nr. 25 / 11 qershor 2002
Nano: compagni ladri, mettete la
serratura al pollame, che Berisha ci riprende il potere
Il dinosauro delle perversità, mira al
Palazzo delle Brigate senza prendere un granchio, ed essendo nemmeno un po’ riconoscente
all’opposizione che fa tardi a stringere il passaggio alla giungla di
quest’irrecuperabile avventuriero. Dopo aver fatto confondere i suoi, dopo
aver giocato e ballato in questa fattoria di capre rosse ruggine, poiché non
ce n’èra uno che non fu disprezzato da lui. Egli tagliò la trota per bene e
diede un calcio nel sedere a Mejdani, il quale nei cinque anni di germoglio
non apparve per un solo momento nel campo di battaglia. L’uomo
dei mille vizzi fa deliranti passi verso la poltrona del capo dello stato.
Con imbroglio, di fretta, irriverente, ubriaco, con i gomiti preparati, si
sta incoronando come il re del Nepal per esempio. Questo discepolo
dell’idiotismo prepara la ghigliottina. Non sembra che l’Albania stia a pochi
centimetri dal fosso! E si trovò chi darle l’ultima spinta. Dopo
aver tagliato la torta cerca di raggirare i capri nella fattoria. Reggetevi
forte, gli dice. Mettete la serratura al pollame. Se non vedete la “zampa”
del caprone, cioè il mio, sotto la porta, non aprite. Attenti che viene
Berisha! Non ho tempo da perdere con voi mocciosi perché devo cenare in “una
noiosa stagione dell’Olimpo”. Tenete in piedi questa specie di stato, anche
se con le stampelle. Occhi aperti, valorosi! Pronti come sempre, perché se
perdiamo l’orientamento, non ci sarà un diavolo ad aiutarci in questo brutto
tempo, mentre quelli della destra si preparano a darci il resto. L’opposizione
non tarda. A lei non rimane che gridare con gioia: abbiamo trovato il
presidente! Non importa se non è consensuale. Senza i voti dell’opposizione,
il Presidente dell’Albania non è che l’accompagnatore di Mejdani, presidente
a metà, oppure Presidente sessuale. Dashamir
Cacaj Perché gli Albanesi non fanno la
differenza fra la dittatura e la libertà…?!
Editoriale di Albert Vataj e Sokol
Pepushaj
Veniamo dalla guerra e combattiamo ogni
giorno. Combattiamo anche per un presidente, ma l’Europa la pensa
diversamente. “Il Millennio della pace” è stato battezzato dall’Europa
anziana questo nuovo millennio. Questo, forse per sanare le nostre menti
malate da dati di guerre ed infiniti nomi di battaglie, sconfitte e vittorie.
Mentre strisciamo in questo nuovo millennio della pace con le ferite di un
millennio di guerra, notiamo che ormai si sono abbassate le canne ma si sono
incitate i calci. Questo non significa che non ci sono canne calde e teste
calde che profanano il battesimo di questo millennio. Come non si può dire
con esattezza e dichiarare con competenza che è stato detto addio alle armi.
Anzi, oggi non si può davvero parlare con lo zelo della puzza della polvere
da sparo, cosi come non si può affermare che i pacifisti sono le generazioni
di questo nuovo millennio. Le
guerre e le follie collettive dirette da uno scopo perverso, sono e
comportano quello che questo millennio deve avere un nuovo significato ed
essere trattato diversamente. Egli deve avere la libertà e il diritto umano.
Questa libertà, sancita nei documenti base delle organizzazioni
internazionali, è duramente violata. Si tratta degli Albanesi, questo popolo
che sembra non abbia mai voluto credere in tali iniziative e nominative.
Questo forse, poiché esso, più di ognun’ altro in Europa, ha dovuto pagare il
più caro prezzo, il preventivo del destino. Per le libertà ed i diritti
umani, non se ne parla nemmeno. Quante relazioni degli organismi
internazionali si sono dovuti affrontare l’indifferenza delle autorità
ufficiali di Tirana. Visto
da un punto di vista più ampio, questo non comporta un problema con il quale
abbiamo a che fare, poiché noi lo abbiamo accettato come un male. E perché
non approvare poi le conseguenze che ne derivano? Vediamo tutti i sintomi del
calpestare i diritti e le libertà umane. Esse sono più popolari in quei paesi
dove governa un regime comunista o neocomunista, almeno la dottrina comunista
Albanese li teneva come suoi scopi principali, con la “costruzione” dell’uomo
nuovo. Insieme con questa “costruzione”, le libertà ed i diritti, sarebbero
state calpestate con tutti e due i piedi, senza dubbio. Ma che
è successo oggi, dopo non tanti anni, mentre al potere non abbiamo più i
costruttori di questa piattaforma, ma i loro più degni eredi. Quello di cui
possiamo parlare oggi senza neanche pensarci, ed esserne sicuri di aver, in
un certo modo, detto la verità, sono i diritti e le libertà dell’uomo. Che
sono degli obblighi internazionali e come tali devono essere rispettati, di
questo non se ne parla nemmeno. Voi di certo affermerete che noi non vediamo
niente che possa essere considerato calpesto dei diritti e delle libertà
dell’uomo. È naturale che per un cittadino di una società, di uno stato
