koka

nr. 91 / 4 maj 2006

alukit

 

L’ex- Console d’Italia, Armao, viene in albanese ed entra con dignità nel fondo d’oro della cultura albanese

Nelle mani del lettore scutarino ed quello albanese in generale, viene il libro dell’ex- R. Console d’Italia a Scutari, negli anni ’30, Ermanno Armao: “Vende, kisha, lumenj, male e toponime të ndryshme të një harte të lashtë të Shqipërisë Veriore”, tradotto in albanese.

Le investigazioni del sig. Armao si sono basati in una ricca letteratura dei vari tempi dal medioevo fino al primo quarto del 20° secolo e contiene 76 fonti, quali libri di vari autori, enciclopedie, relazioni, nonché 8 carte consultate.

      Per molti studiosi, ed anche per me, il sig. Armao è conosciuto per i suoi scritti ne “Hylli i Dritës”, che contengono pezzi di quanto presentato nel libro appena pubblicato. Al lettore viene presentata una piccola storia della cartografia albanese fino al 17° secolo, continuano i commenti del sig. Armao sulle carte dell’Albania di P. Vincenzo Coronelli, e la Carta Corsi delli fiumi Drino e Boiana, e la Carta Albania di Cantelli.

      Come viene costatato nel contenuto del libro, il Console Armao sembra dare molta importanza alle carte, si basa molto su di esse, come primo mezzo non solo per l’orientamento sul terreno ma anche per i lavori di studio e ricerca nell’ufficio ed auditorio.

      Un posto importante viene dato ai toponimi della carta Coronelliana, che occupano l’intero capitolo quarto, con 270 voci, dove viene inclusa tutta la regione dalle città di Tivar e Podgoriza ad ovest, e fino a Valbona, nella riva sinistra del Drino Nero ad est. Ovviamente la selezione dei toponimi è stata fatta secondo le spedizioni e le conoscenze dell’autore, sul quale si basa il sig. Armao. I toponimi descritti vengono suddivisi in 9 gruppi: a) località, b) chiese, c) monti, d) fiumi e torrenti, e) laghi e paludi, f) passi e guadi, g) golfi, foci, promontori, ecc., h) “popoli”, i) territori.

      In ogni gruppo, i toponimi sono elencati secondo l’alfabeto, così come vengono presentati anche sulla carta. Ogni voce che presenta un luogo, è identificabile tramite i brevi dati geografici e storici ed è accompagnata da una bibliografia. Si nota il fatto che l’autore, in ogni luogo, a fiancho dei riferimenti dal Coronelli, fa i suoi interventi dalle sue investigazioni e la conoscenza fatta direttamente sul luogo, dei vari oggetti.

      Il libro è accompagnato da numerose spiegazioni facilmente accessibili al lettore, siccome gran parte d’esso si riferisce agli studi estesi in un periodo di circa 2 secoli e mezzo.

      La toponomastica è costruita con la dovuta metodologia scientifica, presentando in anzi tutto l’oggetto e la sua collocazione e poi una breve analisi, il che facilita l’orientamento ai lettori.

      Questo libro, tradotto in Albanese da Akil Spathari, è benvenuto dagli studiosi dei vari campi, in primo luogo da noi del campo della geografia, dagli alunni e studenti, ma anche dai lettori che vogliono conoscere di più sul territorio del nord.

      Un altro valore del libro è il fatto che ci insegna come amare il luogo di nascita, mentre anche stranieri come il Console Armao, hanno scritto con passione e particolare impressioni per il nostro paese. Nello stesso tempo, questo comporta una sfida ed un incoraggiamento ad investigare con degli studi aggiuntivi e più dettagliati su questa regione molto interessante, che ha attirato sin dall’antichità in poi l’attenzione degli studiosi stranieri.

      Ovviamente ce ne sono stati altri scritti sulla regione del Nord, però rimane per tutti secondo i vari campi, il dovere di riflettere i valori storico-geografici, culturali e le possibilità dello sviluppo economico e turistico di questa regione, la quale è una delle regioni meno sviluppate in Albania.

      Un ringraziamento e rispetto meritevole a tutti coloro che hanno contribuito alla preparazione per la pubblicazione di questo libro che abbiamo nelle mani. Inanzi tutto al sig. Roberto Orlando, Console d’Italia a Scutari, che ha continuamente dato degli spazzi alla cultura. In fine vorrei sottolineare, tramite il giornale “Shqipëria Etnike” per tutti coloro che parlano albanese e italiano in tutto il mondo, che il libro di Ermanno Armao (R. Console d’Italia e Scutari, 1928-1932), occuperà un posto meritevole nel fondo d’oro della geografia storica albanese.

