“Il carrello” dal numero falso
Editoriale di Sokol Pepushaj
Secondo
fonti del Dipartimento dello Stato Americano, sono 100.000 le prostitute trafficate
ongi anno nel mondo. Questo numero diminuisce con i stessi ritmi della crescita, poiché molte commettono suicidio, vengono affette da malattie oppure vengono messe in prigione.
In
molti casi queste donne cominciano il mestiere più antico e che rende di più, essendo “assetate” di una vita libera, indipendente, mentre le prostitute
albanesi sembra siano “assetate” prima di tutto di soldi. Le cifre ufficiali danno un numero di circe 30-35 mila prostitute albanesi nelle strade d’Europa, le quali oltre i problemi sociali per il nostro paese,
sono diventante un “incubo” anche per gli europei, i quali non vedono più in loro la pura feminilità, ma le incurabili malattie, poiché la loro attività avviene principalmente per strada, incontrollato, e senza protezzione. Un impiegato della polizia italiana ci afferma che le prostitute albanesi nel 90% dei casi
fanno uso di narcotici, e conoscono le vie meglio degli italiani stessi.
Questo fenomeno negativo non può essere etichettato semplicemente alla mancanza della legge in Albania,
me prima di tutto pensiamo
che sia per mancanza di cultura. Sono molto rari
i casi quando le
prostitute vengono prese
con forza dai tutori. Nel Sud
Albania
dove questo fenomeno è più toccabile che nel Nord, 67% delle prostitute sono donne, quindi non sono ragazze o minorenni. Loro sono coscienti di quello che fanno,
anche se la mancanza di cultura non le dà la possibilità di pensare la fine,
prima di gustare l’inizio.
Quì si rivela la motivazione interna ed esterna,
quindi le sembra divertente mentre vanno verso quello che loro stesse
vogliono. Dimenticano questi contingenti che anche la prostituzione “normale” del mondo sviluppato, dal punto di vista della coscienza e della dignità albanese è ancora negativo ed innaccettabile, poiché in verità nessun albanese non accetta coscientemente di avere un membro della famiglia come prostituta. In poche parole il considerarsi di questo come un lavoro normale da parte di molte donne albanesi, è meglio che sia
cambiato tramite l’educazione sessuale nelle scuole, nella stampa e nei media, analizzando le drammatice conseguenze e gli efetti di schiavitù, ma anche con delle leggi severe e condanne. Rispettare i diritti dell’uomo non pensiamo si intenda
reabilitare le prostitute, due terzi
delle quali sono coinvolte anche nei gruppi
mafiosi. Seguendo delle buone politiche
di integrazione si fa un buon investimento
per il futuro. Sarebbe meglio se loro venissero raggruppate in centri controllati, affinché non siano causa di malattie. Oggi, all’inizio del
nuovo millennio non è più il tempo di dire “Signore perdonaci”. Lo stato, la coscienza generale e la cultura albanese, la polizia e gli organi della
giustizia, anche se gli sforzi per entrare nello spazio della Comunità Europea richiedono infrastrutture di libertà d’azione, hanno tutte le possibilità di controllare e ridurre il rischio
e le conseguenze della prostituzione illegale.
Il
numero delle prostitute albanesi è comunque più alto di quello ufficiale. Non dimentichiamoci che queste donne
sono private dalla vita e
biologicamente non possono
riprodurre la vita. Nessun
stato democratico non è daccordo con la prostituzione incontrollata, anzi un tedesco che èra
stato infettato dall’AIDS in un albergo di
Tirana con una 21-enne albanese
diceva:
“Ho preso la malattia,
pensando che le albanesi sono pure”, ed aggiunge: “Infatti ho controllato
a quella donna anche il numero del “carrello”,
ma sembra che il numero èra
falso”. Con questo vogliamo dire che la polizia ha molto lavoro da fare negli alberghi quì a Tirana e nelle altre città,
pure in molte basi illegali.
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