koka

nr. 124 / 23 nëntor 2008

alukit

 

La vita della persona è protetta dalla legge!

E la vita dei 10 deputati?!

Il sciopero della fame dei 10 deputati albanesi, è questa la composizione di parole più usata in queste ultime settimane, e non solo dai media scritti e audio-visivi. Anche nelle famiglie che meno si interessano agli sviluppi politici nel paese, anche lì dove la povertà si è seduta comodamente da anni, anche la, dove la gente vive con un’altra promessa di lavoro, la frase principale è stata 2lo sciopero della fame dei 10 deputati” del PDC, MSI e “PS ‘91”. A prescindere dai motivi che spinsero questi uomini ad intraprendere un atto di lento sacrificio anche sotto gli occhi dei media e dei colleghi politici, tutti dobbiamo concentrarci sulle persone. Un “codice elettorale” è molto importante anche per il destino della democrazia di un paese rinato come l’Albania. Una cosa è sicura ormai: il comunismo, con tutte le sue estensioni attraverso i figli o i nipoti che pendono alla politica del dopo ’90, non può più ritornare in Albania! Il “codice elettorale” è semplicemente un’altra legge che vuole mirare a più alti standard nelle elezioni albanesi, mai incontrati in questi 18 anni. Una legge che, come molte altre, suscita delle polemiche prima di essere approvata, e ancora di più durante la messa in atto, per essere poi archiviata a soli pochi mesi dopo le elezioni. Il caso più fresco sono le elezioni locali del 2007, e ormai quelle del 2009, che a quanto pare, si svolgeranno in un nuovo ambito elettorale nuovamente fissato in un “codice”.

Oltre le supposizioni e le denominazioni dalle più svariate, tutti gli albanesi devono avere chiara una cosa, tanto chiara quanto la luce del sole, rara in questi giorni freddi che preannunciano l’avvicinamento della stagione invernale. Più che al destino dei concittadini, più che al “destino della democrazia”, i politici dentro e fuori la sala del Parlamento, sono interessati a se stessi e il futuro nell’Acropoli politico albanese. Col più grande desiderio avrei voluto modestamente invitare tutti gli albanesi a vedere gli ultimi sviluppi nel paese, sia i membri del PD+PS, sia anche quelli dei partiti che stanno fuori dalla sintonia con questo binomio storico governante del paese (posizione-opposizione da 18 anni!).

Comunque, questa “faccenda” (scusate se la chiamo cosi!) ha anche un altro lato, che nessuno fino ad ora si è ricordato di riflettere nei media vari. A prescindere dalle contestazioni sin dal processo della sua composizione, a prescindere dai ritocchi e le aggiunte sul suo corpo, la Costituzione dell’Albania, approvata con molti dubbi, da parte dell’opposizione di quel tempo, nel 1998, continua ad essere in vigore. Al secondo capitolo, nell’Articolo 21, dice brevemente e chiaramente: “La vita della persona è protetta dalla legge”. Infatti, una frase cosi breve e concisa non lascia spazio a molti commenti, nemmeno alla Corte Costituzionale, l’unica responsabile della sua interpretazione. Con questo semplice ragionamento, la condanna a morte fu sostituita in tutte le leggi albanesi con “l’ergastolo”, dopo la firma al protocollo con il Consiglio dell’Europa, per l’abolizione della condanna a morte.

Vale questo articolo anche nel caso del sciopero della fame dei 10 deputati?

A questa domanda mi è molto difficile dare una risposta giuridica, ma, naturalmente, vi sono anche delle risposte morali, e perché no, anche delle analogie. Lo sciopero è un mezzo di lotta democratica, usato specialmente e vastamente nel mondo civile, in particolare dai sindacati e i vari raggruppamenti sociali. Vi sono stati dei casi sporadici, come p.es. in Italia, dove noti leader, particolarmente radicali, hanno cominciato uno sciopero sacrificante (della fame), interrotto però dopo pochi giorni. In Albania, lo sciopero ottenne il “diritto civile” dopo gli anni ’90, insieme alla libertà e l’organizzazione politica. Un semplice sciopero, di un ora, di un giorno o anche a tempo indeterminato, rischia, nel peggio dei casi, il caos in un determinato settore o tutti i settori pubblici o privati, ma mai viene messa a rischio la vita di nessuno (eccetto i casi di confronto fisico). La questione è diversa quando si tratta di sciopero della fame. Una semplice domanda: qual è la differenza con quello che vogliamo chiamare lo sciopero normale? Di sua scelta, un individuo si avvia verso il sacrificio, ovvero la morte lenta, condannandosi, oppure, come viene chiamata con un linguaggio mondiale “eutanasia”. Nelle condizioni di mancanza di cibo, in casi estremi, anche dell’acqua (come avvenne anche nello sciopero dei 10 deputati), la morte fisica è un sicuro destino. Tutto questo ragionamento ha una base, se lo sciopero dalla fame si svolge rispettando le sue condizioni e non quando “la bistecca” ti stufa e deve essere sostituita col “pesce”, ma devi avere pazienza poiché il pesce fa puzzare l’intera sala dello sciopero!

In un certo modo, i cittadini, i media e i politici, in questi giorni possono essere definiti come testimoni di una “morte collettiva preannunciata” da uno sciopero della fame.

