Gli imarioti si sentono
meglio nel “polis” greco
La verità, l’io e l’identità sono tutte relazionali,
non relativi o esistenti. “Noi” e tutto quello che “noi” siamo, esistiamo
continuamente nella forma che siamo. Essere è morire, esistere è la vita
stessa. Quello che muove il motore dell’esistenza è l’esistenza di un secondo
spirito; dell’altro che non è me. Il primo uomo, Adamo, divenne il primo
uomo, dopo che venne ad esistere la seconda anima.
Non vi
sarà mai un ultimo uomo. Un uomo senza altri uomini non è più uomo. In verità
egli sarebbe dio. La sua verità sarebbe assoluta, il suo io onnipotente, la
sua identità autodefinita. Soltanto pochi uomini pretendono di essere dei:
infallibili, indispensabili, intoccabili. La politica, nella definizione
usata dagli antichi greci collegata al termine “polis” - città della vita - è
il posto dove troviamo la seconda anima, è il luogo dove diveniamo
“esistenti”. La verità è nata e rinata (in ambedue significati) dentro questa
“area pubblica” interpersonale. Se questa “area pubblica” è dominata dalle
ideologie totalitarie, noi diventiamo “uno e uguali”. Noi ci pieghiamo dalla
forza centripeta della politica. Se quest’area pubblica è dominata
dall’anarchia, noi ci smembriamo fino al punto di perdere il rapporto. La
seconda anima esiste solo attraverso il rapporto che noi stabiliamo l’uno con
l’altro. Senza rapporto non c’è vita. La mancanza dei rapporti può spiegare
molti eventi nel disorientato “polis” albanese, dai dibattiti politici fino a
Vasil Bollano, il quale, il coro dei cosiddetti nazionalisti albanesi lo ha
trasformato nell’icona della comunità greca in Albania, fatto del quale il
più scontento di tutti dovrebbe sentirsi Vangjel Dule del PUDU (Partito
Unione per i Diritti dell’Uomo). Ma quando il coro del discorso pubblico
scorre solo per una via, allora qualcuno dovrebbe fare l’avvocato del
diavolo, non nel senso metaforico, ma letteralmente. Il punto nel quale viene
attaccato Bollano è quello del difensore degli interessi greci, e che vuole
formare un’area greca nel Sud dell’Albania, a Himara, dove realmente non c’è
minoranza greca, ma albanesi quasi diventati greci per motivi economici.
Vasil Bollano è nel diritto del Signore a richiedere
l’indipendenza di un area che nei suoi sogni è l’Epiro del Nord, anch’io, se
mi passasse per la testa, formerei un organizzazione con lo scopo di creare
la Repubblica di Mirditë, che danno causerebbe questo?! In un sistema
democratico, la libertà di esprimersi e di coinvolgersi nella politica è
garantita, altrimenti Umberto Bossi in Italia sarebbe stato messo in prigione
circa 20 volte ormai, perché vuole distaccare il Nord dell’Italia. Ognuno di
noi può avere sogni del genere, ma il sistema mette delle norme sul modo in
cui vengono eseguiti gli impegni politici.
La mediocrità del dibattito dai cosiddetti nazionalisti
albanesi da una forte arma nelle mani di Vasil Bollano. Il discorso pubblico
si deve concentrare proprio nel modo in cui Bollano vuole eseguire le sue
tesi. Egli è libero di esprimere il suo impegno politico, sia pure con la
formazione di quello che chiama l’Epiro del Nord, ma prima deve convincere
tutta la Repubblica d’Albania che ha ragione e che la convinzione in un
sistema democratico viene testato con i voti, e se riesce a realizzarlo,
bene, che proclami l’Epiro. Bollano non deve essere accusato di avere questa
ambizione, che è del tutto legittima, ma se ha offeso o causato l’odio verso
la nazione albanese, se ha offeso la bandiera albanese o i simboli dello stato
albanese, o se ha attaccato le istituzioni dello stato albanese. Queste
sarebbero delle forme antidemocratiche di dare vita ad uno scopo politico, e
se risulta che Bollano ha consumato sia
anche uno di questo delitti, egli deve raggiungere coloro che hanno
infranto le leggi dello stato albanese.
Ma il problema rimane altrove. Noi abbiamo dato un arma
nelle mani di Bollano. Gli abbiamo dato un Himara povera, un Himara con delle
rari bellezze di natura, ma con un infrastruttura del 19° secolo, un Himara
con degli albanesi sfiniti dalla mancanza del loro stato, un Himara con degli
albanesi esclusi dal rapporto con il loro stato, un Himara con degli albanesi
che si sentono meglio nel “polis” greco che in quello albanese. Quello che
possiamo fare meglio di urlare per Himara che si sta grecizzando, è di fare
quegli Himarioti sentirsi meglio nel nostro “polis” che in quello di Atene.
