koka

nr. 94 / 3 gusht 2006

alukit

 

Il buffone  dell’Imperatore di Roma nel 3° secolo, e la buffonata della politica albanese nel 21° secolo

Nella natura umana non è stato provato che ci si può fidare di chi imbroglia. Il comportamento dell’uomo dal punto di vista sociologico è un processo di gruppo. Mentre dal punto di vista biologico, il comportamento, le tendenze, sono nate. La complessità della percezione della persona biologica, della guida senza giustizia sociale, razziale, religioso, sessuale o etnico, il mondo ormai lo conserva nei musei.

Claudio, il severo Imperatore di Roma nella fine del 3° secolo, secondo il costume del tempo, doveva esaudire un ultimo desiderio a chi era condannato a morte. Quest’ultimo aveva chiesto che l’Imperatore stesso, con le sue mani, lavasse la sua faccia con l’acqua.

Lo portarono davanti all’Imperatore, il quale, riempite le mani d’acqua, gli lavò la faccia.

- Portatelo sulla croce - disse il severo Imperatore.

- Maestà, voi non avete esaudito il mio desiderio, - rispose il criminale.

L’Imperatore lo vide amaramente, ma il criminale, tutto tranquillo disse:

- No, maestà, io non ho faccia, la mia faccia è il mio fondoschiena, altrimenti non avrei fatto il crimine che ho commesso…

L’Imperatore ridette e non solo non lo crocifisse, ma lo prese come buffone, accanto a lui.

Questa favola di 18 secoli fa sembra toccabile oggi nella politica albanese. I politici che non meritano più fiducia, si stanno comportando come il criminale con l’Imperatore Romano. Nonostante sono diventati i buffoni degli albanesi e i buffoni d’Europa, dove ogni giorno vi è un duello tra la riconciliazione e la discordia, coloro che distrussero l’Albania nel 1997 e guidarono il paese accidentalmente per otto anni, hanno ora il coraggio non solo di “oscurare” ogni iniziativa del governo, ma non riescono nemmeno a capire che sono diventati cosi buffi nelle “alternative” che offrono. La formazione del Polit-Byro del Partito Socialista, è un ritorno indietro, o no? È come copiare lo stesso Enver Hoxha. Volete delle spiegazioni? D’accordo, pienamente d’accordo.

Skender Gjinushi sembra abbia tutte le sembianze del capo del Polit-Byro di Enver Hoxha. Edi Rama sembra abbia assunto l’immagine di Spiro Koleka che in quei tempi curava gli Affari Mondiali. Neritan Ceka si può dire abbia la doppia immagine tra Kadri Hazbiu e Simon Stefani. Ma, guardate attentamente Paskal Milo. Paskal vorrebbe pazzamente avere il ruolo di Foto Çami nel nuovo “polit-byro”. E Ilir? Meta dichiara che sarà il prossimo primo ministro, nonché il suo importante ruolo nel byro è quello di Hysni Kapo.

Meno importante si presenta nella configurazione del nuovo Byro, Pandeli Majko, per il quale tutti i ruoli sono usurpati, e non gli rimane altro che mettersi nel ruolo di Pilo Peristeri.

Il giornale del PS è quello che ha cominciato Enver Hoxha, mentre il Polit-Byro è stato formato di nuovo. Edi Rama non ha tardato e dare vita all’unica azione politica che conosce, quella del regime di Enver Hoxha. Chiamando tutti i piccoli dell’opposizione nella presidenza del Parlamento, egli ha cercato di convincere se stesso e gli altri che, nonostante il crollo del mito di Zogu i Zi, del Procuratore Capo Sollaku, della mafia e del crimine, la situazione non è tanto grave e che presto si vedrà il risultato.

Ma le parole sono parole. Per questo a Edi Rama serve un imitazione formale del modo in cui i loro predecessori facevano politica. La decisione è stata presa: il Funzionamento di un Partito Unificato, guidato da un Forum Comune, che guiderà tutto. Un Polit-Byro dunque, un byro come molto tempo fa che prenderà la decisione su quando cominceranno le manifestazioni, quando sarà il momento di attaccare le istituzioni, ma soprattutto un polit-byro da identificarsi ognuno con il suo “padre spirituale”.

