koka

nr. 98 / 15 nëntor 2006

alukit

 

Il Console Stefano Marguccio, la continuità della diplomazia italiana a Scutari

Finalmente, pochi giorni fa, il diplomatico Stefano Marguccio ha assunto ufficialmente l’incarico del Console d’Italia a Scutari. In questo incarico, Marguccio ha seguito il Console Roberto Orlando, il quale, avendo finito il suo mandato a Scutari, ha continuato la carriera nell’Ambasciata del suo paese in Gran Bretagna.

Marguccio è il terzo Console d’Italia a Scutari, dopo De Leo e Orlando, sempre dopo la ripresa dell’attività diplomatica dopo il 2000. Comunque, come abbiamo detto spesso, il Consolato d’Italia è stata una delle sette del genere, che in vari periodi prima degli anni del comunismo, ha trovato calore nella città di Scutari.

Durante l’attività normale, tramite i media ed in particolare il giornale “Shqipëria Etnike”, potrete conoscere di più sull’attività diplomatica e gli obiettivi del lavoro del Console Marguccio a Scutari. Comunque, per la normale curiosità dei cittadini di Scutari, e del Nord, compresa nella circoscrizione del Consolato d’Italia a Scutari, vi diamo alcuni dati sul Console Marguccio.

Le origini di Marguccio sono dal Nord dell’Italia, ossia Milano. Non è da molto che è entrato nella quarta decade della sua vita, è sposato ed è padre di una figlia neonata. Secondo i nostri fonti, Marguccio ha preferito che la sua nuova famiglia vivesse insieme a lui nella nostra città. Questa è sicuramente considerazione positiva che egli ha per la nostra città, nonostante il fatto che si presenta come una persona molto vicina alla famiglia. Fino al momento della sua nomina come successore di Orlando a Scutari, Marguccio ha lavorato nel Ministero degli Esteri, in un settore molto importante. Prima ha lavorato nel Comune di Milano, coprendo il settore dell’Organizzazione delle varie Associazioni. Marguccio è anche un sindacalista, anzi un suo dirigente nel Ministero degli Esteri dell’Italia. Egli è stato vice presidente del Sindacato Nazionale degli Impiegati del Ministero degli Affari Esteri, ed è stato molto attivo. A causa della sua giovane età, Marguccio è considerato un giovane diplomatico di carriera, ma che promette molto in questo campo.

Con il suo arrivo a Scutari, il nuovo Console d’Italia sta svolgendo i primi incontri di presentazione e cortesia con le istituzioni locali, come con il Sindaco, il Presidente della Regione, il Prefetto ecc. In questi incontri Marguccio ha espresso la sua determinazione di influenzare al continuo rafforzamento dei rapporti tra l’Italia, Scutari ed il Nord dell’Albania.

Infatti, la sfida del Console d’Italia non sembra facile. Egli è il terzo nel susseguo dei consoli del suo paese a Scutari, quando i primi due, nella loro partenza sono stati onorati con l’alto titolo “Cittadini Onorari” di Scutari. Dall’altra parte, la benevolenza dell’opinione, ma anche dei media, non mancherà nemmeno verso lui, se si lavorerà con devozione ed onestà, così come non è mancato nemmeno ai suoi colleghi che lo hanno preceduto.

In realtà, Marguccio ha in un certo senso già preparato la via della collaborazione in questa regione. Basta camminare in questa direzione, forse aumentando un po’ la velocità del movimento ed i risultati del suo lavoro non tarderanno ad essere notati. Come giornale siamo stati molto benevolenti e promotori dei valori del Consolato e i suoi dirigenti in vari periodi, cosi come giustamente, in molti casi siamo stati critici verso i fenomeni negativi che non hanno solo danneggiato l’immagine dell’Italia a Scutari, ma hanno creato dei problemi anche in vari livelli di cittadini della Regione di Scutari. È questa la nostra missione che pensiamo di svolgere anche in futuro.

