koka

nr. 53 / 23 dhjetor 2003

alukit

 

L’inizio di un dibattito

Il libero movimento degli albanesi comincia dando ai giornalisti visti a lungo termine

“Se avete un invito acceleremo la procedura dei visti”, è il ritornello di ogni ambasciata o consolato verso i giornalisti di Scutari

Noi ci domandiamo: “Che cosa c’è di male nel dare ai giornalisti visti a lungo termine?”

    Sono rimasto impresso da un incontro nel Consolato d’Italia, con il primo Console della Republica d’Italia a Scutari (per il periodo post comunista, ovviamente), Stefano Deleo. In attesa di un visto turistico di un mese, per una visita da un mio famigliare in Italia, il Console Deleo mi disse di aspettare un po’. Dopo pochi minuti, egli torna con il mio passaporto dove il mio visto da un mese, il primo nel mio passaporto del nuvo modello, era stato annullato. All’inizio rimasi stupito, fino a quando Deleo volse l’altra pagina dove notai un altro visto. Mentre mi dava il passaporto, Deleo mi disse: “Invece di un visto da un mese con un solo passaggio, le do un visto “Shenghen” da sei mesi, con molte entrate ed uscite. Voi siete un giornalista e dovete andare in Europa. Siete voi i primi che porteranno in Albania l’esperienza e lo spirito europeo. Nello stesso tempo, mosterete che nel vostro paese non esistono soltanto i traffici, il crimine e la corruzione...

    Quel visto, a causa dei miei impegni personali e di lavoro, non è stato mai usato effettivamente, però rimasi impresso dal semplice ragionamento del Console Deleo, al quale, ovviamente presentai tutti i documenti neccessari. Alcune settimane fa, per ragioni personali, mi presentai al Consolato Italiano a Scutari per chiedere un visto. Il Console, Roberto Orlando, ed altri dipendenti del Consolato accellerarono al massimo le procedure, siccome si trattava di mandare una persona ammalata. Ho ricevuto i visti entro un breve tempo, dopo aver presentato ovviamente tutti i documenti richiesti (colgo l’occasione per ringraziarli tutti per l’aiuto).

    Poco tempo fa, esisteva un idea di collaborazione tra il Console Deleo, i Prefetto Leqejza ed il Sindaco Rusi, a favore dei giornalisti. Si pensava che i tre direttori, o proprietari delle TV di Scutari ed un giornalista per ciascuna delle TV, fossero muniti di un visto a lungo termine. Non c’era bisogno di un lungo ragionamento riguardo ai motivi di questo fatto, poiché si capiscono, comunque tutto rimase semplicemente un’ idea. Non credo di aver rivelato un segreto, poiché ormai siamo in altre condizioni: a Scutari c’è un altro Console, il Sign. Orlando, mentre al Sindaco Rusi è scaduto il mandato. In realtà, durante questi pochi mesi dall’inizio della sua missione diplomatica a Scutari del Console Orlando, egli ha stabilito delle relazioni buonissime con la comunità dei giornalisti. Gli è stato spiegato cualqosa anche riguardo a quanto ho già menzionato. Il Sign. Orlando si è mostrato pronto ad accelerare le procedure per i giornalisti, affinché loro abbiano un invito per uscire dal paese, ovviamente dopo aver riempito tutti i documenti necessari. Io porrei una domanda, nonostante questo, la risposta della quale sarei felice di riceverla da chiunque: “Che c’è di male nel munire i giornalisti di Scutari opure del Nord, con dei visti a lungo termine?” Dalle informazioni che abbiamo, i colleghi di Tirana non hanno il minimo problema riguardo a questo e vengono muniti facilmente di visti da qualunque ambasciata. Perché a Scutari succede il contrario?