Nel cuore di questo risorgimento rimane Skender Gjinushi, l’uomo che secondo le informazioni, ha tutte le sembianze di Enver Hoxha. Ma proprio tutte. Egli pretende il ruolo dell’agitatore, ma anche del preparatore della lista nera, dove anche gli altri hanno accettato di dare una mano.

Nonostante sia un pilastro alto, Edi Rama tiene la sembianza del ministro degli affari mondiali, Spiro Koleka e sogna di sacrificarsi presso i pozzi delle fogne, le macerie piene di polvere e fango. Perciò gli facciamo gli auguri per l’immagine.

Per Neritan Ceka è un po’ più complicato nella sua memoria sul polit-byro di Enver Hoxha, quindi per il momento ha rifiutati di assumere una posizione chiara nel nuovo Polit-Byro. Sembra abbia un immagine tra Kadri Hazbiu e Simon Stefani. Non di meno complicato è la posizione di Paskal Milo, pur avendo promesso di fare il ruolo di Foto Çami nel nuovo byro.

Quello che s’aspettava è avvenuto. Ilir Meta si sta mostrando molto energico nel presentare la funzione del nuovo Polit-Byro dell’opposizione, strillando che è l’uomo del lavoro, dell’azione e sarà il futuro primo ministro di questa opposizione byro-ista, nonostante afferma che non sarà come Adil Çarçani, ma assumerà il ruolo importante che nel precedente byro aveva Hysni Kapo. Ilir Meta infatti porta più l’immagine di Mehmet Shehu.

Del tutto scontento è rimasto Pandeli Majko, per il quale è rimasto il ruolo di poca importanza di Pilo Peristeri. Comunque, meglio essere periferico che mancante.

Infine, ricordate l’inizio dell’articolo, come il criminale diventò buffone.

Sokol Pepushaj

 

Albania e Italia: “Sulle ali del leone”

Predecessore dei sviluppi globali ma anche dei vari popoli e nazioni, lo è stato e rimarrà nella storia la cultura, lo scambio dei valori migliori tramandati nei secoli. Il tempo ha mostrato che ogni investimento materiale, per quanto abbia valori, col passare degli anni, decenni o secoli, perde la sua funzione primaria. Mentre con la cultura succede l’opposto, col passare del tempo, i valori aumentano accumulando continuamente grazie anche al talento che tramanda alla gente.

In questo senso sono state e saranno benvenute le manifestazioni culturali, le quali oltre a vivificare la vita culturale, avvicinano di più i popoli e i valori civili nonostante la distanza geografica. Queste distanze si accorciano, quando si tratta di rapporti secolari tra l’Italia e l’Albania, ed in particolare Scutari.

A quanto pare è stato questo lo scopo dell’attività organizzata alcuni giorni fa dal Consolato d’Italia, negli ambienti della sede diplomatica nella grande città del nord. Anche se il simbolo del leone mostra chiaramente la grandezza di Venezia, il titolo “Sulle ali del leone” era una bella trovata e noi abbiamo preferito modificarlo un po’: l’Albania e l’Italia sulle ali del leone!

All’inizio era atteso l’arrivo di un veliero  tipico veneto di decine d’anni fa. Partendo dal paese d’origine, Venezia, il veliero ha percorso un itinerario molto significante. Sono stati percorsi le rive di Grecia di Omero, poi è passato per la Croazia della famosa Siracusa, per continuare nel Montenegro dei noti Krajl, e per fermarsi sulla riva dell’Albania di Kastriota e Madre Teresa. Questi paesi, una vola sono stati una linea di successo delle relazioni e dei vari scambi dai tempi remoti. Dopo che erano stati interrotti dalla peste comunista per circa mezzo secolo, la forte simbolica mostrava che loro, insieme, guardano e devono guardare solo verso il futuro comune: l’integrazione nella grande famiglia Europea.