Con questa occasione, il giornale “Shqipëria Etnike”, ma anche l’Unione dei Giornalisti Professionisti del Nord (UGPV) esprimono apertamente i più sinceri auguri al Console Stefano Marguccio per l’assunzione dell’incarico diplomatico a Scutari. Come prima confermiamo l’aperta collaborazione nell’interesse reciproco, della regione e dei nostri due paesi, l’Italia e l’Albania.

Blerti Delija

Sokol Pepushaj

 

L’economia, la cultura, la libertà vivono dentro di noi

Angelo Ferro - Presidente UCID Italia UCID - Unione Cristiana degli Imprenditori Dirigenti non è un partito politico e non fa parte di nessun partito non è un sindacato e non ha scopi sindacalistici è un movimento di persone che hanno responsabilità d’azione in economia e nelle varie professioni, ma che non si mette in difesa delle classi che vogliono mettere:

 

L’iniziativa individuale al servizio del bene comune

L’economia al servizio della persona

La loro competenza al servizio dei talenti per essere testimoni di fede

 

Questo per noi significa appoggiare la formazione dei dirigenti. È un incarico lento, ma che può portare a dei risultati concreti. Le cose di questo mondo vanno avanti rapidamente, ma sono delle cose, spesso manca lo spirito, il movente, la tendenza ad alti risultati nel mondo. Quando esiste questo concime, porta tutti verso il miglioramento.

L’UCID vive per ricreare questo concime cristiano, senza il quale tutto andrebbe distrutto. Se vediamo l’Albania in questo momento, notiamo che la provvidenza ha messo davanti a noi due responsabilità: lavoro e ripresa. La provvidenza ci da il tempo per fare. Si deve lavorare, si deve lavorare nella verità. Ognuno deve prendersi le sue responsabilità. Allora si uniscono le persone che mirano ad eseguire i principi della Dottrina Sociale della Chiesa.

Siamo nell’UCID come persone che hanno un senso comune: la puntualità nella professione, l’onestà nei rapporti d’affari, l’impegno per far fruttare (nel bene di tutti e nel obiettivo del Bene Comune) “i talenti” che sono stati affidati a tutti dalla Provvidenza; lo scambio come processo di aumento delle possibilità; il guadagno come indice del buon andamento dell’impresa e non solo pratica del profitto personale; la finanza come elemento funzionale negli investimenti per la produzione dei beni e dei servizi a favore dell’avanzamento dell’umanità e non come semplice speculazione, il mercato come strumento dell’uguale distribuzione e non come posto della feroce concorrenza; il creare del valore come processo dell’aumento delle possibilità.

Il mercato è un istituzione molto dinamica che provvede e richiede effettività e fruttuosità; ma nell’economia del mercato no c’è niente che imponga solo valori materialistici, edonistici ed utilitaristici. È il livello della società che fa si che vengano trattate dal mercato le tipologie dei beni/servizi; se cresce il livello estetico, culturale ed etico dei produttori e dei consumatori, aumenta la dimensione qualitativa dei beni trattati, fino alla possibilità di includere i beni spirituali e le virtù. Sicuramente la strada che abbiamo davanti si presenta lunga ed impegnativa per quanto riguarda queste possibilità etiche del mercato ancora in gran parte sconosciute e distrutte dalle cose a breve durata, possibilità che per poter essere espressi richiedono dei livelli in crescita della conoscenza e della responsabilità che non solo non possiamo evitare, ma che richiedono l’esercizio della nostra responsabilità come persone e come associazione: la responsabilità dei primi.

La funzione dell’UCID…

Ci riuniamo nell’UCID grazie al fatto di essere delle persone che agiscono in imprese, scuole, ricerca, nelle professioni con delle posizioni di responsabilità e che si sentono motivati - quasi una seconda cresima - dai valori evangelici, per provare a mandare avanti uno sviluppo non solo tecnico-economico, ma umano, andando alla radice, nella mente e nel cuore dell’uomo, affinché possiamo far maturare delle professionalità più alte e composte; provando, sperimentando, rinnovando, costruendo delle possibilità per valorizzare l’uomo.

