koka

nr. 50 / 7 tetor 2003

alukit

numrat

Il 12 Ottobre, sarà un ritorno indietro, uno stato d’immobilità, oppure un cammino in avanti ed uno stacco dalla povertà, il crimine, la corruzione, l’esercito politico dei vagabondi?! Gjergj Leqejza, Mustafa Lici, oppure Artan Haxhi?

    Il giorno delle elezioni non intende rispondere, se sarà un ritorno indietro, uno stare fermo nel fango, quindi d’immobilità, oppure un cammino in avanti verso lo stacco dalla povertà, dal crimine, dalla corruzione, dall’esercito politico dei vagabondi che temono la legge, le elezioni locali. Prima di tutto, quindi, il 12 Ottobre sensibilizzerà l’opinione di Scutari su quello che merita, prodotto questo della coscienza politica che il popolo ha assimilato durante questo Calvario di lezioni con... la classe politica, durante questi successi o delusioni con... la classe politica, durante il tempo perso o guadagnato con la stessa classe politica.

    Prima che l’uomo sia fans di un partito è un uomo che vuole vivere la vita. Scutari, prima di essere una nozione geografica, culturale, artistica, cittadina, è un espressione della coscienza della coerenza politica, incarnata questa in tutti quelli che il 12 Ottobre trascureranno un lavoro, un impegno oppure una visita, e si diriggeranno verso i centri elettorali, per seprimere la loro volontà per loro stessi, per l’uomo che sarà non solo il primo cittadino di Scutari, ma per l’uomo che si assumerà il grande peso delle preoccupazioni e i problemi della loro comunità.

    Come ogni altro confronto politico, le elezioni locali, ovunque, ma particolarmente a Scutari, crediamo che siano una rutine che governa il giorno rumoroso con i vagabondi che potranno tentare di rubare il voto, con scutarini stanchi di questa lunga carovana 13 enne di finzioni politiche. In queste condizioni ti viene naturale la domanda “Chi sarà il valore definitivo di queste elezioni, Gjergj Leqejza, Mustafa Lici, Artan Haxhi, oppure qualcun altro?” Scutari meriterà comunque quello che eleggerà, come anche ha meritato quello che ha. Quest’ultimo, uno status quo politico, definito nelle condizioni di un’ubbriacezza e distrazzione dell’opinione.

    Come in tutta l’Albania, ma particolarmente allo Scutari che ha bisogno di lavoro e non menzogne, per paragonarsi pure con Puka, questa domanda retorica preoccupa anche il cittadino più indifferente, col’quale è in debbito ognuno che ha il coraggio politico di rappresentarsi come parte della battaglia elettorale, come prossima alternativa politica. Non sarebbe buono che di nuovo dopo tre anni, il sindaco si giustificasse, come tutti quelli che erano fino ad’ora, ricordandoci, in altre parole il proverbio “chi si pente del peccato è come quello che non ha peccato”.

    Se si nota attentamente e con imparzialità per questo momento delicato, il clima politico in queste elezioni, non si presenta tensionata in generale, con alcune eccezzioni che, viste nell’ambito delle elezioni, si possono anche battezzare come normalità, isteria ed arroganza. Questa pace, forse, stabilita senza alcun preaccordo fra le parti nella battaglia elettorale, non ha forse la capacità di assumersi a mostrarci almeno un po di ottimismo il quale dovrebbe ispirare circa 2.800.000 albanesi, i quali si volgeranno alle urne il 12 Ottobre per esprimeve la loro volontà per un futuro diverso. Rimane positivo soltanto il fatto che l’opinione fornisce l’idea che attualmente abbiamo a che fare con una classe politica più moderato, più calmo, lontana alle tensioni, la conflittualità, i problemi sociali e cittadini, dove naturalmente le vittime sarebbero, come sempre, gli innocenti.

    Scutari, per natura si offre come un caso molto complicato per la rappresentazione politica, quello appartenente alla sinistra, oppure come ad alcuni piace chiamare, i comunisti. Quello, però al quale devono essere molto attenti, prima di tutto quelli che sono entrati in questa battaglia elettorale per vincere, promettere o lavorare, è il rendersi coscienti della realtà, la conoscenza delle circostanze e l’impegno, non elettorale, ma cittadino, prima di tutto, e poi politico, affinché, secondo il mandato dato dal popolo, siano iniziatori dei cambiamenti, della restituzione della dignità calpestata durante questa infinita transizione.

    Non è certamente facile vincere qualsiasi battaglia, tanto meno quando no si impara ad avere le stesse regole di gioco, ma con la volontà di gridare agli altri “vieno con noi”, oppure con la volontà di essere anche quello che si elegge “uno di loro” che si eleggono, tutto si rende possibile, realizzabile.

    Siccome ci siamo bruciati così tanto dal latte, dobbiamo ora soffiare anche allo yogurt, e dubbitare che quello che è stato promosso durante questi giorni di presentazione dei candidati e le loro alternative politice, forse sarà qualcos’altro divrso da quello al quale si deve preparare chi il 13 Ottobre manderà per le strade i militanti, i fans, gli attori della sfida elettorale...

Editoriale di Sokol Pepushaj & Albert Vataj