione”.

Affinché gli interessati siano chiari prima di contattare l’Ambasciata Greca, o che non esitino a fare domanda, per un programma quadriennale il tempo di soggiorno in Grecia è di un anno per imparare la lingua + 4 anni di studi + altri 4 anni in aggiunta, quindi 9 anni in tutto. Il permesso di soggiorno non c’è bisogno che sia rinnovato ogni anno, ma lo studente ha il diritto di chiedere sin dall’inizio dal comune di prendere un solo permesso di soggiorno fino alla fine degli studi. In questi casi bisogna pagare 150 euro moltiplicato per il numero degli anni di soggiorno e presentare in comune ogni due anni l’attestato di registrazione, della partecipazione agli esami e l’attestato scolastico con i voti. Quando questo non viene fatto, entro due mesi dal passare del biennale dal rilascio del permesso di soggiorno, quest’ultimo viene revocato e lo studente deve lasciare il territorio greco immediatamente senza formalità.

Questo e molti leggi che favoreggiano gli albanesi rendono indispensabile l’apertura del consolato greco a Scutari. Un buon augurio verso l’Europa è anche l’atto del nostro Ministero dell’Educazione che pochi giorni fa ha approvato l’apertura di 16 scuole nella lingua greca a Gjirokastër, eliminando la possibilità di esprimere i dubbi che noi non diamo spazzi verso l’integrazione Euro-Atlantica.

Sokol Pepushaj