Restiamo insieme, frequentiamoci, incoraggiamo l’uno l’altro per dei scatti verso l’alto, istruiamo l’uno l’altro nelle risposte alle “provocazioni della Fede”, mandiamo avanti quella “pedagogia dell’eccellente” che non ha niente di elitario, anzi viene tradotta nella diffusione delle buone pratiche: ecco il perché dell’UCID, la spiritualità fondamentale della nostra associazione, l’UCID come “minoranza creativa”. “Il destino della società - dice Benedetto XVI - dipende dalle minoranze creative. I cristiani credenti si devono sentire tali”, agendo.

Benedetto XVI, durante il ricevimento speciale riservato a noi il 4 marzo, ha ricordato: “l’UCID come punto di riferimento e perseveranza nell’esaminare i casi, nell’elaborazione dei progetti, nella ricerca delle soluzioni per i problemi complessi del mondo del lavoro e dell’economia. Infatti, è proprio in questo campo - è stato il suo incoraggiamento - che voi realizzate una parte inevitabile della vostra missione come cristiani laici e poi del vostro cammino di consacrazione”. È il nostro lavorare in verità.

L’epoca moderna cominciò con la proposta del metodo di camminare assieme con gli altri uomini per progredire: questo trinomio di libertà, eguaglianza, fraternità, espresso dalla Rivoluzione Francese ha proprio questo significato. Ora però abbiamo capito che l’eguaglianza non sta nel progettare la vita di tutti allo stesso livello; che la libertà non è soldi per spendere più beni e più servizi; che la fraternità non viene dalla dottrine e regimi, ma sta dentro di noi. Ed è la fraternità che porta la libertà e l’eguaglianza. Ma la fraternità non è delegabile, non è una definizione politica; richiede impegno personale, richiede l’Amore e la Giustizia.

Oggi, l’economia globale non permette di prendere solo il bene e buttare via il male. La lezione del XIX secolo (e come impresa lo vediamo nel superamento del concetto della concorrenza mors tua vita mea, per poter metter insieme le migliori qualità di ognuno, componendo una rete di termini di effettività/fruttuosità di alti risultati) è fondata sull’alleanza più vasta possibile. Le due torri ci hanno mostrato questa verità: in un mondo collegato non è possibile dividere il grano dall’erbaccia: ci viene tutto insieme: vento e pioggia, sole e bufera; non è possibile fare la politica di divisione e scegliere con chi stare, perché con i traffici globali giunge, ahimè, anche il terrorismo globale. Avere sempre più amici diventa dunque un must del mondo globale; altrimenti viene la decadenza e l’egoismo. Ma tutto si sarebbe fermato. Mentre si deve lavorare nella verità, il che significa testimoniare rischiando, senza molte strutture, a parte ed in semplicità, dove siamo in grado di esprimere la verità dell’Amore e della Giustizia. Se come laici abbiamo capito queste lezioni della storia, questo ci porta alla ricerca della strada che da il significato al nostro lavoro, un significato sicuro, pieno, non strumentale e di breve durata: è il valore aggiunto della nostra Fede. Viviamo cosi l’UCID come possibilità - secondo la lezione di Paolo - affinché “il nostro Dio vi faccia degni della sua vocazione e con il suo potere vi renda abili di fare ogni cosa buona che vogliate e renda la vostra fede attiva”.

 

Apprezzabile incoraggiamento per lo studio e la promozione della dottrina sociale

Mons. Gianpaolo Crepaldi

Don Pasquale Spinoso

Padre Lello Lanzilli

Dott. Angelo Ferro

Prof. Alfred Çapaliku

Vi ringrazio per la vostra presenza e per il contributo in questa presentazione, nella lingua albanese, del “Compendio della dottrina sociale della Chiesa”.

Ringrazio il moderatore Don Gjovalin e la traduttrice sig.ra Loreta Toma.