Dopo, la sede diplomatica italiana a Scutari, ha ricevuto le autorità locali, personalità di vari campi, capi delle comunità religiose, i media ecc. La presentazione è stata fatta dal Console d’Italia a Scutari, Roberto Orlando, che ha cominciato tutto con umore, mostrando che questo genere avvicina ancora di più l’Italia con Scutari, che in Albania è conosciuta come la culla delle barzellette, termine questo prestato dall’italiano. “Vedo qui oggi tante altre persone che non erano state invitate. Loro però sono comunque benvenute, e questo mostra non solo che noi abbiamo creato famigliarità con voi, ma anche voi con noi”, è stata questa l’espressione del diplomatico Orlando. Dalle parole del diplomatico italiano, siamo venuti a sapere inoltre dell’onorificenza con il titolo di “Cavaliere” a due impiegati del Consolato a Scutari, Signora Rosetta Cedroni e Signor Antonio Zeffiro. Queste due proposte erano state fatte dal console precedente a Scutari, Stefano De Leo, per il quale il Console Orlando ha mostrato il suo apprezzamento. In questa onorificenza per le due persone summenzionate, il Presidente d’Italia, Carlo Azeglio Ciampi ha espresso la sua riconoscenza per il lavoro svolto dal Consolato in generale sin dalla sua apertura, sicuramente per gli sforzi dei titolari De Leo e Orlando.

Anche le autorità locali, presenti in questo evento, hanno espresso le loro considerazioni non solo per i due onorati, ma anche per l’istituzione diplomatica e i suoi dirigenti in questi anni, considerandoli come promotori della collaborazione tra i due paesi, ma anche dello sviluppo della regione nord dell’Albania. Dopo il saluto del Presidente della Regione, Lorenc Luka, ha parlato il collega giornalista italiano, Maurizio Crema, il quale era anche l’ideatore dell’attività “Sulle ali del leone”.

La festa è continuata con un concerto del gruppo veneto “Galere di Fiandra e di Siria”, per poi seguire con l’Ensemble della Canzone Popolare della Città di Scutari, diretta da Bardh Hysa ed accompagnata anche dal cantante Frederik Ndoci.

 “Sulle ali del leone” è un progetto di comunicazione che vuole percorrere la storia degli uomini che sono vissuti sulle rive dell’Adriatico. Partendo da Venezia, in fine verso Grecia, toccando l’Istria, in Croazia, Albania e Montenegro. Sono dei paesi che appartengono al nostro passato e che nell’ultimo cinquantenario, sono stati buttati fuori dal presente, hanno in mente un futuro dove ci sembra doveroso essere presenti, con i stessi desideri di apertura come i marinari veneti. Vogliamo viaggiare per toccare con le mani quello che oggi è dimenticato o misinterpretato, vogliamo aprire una via per oltrepassare uno dei pochi confini rimasti, ritornando come mercanti, mercanti della storia e della cultura”. Si è espresso cosi l’ideatore, il collega giornalista Crema, che parla cosi in nome del gruppo di questo progetto.

Berti Delija

Sokol Pepushaj

 

Sait Fishta usa l’elemento criminale contro “Shqipëria Etnike”

 “Se scriverete ancora, sarete fucilati!”

Giorno dopo giorno, il crimine di ogni tipo sta subendo gravi colpi dal governo democratico del Premier Sali Berisha. Nomi importanti, una volta intoccabili e di potere assoluto, devono ormai affrontare la giustizia. In questa grande e preziosa iniziativa, unica nel suo tipo durante questi 16 di democrazia, il Governo Berisha ha l’appoggio senza riserve del fattore internazionale, degli Stati Uniti, della Comunità Europea e di tutti gli uomini di buona volontà nel mondo. La via verso l’Europa passa ad ogni costo per tramite l’eliminazione del crimine, di qualunque tipo, sia pure appoggiato da ogni convinzione politica, di natura delle organizzazioni criminali o del crimine economico. In questa linea, come ci è stato chiesto, stiamo collaborando e continueremo a collaborare non solo con il Primo Ministro Sali Berisha e il suo governo, ma anche con il Presidente della Repubblica, Alfred Moisiu e tutto il fattore del paese ed occidentale, che cercano di avvicinare il nostro paese con la CE e NATO.

