koka

nr. 54 / 13 janar 2004

alukit

 

In Albania governano i perdenti

                È un fatto che i vincitori sono quelli che hanno astenuto nelle elezioni del 12 Ottobre 2003, mentre quelli votati sono vincitori, quelli che governano dunque, poiché circa 65% degli albanesi non mostrarono interesse di votare. Il fatto che questi grandi perdenti governano vuol dire che la politica albanese non riserva niente di promettente riguardo all’indispensabilità di coinvolgimento nei passi dei cambiamenti.

                La battaglia politica che ha coinvolto certi imbecilli e l’appoggio di opponenza di alcuni “galli” politici, sta portando ad una perdita totale della speranza sullo sfruttamento della possibilità che l’Albania ha. Insistendo in questo clima instabile, senza luc e speranza, il Partito Socialista ha spesso provocato tensioni, cercando di fare si che l’elettrizazione della situazione potesse paralizzare la politica, affinché il loro scopo potessere essere realizzato, sapendo nascondere la verità.

                La tattica usata da Nano nel rappezzare il governo, il che si è realizzato con la piena volontà della sua mancata volontà come guida, non è tanto più dell’eliminazione della possibilità dell’opposizione di essere degna del trono del governo. Nano, ormai consapevole che non ha niente di più da perdere, sta faciendo il ruolo dell’annegato, il che garantisce il suo destino tragico nel trovarsi vicino ed al suo fianco pure dei camaleonti come Paskal Milo, Skender Gjinushi, Vangjel Dule, e perché no più tardi Ilir Meta, quando gli servono come possibilità di salvezza.

                Trovatosi sfiduciato di fronte al suo popolo e l’Occidente, Nano è deciso nell’essere eclettico, pure “distruggendo” gruppi come quello di Meta. Chiunque però che crede che si tratti di un’onesta battaglia politica, si sbaglia. Ci sembra che questa situazione sia entrata per sbaglio nel rumoroso scorrimento sotto la logica della “vendetta Nano”. Nano è uno di quelli che sa vincere gli oppositori, uno di quelli, che quando ne ha bisogno, non gli è difficile ammettere i passi positivi del partito di Berisha, come la Legge 7501, ecc. Un tale coraggio non manca nemmeno a Berisha, come per esempio l’appoggio alla guerra in Iraq, ecc.

                Un altra strategia affinché i perdenti si trovino sul trono è la feroce polarizzazione, gli affrontamenti tra le generazioni, ovvero la diversità delle opinioni, che attaccano quando si presentano come alternative. L’avvicinamento di Nano con Berisha, l’allontanamento, la divisione oppure il mettere i guanti da pugilato, sono state sfruttate come elementi di ponteggio. Che superficialità!

                Visto dal punto di vista dell interesse del cittadino, del astenente dunque alle elezioni, di quella parte “insignificante” che è circa il 65% della popolazione, questo gioco politico è una farsa che viene fabbricata mentre per la politica ci sono ben altre preoccupazioni, più immediati, dalle quali dipende il futuro del paese. Se venissero presi in considerazione, dal punto di vista del cittadino, la legge sulla terra, il restituimento dei soldi agli ex prigionieri politici, il furto al tesoro di stato, il quale forse non è stato rubato, poiché è da tempo che non si menziona affatto, la comissione anti-Rama ed il silenzio totale dopo, detto apertamente la giustificazione per la perdita dell’avvocato che molto presto potrebbe passare dalla parte di Nano, per lasicare forse il turno a Meta di avvicinarsi alla destra, cose che non sono del tutto incomprensibili.

                Certi imbecilli che durante il regime di Enver non avevano alcun diritto morale e politico di giocare questa carta, spinti da motivi che non vanno oltre gli interessi personali, oppure i compiti di una distante Katovica.

                Non è fuori normalità che cose del genere costano, se non sono costate fino ad’ora, poiché le elezioni parlamentari sono il prossimo anno e questi “gli astenenti” sono un pò numerosi.

                Non c’è alcun dubbio che certe manovre, considerate dalle noste percezzioni come conflitti, siano la fermentazione di un clima per frenare le volontà politiche sul coinvolgimento dell’Albania nei programmi di sviluppo. Purtroppo anche l’impegno politico nel campo dell’opposizione, per il momento sembra tiepido, se si tratta di portare un nuovo corso nella politica ed economia albanese.

                Comunque, qualsiasi tipo di procedimento in se stesso sembra che rimarrà ancora per un pò di tempo una situazione compromettente, dove i perdenti non saranno i protagonisti, ma i spettatori. I vincitori dunque potrebbero essere di nuovo i perdenti.

                Soltanto le alternative ed i movimenti coraggiosi potranno portare un’altra configurazione.

Editoriale di Sokol Pepushaj, Albert Vataj