Saluto le Autorità Civili e Religiosi presenti e tutti voi, fratelli e sorelle e i media.

Dopo due anni dalla pubblicazione del “Compendio della dottrina sociale della Chiesa”, dalla Santa Sede, dopo un lavoro molto difficile e stancabile, oggi, il 28 ottobre, nel mattino a Tirana ed ora qui a Scutari, è con grande gioia presentiamo nella lingua albanese “Il Compendio della dottrina sociale della Chiesa”.

Questa edizione è stata resa possibile grazie alla collaborazione e l’aiuto di molte persone. Il mio ringraziamento è anzitutto diretto al papa Giovanni Paolo II - che ha vivamente voluto la redazione di quest’opera cosi importante - nonché il Cardinale Raffaele Martino, Presidente del Consiglio Papale della Giustizia e della Pace, per aver curato la sua elaborazione ed ha dato l’autorizzazione per la traduzione nella lingua albanese. Esprimendo il suo piacere per essere giunti alla fine dell’iniziativa presa, in una lettera indirizzatami il 17 febbraio 2006, il Cardinale Martino scriveva: “Sono molto consapevole per le difficoltà che presenta la traduzione di un tesoro complesso e voluminoso com’è il “Compendio”. Dunque, lo sforzo con il quale è stato fatto mostra l’incoraggiamento apprezzabile della dottrina sociale”. Anche semplicemente dal tono benevole di queste parole si può capire con quanta cordialità e affetto egli ha seguito ed incoraggiato il nostro impegno.

La cura del Cardinal Martino ha trovato una risposta concreta del Segretario dell’Amministrazione delle Ricchezze della Sede Apostolica (APSA), l’Arcivescovo mons. Claudio Maria Celli, il quale si è mostrato subito pronto a firmare il necessario contratto per la pubblicazione. (Penso che molti di voi ricorderete che mons. Celli è stato il primo inviato in Albania dal Papa Giovanni Paolo II, nel 1991!).

Un doveroso ringraziamento per l’aiuto economico va alla Conferenza Episcopale Italiana. Essa, attraverso l’Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro, rappresentata oggi da Don Pasquale Spinoso, ha finanziato tutto il progetto e la pubblicazione del Compendio nella lingua albanese.

Ringrazio anche tutti quelli che con la mia continua cura ed impegno hanno collaborato affinché quest’opera venga alla luce, specialmente la Commissione della Giustizia e della Pace del diocesi di Scutari-Pult e quelli che si sono impegnati nella traduzione e redazione. Il loro lavoro non è stato sempre facile. A volte si sono trovati davanti alla mancanza di un linguaggio teologico appropriato oppure hanno dovuto fare una scelta difficile fra i diversi termini, ciascuno con uno specifico riflesso di significato. Affinché tutti possano essere in conoscenza dei motivi per le scelte fatte, nelle pagine 353-359 si è deciso di introdurre anche un piccolo dizionario delle parole principali che hanno creato i problemi più grossi. Mi auguro che possa servire per le necessarie spiegazioni.

Il “Compendio” nel n. 7 sottolinea che “il cristiano (e ogni uomo) nella dottrina sociale della Chiesa può trovare i principi della riflessione, i criteri del giudizio e le istruzioni d’azione dalle quali deve partire per incoraggiare un umanismo intero e solidario”.

Sono convinto che in questo Compendio, ogni lettore ed ogni politico potrà trovare dei suggerimenti utili per cercare la soluzione per i problemi sociali che toccano anche la realtà del nostro paese. Oltre questo, mi auguro che attraverso queste pagine molte persone si inspirino ad impegnarsi in modo più attivo per la costruzione di una società migliore e più giusta, al centro della quale non sia l’interesse di poche persone, ma il bene comune di tutti, rispettando la dignità di ogni essere umano.