Mentor Beqa
La Grecia avrà presto un
consolato a Scutari
Fonti presso l’Ambasciata Greca a Tirana dicono per il
giornale “Shqipëria Etnike” che vi sono circa 28.500 richieste di visti e
legalizzazioni dal nord dell’Albania. Il grande flusso del nord verso Tirana
lo ammette anche il nostro Ministero degli Esteri, ma si esprimono che se
anche la parte greca è interessata (e secondo una fonte fidata, Atene pensa
che ci sono le condizioni), molto presto inizieranno le procedure per
l’apertura di un secondo consolato nella città del nord. Oltre al Consolato
d’Italia, sembra che entro il mandato di questo governo ci sarà un altro
servizio diplomatico che non solo eliminerà tutta quella strada verso la
capitale di decine di migliaia di cittadini, tutta quella perdita
di tempo, migliaia di euro spesi, decine di migliaia di giorni di lavoro
persi, tutto quel carico sul personale diplomatico greco a Tirana, servirà
anche ai due paesi amici nel invigorire i rapporti e darà un impulso al
business e alla cultura, fino ad ora stranamente lasciato molto lontano dal
sud. La parte principale del commercio, sia negli importi che negli esporti,
viene fatta con l’Italia e con la Grecia. Lo stato italiano ha da tempo un
ambasciata e due consolati in Albania. Il nostro orientamento verso i partner
europei distende l’indispensabilità di ammettere che la nostra integrazione
dipende molto dai rapporti con lo stato greco, non solo perché il voto greco
ci serve senz’altro, ma anche perché oggi vivono lì 1.078.000 albanesi,
mentre in Italia abbiamo 374.000. Il governo di Karamanlis, presenterà in
questi giorni in parlamento il nuovo disegno-legge che da diritto al voto
presso le più vicine sedi diplomatiche a tutti gli albanesi che hanno la
Carta del Omogeneo, a tutti coloro dunque che hanno doppia cittadinanza. Alla
fine di passare presto e senza dibattiti questa legge, il Ministro degli
Esteri Dora Bacoianis, sta negoziando con i rappresentati dei partiti
politici in opposizione, come Andrea Lovedrou (PASOK), Foti Kuoveli (SYRIZA),
Achilles Kantartzi (KKE) e Andoni Georgiadis (LAO). A marzo di quest’anno,
solo con una decisione collettiva 1106 albanesi, dopo la loro richiesta,
ottennero, oltre alla cittadinanza albanese anche quella greca, il che da a
loro il diritto di votare per la vita politica e economica secondo la
costituzione e nel loro desiderio possono fare anche il servizio militare di
tre mesi nel paese vicino, come i greci. Anche centinaia di albanesi del nord
dell’Albania hanno la doppia cittadinanza, e ogni volta che i greci votano,
essi devono viaggiare verso Tirana per esprimere la libera volontà garantita
dalla costituzione del paese della cittadinanza, basato anche
nell’ordinamento 2004/114 dell’Unione Europea. I legami con il paese amico
greco si stanno sviluppando e la via dell’integrazione balcanica ha come
chiave la Grecia. Lo stato greco in questi giorni ha emesso il Decreto
Presidenziale nr. 101/2008 “Sui permessi di soggiorno per studio e servizio
di volontariato”, che favorisce molto gli studenti che vogliono fare la
specialistica in Grecia, un paese dunque dell’UE. È un paradosso come mai
nessun giornale o nessun media scritto o visivo non ha detto una parola,
almeno per informare i suoi cittadini. Cosi gli studenti albanesi possono
continuare gli studi nelle università greche soltanto se adempiono alcune
condizioni, facili. Essi devono avere un passaporto con validità di almeno
tre mesi più lungo del visto, che viene rilasciato facilmente nell’Ambasciata
della Grecia, un attestato di registrazione dall’istituzione che attesta
l’ammissione dello studente e un documento scolastico dall’istituzione
dell’istruzione albanese, assicurazione sanitaria e rapporto medico, tre foto
a colori, la prova che dispone i mezzi finanziari e la tassa di registrazione
nella rispettiva istituzione d’istruzione. La decisione nr. 4415/2006
stabilisce un deposito bancario di almeno 500 euro e la dichiarazione che la somma
sarà rinnovata su base mensile per proseguire gli studi e la vita. Tutti
coloro che hanno meno di 18 anni, devono portare il documento di assenso dei
genitori che permettono la loro residenza in Grecia. Mentre per quanto
riguarda il tempo di rinnovo del permesso di soggiorno per studio, il Decreto
Presidenziale, nel paragrafo 5 dell’articolo 6 dice: “La durata massima del
permesso di soggiorno per studi universitari è pari al tempo normale del
programma di studio, più 100% del tempo, più un anno per imparare la lingua
greca, quando questo è richiesto dalla relativa istituzione”.
Affinché gli interessati siano chiari prima di
contattare l’Ambasciata Greca, o che non esitino a fare domanda, per un
programma quadriennale il tempo di soggiorno in Grecia è di un anno per
imparare la lingua + 4 anni di studi + altri 4 anni in aggiunta, quindi 9
anni in tutto. Il permesso di soggiorno non c’è bisogno che sia rinnovato
ogni anno, ma lo studente ha il diritto di chiedere sin dall’inizio dal
comune di prendere un solo permesso di soggiorno fino alla fine degli studi.
In questi casi bisogna pagare 150 euro moltiplicato per il numero degli anni
di soggiorno e presentare in comune ogni due anni l’attestato di
registrazione, della partecipazione agli esami e l’attestato scolastico con i
voti. Quando questo non viene fatto, entro due mesi dal passare del biennale
dal rilascio del permesso di soggiorno, quest’ultimo viene revocato e lo
studente deve lasciare il territorio greco immediatamente senza formalità.
Questo e molti leggi che favoreggiano gli albanesi
rendono indispensabile l’apertura del consolato greco a Scutari. Un buon
augurio verso l’Europa è anche l’atto del nostro Ministero dell’Educazione
che pochi giorni fa ha approvato l’apertura di 16 scuole nella lingua greca a
Gjirokastër, eliminando la possibilità di esprimere i dubbi che noi non diamo
spazzi verso l’integrazione Euro-Atlantica.
Sokol Pepushaj
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