    La prima preoccupazione, espressa anche alla comunità dei giornalisti, è quella dei giornalisti finti. Sono stati dei casi, nei quali degli individui si sono presentati come giornalisti dei media di Scutari. Esistono comunque le possibilità di eliminare questo fenomeno. Da 10 anni, a Scutari è stata formata una comunità stabile di giornalisti, alla quale vengono spesso aggiunti nuovi giornalisti, tutti però identificabili. Esiste un’associazione di giornalisti “Unioni i Gazetarëve të Veriut” (UGV), (L’Unione dei Giornalisti del Nord), la quale dispone ogni neccessaria informazione. Oltre a questo vi è una Federazione Sindacale dei Media, la quale può aiutare in questa direzzione. Allo stesso tempo, il Consolato Italiano a Scutari ha ormai i neccessari raporti anche con i proprietari ovvero direttori dei media, qui. Il loro timbro e le loro firme sono riconosciute, nonché i documenti ufficiali con le loro testate. Loro stessi sono interessati ad eliminare i finti giornalisti. Se questi filtri che abbiamo menzionato venissero usati, svanirebbe ogni dubbio del Consolato Italiano.

    La sconda preoccupazione è quella della possibilità che i giornalisti muniti di visto, non tornassero. Se il visto fosse a lungo termine e con molti passaggi, nel migliore dei casi, ogni giornalista proverebbe a stabilirsi nella sua professione in uno dei paesi della CE. Quale dovrebbe essere il problema in questo caso? Altrimenti, ognuno di noi ritornerebbe in Albania, a Scutari, per andare avanti con la sua professione. Una garanzia in più è anche il fatto che ormai si è consolidato una comunità di giornalisti a Scutari, dove onguno si è creato il suo profilo, una reputazione, una personalità. Nessuno di noi vuole abbandonare la sua professione (anche se lo esercita generalmente in condizioni non proprio favorevoli, paragonato a Tirana), in cambio di una lavoro fisico in un altro paese???

    La terza preoccupazione è quella della documentazione da presentare. Se hai un’ invito da qualcuno per andare in uno dei paesi della CE, ci sono alcuni documenti da presentare. Questa è sicuramente una procedura, però se i visti vengono richiesti spesso, queste procedure richiedono molto tempo e soldi, che i giornalisti devono spendere. Un visto a lungo termine eliminerebbe tutto quanto abbiamo già detto.

    La quarta preoccupazione è quella della posizione dei giornalisti dei media di Scutari, ma anche di quelli che lavorano come corrispondenti nei media di Tirana. Gran parte di noi, purtroppo, per una ragione o un’ altra, non hanno dei contratti, oppure se li hanno, non vengono assicurati o qualcosa del genere. Questo non dipende tanto dai giornalisti quanto dai proprietari ovvero i direttori, mentre i problemi li affrontiamo e li affronteremo noi giornalisi. In realtà siamo dei giornalisti professionisti, perché lavoriamo “a tempo pieno” in questa professione, provediamo di mantenere le nostre famiglie con questa professione, siamo conosciuti non soltanto a Scutari ed Albania, ma anche oltre, come giornalisti, mentre i consolati o le ambasciate ci chiedono però dei contratti oppure autentifiche da parte di varie istituzioni, il ché non dipende da noi. Questo in funzione alla garanzia del nostro ritorno in Albania, se fossimo muniti di un visto.

    Penso che questo articolo è un semplice invito ad un dibattito. Un tema del genere si è aperto in generale nel Parlamento Albanese, con più ampie dimensioni: Il libero movimento degli albanesi nella CE. Forse siamo ancora lontani riguardo a questo, poiché abbiamo appena cominciato a camminare (forse) in una strada mostrataci dagli europei della CE. Forse sarebbe buono che prima del libero movimento degli albanesi in Europa (ancora un utopia, per un po’ di tempo, mio avviso), sarebbe meglio rendere possibile il movimento dei giornalisti nella CE, con dei visti a lungo termine. I nostri colleghi di Tirana hanno raggiunto questo ormai da anni. Perché non fare si che anche i giornalisti di Scutari, Durrazzo, Valona, Elbasan ecc., abbiano questa possibilità?! Se cerchiamo una finestra sull’Europa, quella si può aprire soltanto dai giornalisti. I politici hanno mostrato he mostrano la loro incapacità in questa direzzione.

Blerti Delija

Capo dell’Unione dei Giornalisti del Nord

Redattore Capo di TV “Rozafa”