A questo sublime scopo per il destino del paese ha servito anche la completa apertura del giornale “Shqipëria Etnike” a tutti coloro che hanno la possibilità e vogliono dare un contributo per il progresso dell’Albania. Qualcuno forse si sente minacciato oppure in pericolo e per questo motivo non osa pubblicare il suo nome, chiamandosi semplicemente Anti Krim Shkodran. A questo individuo o individui possibili che portano di tanto in tanto delle informazioni, noi abbiamo dato e continueremo a dare spazio nelle nostre pagine. È questa la nostra eterna missione come media libero ed indipendente che ci ha caratterizzati come unici in tutti i media scritti in tutta l’Albania. Come l’abbiamo detto e lo ripetiamo, noi non ci teniamo responsabili, mentre non tocchiamo nemmeno una lettera ad articoli di questo genere. Noi ci distanziamo pubblicamente da possibili autori di questi articoli. Ma, comunque riaffermiamo che nelle prossime pubblicazioni, la nostra redazione continuerà la sua linea come “Casa della Parola Libra”, riservando il diritto di replica a tutti gli individui o istituzioni che vengono menzionati nelle pagine del giornale.

Nonostante questo, i problemi cominciano a sorgere per il giornale e la redazione. Dopo la pubblicazione dell’articolo “Sait Fishta, simbolo del crimine economico-politico”, le falangi criminali non hanno esitato a minacciare in pubblico i dirigenti di “Shqipëria Etnike”. Con un vocabolario degno solo dell’anno 1997, parlando nel nome di Sait Fishta, hanno ricordato ai dirigenti del giornale che se avessero continuato a scrivere, sarebbero stati fucilati. Non solo questo. A telefono, con lo stesso linguaggio, ha parlato lo stesso Fishta, che ha manifestato cosi il profondo panico che l’ha preso. Com’è naturale, le strutture specializzate per la scoperta e l’annientamento del crimine sono state presenti anche in questo caso, solo 15 metri di distanza dal luogo dove i “coraggiosi” stavano minacciando i giornalisti con delle espressioni del 1944, rivolte ai religiosi prima di essere fucilati. Il loro dovere, che non sappiamo quanto è stato realizzato, è stato di registrare questi discorsi, il che potrà essere usato in un secondo momento come prova per la punizione degli elementi criminali. Anche il giornale dispone vari materiali compromettenti che provano quanto è stato detto sopra, e, ormai, su quest’azione criminale sono stati informati tutte le istanze, a cominciare dalle rappresentanze diplomatiche, i stati potenti dell’occidente, l’OSCE, il Consiglio d’Europa e la Commissione Europea tramite le loro rappresentanze a Scutari e Tirana.

Non è la prima volta che dirigenti del giornale hanno ricevuto delle minacce da elementi criminali, ovviamente spinti anche da somme vertiginosi di soldi. Noi, comunque rimaniamo e continueremo a rimanerci nella via che abbiamo scelto da anni. Non siamo mai stati parte del crimine e non lo saremo mai. Continueremo a denunciarlo e condannarlo con il potere della parola, che abbiamo dalla nostra professione tanto sacro quanto umano, però anche rischioso.

Le pressioni questa volta sono venute da individui accusati e provati come assassini. Ma noi non cediamo e continueremo ad accumulare informazione e dati per portare davanti alla giustizia questi individui irresponsabili e criminali che fanno la parte del Kamikaze. Le strutture specializzate completeranno le loro cartelle. Tramite questo editoriale vogliamo fare un appello ai Sait, ma anche agli altri dietro di loro, che il tempo del crimine economico-politico e tramontato. La mano della giustizia sarà dura su di loro. Mentre noi saremo sempre guardie dei valori della democrazia, pronti anche per il sacrificio più grande. Questo è, e sarà “Shqipëria Etnike”!

Nessuno dei giornalisti è nato insieme la paura. Capite bene, criminali, che se non fosse un problema di investigazione e l’apertura di alcune altre cartelle, noi vi avremmo pubblicato anche le foto.

La redazione