Mahir Hoti, Rettore dell’Università “L. Gurakuqi”, Scutari

 

Il crimine economico, la mafia politica e lo stato. L’Albania come la Sicilia di quarant’anni fà

Quella che viene chiamata oggi guerra contro la corruzione, la battaglia nelle strutture della giustizia e legge, la diramazione dei monopoli e la strutturazione dell’uguaglianza sociale, in altre parole è guerra dello stato contro la mafia. Noi come giornale indipendente non possiamo non dire quello che è male se non viene detto, anche se saremo pregiudicati da segmenti del crimine, oppure comunisti che si leccano i denti e sono contenti per qualche piccolo sbaglio del governo Berisha e prendono delle posizioni mediatici come se fossero alla soglia della ripresa del potere. Per non essere pregiudicati, quindi da nessuno per l’iperbolizzazione dell’articolazione, cerchiamo di argomentare perché è indispensabile all’Albania la guerra contro la mafia e perché i mafiosi sono diventati uno, mentre la politica della sinistra, ormai contestata anche dall’occidente, se ne sta con le mani in mano e giura che l’anno prossimo creerà la “grande crisi” ostacolando l’elezione del Presidente della Repubblica. Sogni ad occhi aperti. Comunque, ce n’è di cui preoccuparsi. Sono pochi quelli che hanno avuto il coraggio di testimoniare che in Albania, come in molti altri paesi, come la Sicilia, c’è mafia. Il crimine economico è il terreno più comodo dove ha avuto un grande sviluppo il potere economico-politico, dove la forza ed il motivo verso la piramide dello stato è il crimine.

       Dando un’occhiata all’origine della mafia, si notano molte cose in comune con la realtà albanese in generale e la politica albanese in particolare. Non pretendiamo che si assomigliano come due goccie d’acqua in molti casi, però quando si assumono di assomigliasi, sono quasi identici. L’ex ministro Arben Malaj giura sulla “testa di Edi Rama” di essere pulito. Noi rispondiamo che nelle cartelle della giustizia albanese ci sono molti aspetti mancanti e che solo nel nord albanese basta aprire alcune cartelle per provare quanto dice il Primo Ministro. Davanti agli occhi di tutti gli abitanti del nord passano le fiaccie dei corrotti che gira la voce che siano di facile accesso a Malaj. Che abbia o no, poco importa, secondo le carte e i documenti per intenderci, poiché ci dev’essere qualchè differenza tra la mafia che conosciamo e quella mafia conosciuta come classe politica, come i boss degli affari o dei media. Si tratta anche degli omicidi. La giustizia albanese non è giunta ancora alla conclusione che questo o quello omicidio ha uno sfondo economico-politico, quindi mafioso.

      In Albania, però, ce ne sono alcuni fattori che promuovono questo. Ma come può nascere? Abbiamo notato che una parte di quello che hanno rappresentato, e che rappresentano tuttora la politica albanese, ha una provenienza genetica che suscita dei dubbi, per vestire loro la generazione di una personalità politica, oppure di un uomo di stato. Parte di loro erano accidentalmente in politica. L’altra parte sono venuti e fatalmente hanno salito i gradini non uno ad uno ma cinque a cinque, verso il potere, completamente accidentalmente.