“La vita della persona è protetta dalla legge”, citiamo nuovamente l’Articolo 21 della nostra Costituzione. Ma quale legge la deve proteggere? Quale legge deve proibire una persona a mettere fine alla vita sia pure con una morte lenta, come lo sciopero della fame? Quale organismo ha il dovere di garantire l’osservazione di questo importante articolo della Costituzione Albanese? Nessuna, nessuna legge, nemmeno la Costituzione si può paragonare in nessun modo al valore di una vita umana. E con la vita dei 10 uomini? E con la vita dei 10 uomini-deputati? Forse è giunto il tempo, e forse è anche passato, di pensare ad una legge del genere, che possa fermare una forma estrema di protesta e pressione, come lo sciopero della fame. In ogni paese del mondo, le strutture dello stato: dai psicologi, i specialisti e la polizia, cercano di salvare la vita di una persona che vuole buttarsi giù da un’altezza. Nessuno si ricorda di domandargli il motivo che lo ha spinto a intraprendere un passo del genere, anche se dopo, forse può essere arrestato. La stessa regola vale anche per gli “atleti estremi”, i quali, di nascosto dalla polizia, realizzano pericolose acrobazie. Mi pare che anche con lo sciopero della fame vi è pochissima differenza, mentre il risultato è uguale: la morte!

Questo è l’altro lato della medaglia dello sciopero dei 10 deputati albanesi! Almeno dal mio punto di vista.

Blerti Delija

 

I 140 dei dell’Albania

Parliamo dell’integrazione nelle strutture Euro-Atlantiche, ma abbiamo una situazione simile a quella della Mitologia. Secondo la figlia di Zeus, Atene, solo quando è il momento di rispettare i morti (gli eroi), gli uomini sono piccoli per non rispettare gli Dei.

Ma la tendenza alla responsabilizzazione, quindi all’obbligo di azione, secondo gli storici dell’antichità, (normalmente nel concetto di eguaglianza), poiché ci basiamo sul secondo grande poeta dell’Antica Grecia, Sofocle, 496-406 a.C. il quale è vissuto tra Escile ed Euripide, ci vengono dati dei messaggi che fuori da ogni logica umana, arrivano oggi attuali per la Tirana ufficiale che “il grande s’innalza grazie ai piccoli”, e “chi apprezza il denaro più della patria, è un uomo da nulla”.

Nell’Albania politica, dunque, nella versione data, la correlazione appare simile. Ma, in un altro punto di vista, un analisi che cerca di guardare oltre la leggenda di tremila anni a.C. o dell’età di più di cinquemila anni, noti anche le differenze tra gli eroi degli Achei dell’antichità e la politica albanese del novembre 2008, ovvero “i 140 dei che abbiamo nel Parlamento”, ognuno dei quali ha pochi “credenti combattenti”.

Il cambiamento non è per il meglio, ma per il peggio.

Vuoi ancora dei fatti, tu, deputato?

Allora, apri le orecchie ed ascolta quello al quale gli dici di leggere per te, perché non conosci bene ne scrivere, ne leggere, poiché sono stati rilasciati dei diplomi falsi e per questo tu non ne hai colpa, ma il votante che ti portò lì, e, oggi ne sei convinto di essere un dio.

Gli oracoli delle leggende raccontano che Ercole fu avvelenato da Dejanira, sua moglie, la quale la pagò anche lei col suicidio, (la tragedia i Tracci), oppure Creante prepara l’omicidio di Antigone ma si suicide il figlio, Emone, e la moglie Euridice, (la tragedia Antigone). Qui, dunque, vi è morale. Ma voi, 140 Dei del parlamento che non vi muovete da là, nemmeno se sapete di morire, non come gli eroi di Troia o della Babilonia che avevano un ideale, ma per salvare i posti, vi posso paragonare ad una volpe che entra nel pollaio da un buco molto stretto, mangia tanto da gonfiarsi e non ce la fa più ad uscire dal buco ed il proprietario del pollame la prende. Ma, di nuovo, possiamo andare oltre al racconto di La Fontain, perché voi, anche quando vi prendono, vi passa per la testa di imbrogliare, fate i morti fino a quando il votante sia distratto, per poter mangiare di nuovo le “galline”, per altri quattro anni. Siete entrati, dunque, come siete entrati nella politica e ora il “buco” e piccolo e non potete uscirne. Non ce la fate perché avete rubato ed abusato della fiducia, avete creato dei clan mafiosi ed approvato leggi che fanno di voi dei Veri Dei.

Il deputato oggi prende uno stipendio di 117.000 Lekë al mese (variabili), 13.000 Lekë solo per il telefono, convertito in uno stipendio medio del votante, il quale lavora tutto il giorno, guadagna quanto voi consumate di carburante, cioè 100 litri al mese (anzi, prendete la benzina super, anche quando avete la macchina diesel), la legge gli da l’autista, il segretario e l’ufficio elettorale, gode di una dieta non solo fuori dall’Albania, ma anche fuori da Tirana, vi è anche il pagamento per le commissioni, e tutti ne fate parte, vi è pagamento anche per le commissioni di inchiesta, per questo, il parlamento non rimane mai senza, fondi per ogni gruppo parlamentare, per questo si uniscono tre o quattro partiti in opposizione, per creare un gruppo, senza allungarsi con le spese operative, gli alberghi ecc., ecc. fino al “diritto” di andare contromano, insultando anche i poliziotti e mostrando autorità davanti a loro che dicono: “questa è la macchina del deputato”.

Comunque, voi, 140 “Dei” (deputati) state ricordando ai votanti la Guerra di Troia, dove Agamemnone, re di Micenee e fratello di Menelao, re di Sparta e Pirro Neottolemo, figlio di Achille dal quale nacque la famiglia dei Molossi e di Pirro dell’Epiro, conquistarono Troia a tradimento, ma il tradimento li uccise.

Sokol Pepushaj