costruito con le canne delle armi, è difficile fare la differenza di dove
comincia la libertà e dove si evidenzia il calpestare della libertà
dell’uomo. Questo è questione di concezione e sensibilità. Oggi come oggi
forse si può considerare un lusso che ce ne siano Albanesi in grado di notare
il calpestare delle libertà e dei diritti umani. Infatti, si deve ammettere
questa situazione di indifferenza, per quanto riguarda il determinare i due
limiti di un essere umano. Questo, caro mio, non si può e non si deve
attribuire alla nostra ignoranza, ma alla mancanza di informazione espressa
sul menu delle libertà e dei diritti. Noi eravamo e siamo un popolo libero
con dei pieni diritti. Ma solo quando ci ritiravamo in noi stessi, notavamo
che qualcosa sembrava non andar bene. E neppure allora notavamo che avevamo a
che fare con il calpestare delle libertà e dei diritti basilari, perché lo
stato gridava giorno e notte per la loro assicurazione. Ancora oggi lo stato
continua a gridare. Vedendo una speculazione da parte
di diversi giornali in Albania riguardo alla Dichiarazione della Conferenza
Episcopale Albanese, il nostro giornale, tramite il giornalista Zef Nikaj, ha
ottenuto la piena dichiarazione per il giornale “Shqipëria Etnike”, per
comunicare un’informazione reale all’opinione pubblica Albanese. Nr. Prot. 47/02 Tirana, Maggio 29, 2002 Comunicazione per la stampa Noi,
Vescovi della Chiesa Cattolica in Albania, radunati nell’Assemblea Generale
il 27-29 Maggio 2002 a Tirana, motivati dalla situazione in cui viviamo,
abbiamo deciso di esprimere all’opinione pubblica le nostre preoccupazioni ed
il nostro atteggiamento concordante anche alle istruzioni di Sua Santità,
Papa Giovanni Paolo II nella sua ultima visita AD LIMINA APOSTOLORUM, dove ha
detto: “Non siate stanchi di alzare la voce con risolutezza in difesa
della vita, sin dal concepimento e non permettete di allontanarvi
dall’impegno di difendere con fermezza e coraggio la dignità d’ogni essere
umano…”. Sostenendo questa riflessione Dichiariamo: La
Chiesa Cattolica, come altre volte, vuole ancora una volta mettere enfasi su
certi fenomeni, ormai conosciuti, che stanno gradualmente distruggendo il
buon avvenire del popolo Albanese. Specialmente denunciamo quei fenomeni
negativi i quali devono essere contesi dall’intera società Albanese: v La violenza in famiglia,
spesso espressa sia in forma fisica cosi come in quella morale-psicologica. v La vita è un dono Divino
e come tale deve essere protetta e rispettata sin dal concepimento. Con
l’amore per la vita e nel nome di Colui, che diede la propria vita per noi –
Gesù Cristo – chiediamo ai genitori Albanesi, di non troncare la vita dei
loro figli. Allo stesso tempo, vogliamo fare un appello alla coscienza di
tutti quelli, che in un modo o nell’altro, favoriscono o aiutano la
realizzazione dell’aborto, diventando cosi complici ed assassini della vita
umana. v L’onore è stato e rimane
l’orgoglio d’ogni famiglia Albanese. Quest’Orgoglio Nazionale si sta
profanando dalla vertiginosa estensione del fenomeno del traffico e la schiavitù del sesso. v Tutti gli uomini devono
imparare da Gesù Cristo, che la vita si può dare per la salvezza degli altri
e non essere presa, come frutto dell’inabilità di perdonare. Questa lezione
deve innanzi tutto essere imparata e rispettata dai Cristiani. Basandosi
sulla forza dell’autorità spirituale, facciamo un appello ai nostri credenti,
di sradicare una volta per tutto, il desiderio di vendetta e riempire quel
vuoto con la prontezza di perdonare. v Sono tante le azioni
criminali che danneggiano la società e crescono la nostra preoccupazione,
come: la droga, il crimine organizzato, la corruzione… ecc… v Vogliamo esprimere la
nostra profonda indignazione riguardo ai frequenti fenomeni della violenza
sui sacerdoti della Chiesa Cattolica, i quali rischiano fino alla loro
eliminazione fisica. La Chiesa Cattolica fa un appello a tutti i credenti, e
tute le persone di buona volontà ed agli Organi dell’Ordine Pubblica, di
proteggerli. v Sentiamo che negli ultimi
tempi l’intera opinione pubblica è preoccupata riguardo all’elezione del
nuovo Presidente dell’Albania. Noi, Pastori della Chiesa Cattolica, in nome
di tutti i credenti, facciamo un appello a tutti di sentirsi più responsabili
riguardo alla situazione in cui si trova l’Albania e impegnarsi per un futuro
migliore. Con questo desiderio facciamo un appello a tutti i Deputati, di
mettere da parte gli interessi personali e di eleggere con responsabilità una
personalità che unirà la società Albanese. Dandovi la nostra benedizione
pastorale, vi assicuriamo che, con amore umiltà, compieremo la nostra
missione con fedeltà verso Cristo, il Padre Santo, la chiesa in Albania, e
non cesseremo mai di pregare per lo sradicamento di tutte le malignità che
hanno afferrato il paese. I Vescovi della Chiesa Cattolica
in Albania |