      Non è un argomento da tralasciare, da dimenticare, il fatto che gran parte della classe politica è apparsa sugli scermi, davanti alle nostre famiglie, nel nostro destino. Ma chi? Gente con dei precedenti penali. Detto più chiaro, ce ne sono alcuni di loro che ne approfittano e godono di questi profitti, da gente che ha le mani sporche di sangue. E, naturalmente, questo è un favore ed il favore chiede favore, secondo il costume. Il Capo della Procura, Theodhori Sollaku ed altri procuratori ed investigatori hanno chiuso dei dossier di crimini, hanno scarcerato alcuni come innocenti, hanno fatto dei privileggi agli affari di alcuni, il che sembra ci vuol dire che tutto quello che gli è passato per la testa lo hanno avuto. Essi sono gente che dettano legge ovunque si trovino. Ci sono anche casi quando uno prende il fucile e blocca una parte della città che poi la vende a qualche politico. La proprietà pubblica dunque. Appena il nostro giornale si metterà in diretto contatto con il Primo Ministro Berisha, pubblicheremo le proprietà ottenute dal nulla. A Tirana, ma anche nel Nord c’è molto da fare per la procura, la giustizia, così come ce n’è normalmente nel Sud. Normalmente, l’amico del ministri, del viceministro, del deputato, detta ancora legge col fucile, con le minaccie, con la mafia. Perche, non c’era nessuno, specialmente nelle città dove la gente è educata, che potesse al minimo contradirlo, e nemmeno gli uomini della legge. Perciò gli occidentali sono molto attivi in Albania oggi. Gente apparsa dal nulla, che creò molte imprese, che comprò grandi terreni anche nel mezzo della città, che aveva ed ha potere politico, sono stati fino ad ora come un fucile pronto per alcuni, ed un sacco aperto per altri, ma che considerano la politica come una muca. Per non finire quì questa corsa di questi svergognati nelle campagne e radunanze politiche, fino alle presenze false diplomatiche, vanno ancora oltre. Sono entrati personalmente nella politica, oppure hanno avuto il coraggio di avvicinarsi il più possibile al potere, nonostante il Primo Ministro li accusava. In queste condizioni, facendo paura, ed essendo finanziariamente sazzi, ormai con l’imunità politica, pensavano di diventare invincibili, e di poter comperare tutti i media. Nessuno oserebbe tagliargli la stradao fino ad’oggi. Chi osava venica ucciso, oppure si trovavano altri modi per farlo tacere.

      Infatti, “ieri” è così che nacquero e morirono gli abitanti. Nelle condizioni di uno stato pieno di pezze, loro non hanno bisogno di andare fino all’eliminiazione fisica degli oppositori. Sono stati trovati altri mezzi, meno costosi e più efficaci. Cominciano con le multe, concorrenza disonesta negli affari e minaccie di tutti i tipi. Questo non significa che non sono finiti anche in omicidi. Noi non siamo riusciti ad articolare questa o quella esecuzione come letteralmente mafiosa, quindi lasciamo da parte le chiachiere dei media.

      Queste condizioni e la motivazione delle situazioni a favore di uno o del altro candidata per la “vittoria” nelle elezioni, fecero nascere ed ottenere i gruppi criminali, bande, criminali professionisti, non solo per l’Albania, ma per tutto il mondo dove vivono gli albanesi. Normalmente, avendo la schiena protetta, portanno dettare legge, potranno non avere concorrenti, potranno fare tutto quello che gli passa per la testa, perché ci sarebbe sempre qualcuno pronto a prepararne l’innocenza. Non dimentichiamo, il Presidente del Parlamento, Jozefina Topalli ha avuto degli argomenti per il Procuratore Generale sin dall’inizio.

      Ultimamente sembra che molto di questo, quindi gli alti piani di questo edificio, cominciano a crollare. Appare chiaro che le fondamenta di questo cosidetto stato dentro lo stato cominciano a vacillare anche col solo fiato. Questo viene tradotto nei tam-tam ad occhi chiusi di una parte degli esponenti della politica albanese. A molti non importa che il Procuratore Generale è giunto alla momento del restituimento del mandato, insieme a questo la possibilità di un opportunità per esaminare e fare giustizia per i 84 dossier. Almeno questo è di quanto la maggioranza l’ha accusato apertamente. Dietro quei dossier ed uno convinto, essi hanno costruito una gierarchia del crimine politico ed economico, riducento il paese in un cancro d’impossibilità e fatalità, silenzio e paura.

      Che gli sarà difficile al Primo Ministro Berisha durante questo mandato, a gettare le fondamenta e costruire l’istitucione della giustizia e degli obblighi verso lo stato, questo è indiscutibile. Ma, nella politica però, siamo e vogliamo essere giocatori attivi. Non vi è, comunque, nessun dubbio che per così poco tempo, il Primo Ministro ed il Governo ha sistemato molte cose, e continuerà a correggere qualche “sbaglio”, forse facendo dei compromessi anche con le impossibilità, ogniqualvolta sarà necessario. Questo, poiché l’occidente vuole ad ogni costo vedere l’Albania andare avanti, poiché i boss del crimine hanno messo delle radici profonde e per sradicarli ci vorrà un bel pò di lavoro, almeno fermezza e coraggio.

Albert Vataj