Grazie per l’attenzione

Angelo Massacra

Arcivescovo Metropolita di Scutari-Pult

 

Orientamento, politica, responsabilità sociale e politica

Porto a tutti un saluto a nome dell’Ufficio Nazionale per i problemi sociali ed il lavoro della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e del direttore mons. Paolo Tarchi, il quale non ha potuto essere presente oggi tra noi per il motivo degli impegni presi tempo fa.

Come è stato ben definito nella introduzione dell’opera, che oggi presentiamo, i rapporti che abbiamo avuto durante questi anni, dentro la Commissione Europea “Giustizia e Pace”, fra l’Italia e l’Albania, hanno prodotto come concreto segno di collaborazione la traduzione del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa nella lingua albanese, con lo scopo che il testo potesse essere si potesse usare come un mezzo reale per una formazione sempre più qualitativa e che viene indirizzata a molte persone.

La velocità che oggi caratterizza i cambiamenti sociali rende notevole per i cristiani il bisogno di creare una cultura sociale e politica per un evangelizzazione del sociale, in grado di elaborare un azione pastorale partendo dalla Dottrina Sociale della Chiesa. Per questo motivo il Compendio si presenta “come un mezzo per il filtro morale e pastorale degli eventi totali, che caratterizzano i nostri tempi; come una guida per ispirare, a livello individuale e collettivo, comportamenti e scelte che ci permettono di guardare verso il futuro con fiducia e speranza” (CDS, 10).

Come abbiamo compreso dalla relazione di Sua Eccellenza mons. Crepaldi, il quale, come sappiamo, si è fatto in quattro per la realizzazione di quest’opera, il Compendio, appunto perché ha un ruolo pratico, che ha a che fare con la verità, diventa un mezzo prezioso per orientare le responsabilità sociale e politiche, che i cattolici sono chiamati ad assumere, nell’oggi della storia che ha bisogno di una cultura sociale e politica nel quale l’incontro tra la fede, la ragione e la filtrazione si esprimono in un impegno pratico al servizio del bene comune.

Dunque, il nostro augurio è che l’evento della traduzione del Compendio nella lingua albanese, sia un occasione gradevole per realizzare dei cammini comuni di formazione per i laici, siccome “nei compiti dell’evangelizzazione, cioè dell’insegnamento della catechesi e della formazione, che la dottrina sociale della Chiesa incoraggia, essa si rivolge ad ogni cristiano, secondo le competenze, i carismi, i doveri e la missione della comprensione di ognuno” (CDS, 83).

Auguro che ogni sforzo che viene fatto per proclamare Cristo nella realtà terrestre possa trovare persone di buona volontà che desiderano realizzare nella terra albanese, tramite il dialogo, dei segni concreti di giustizia e pace.

Don Pasquale Spinoso

Ufficio nazionale CEI per i problemi sociali ed il lavoro

 

 

Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa

Sono molto felice di ritornare qui in Albania per presentare il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, redatto dal Consiglio Papale della Giustizia e della Pace con la volontà del suo indimenticabile Servo di Dio Giovanni Paolo II. Questo incontro sul Compendio è una iniziativa significante che onora i suoi organizzatori, perché, tramite essa diviene visibile la disponibilità al confronto, in tempi cosi complicati e difficili, con delle istanze che provengono dall’etica sociale cristiana. Voglio esprimere la mira riconoscenza per l’invito inviatomi da Sua Eccellenza mons. Massaffra, Arcivescovo di Scutari-Pult, che è stato animatore pronto e generoso della difficile traduzione del Compendio nella lingua albanese e di questa presentazione al pubblico.

Voglio inquadrare la presentazione del Compendio nella prospettiva della costruzione della civiltà dell’amore. Messo in questa prospettiva, lo scopo fondamentale della dottrina sociale della Chiesa, che è la costruzione di una società più umana, s’illumina assai. In verità, il primo impegno in quello che essa chiama i fedeli, è di distribuire l’amore nei rapporti sociali in tutti i livelli ed in tutti i campi.

Il Compendio ha una struttura semplice e lineare. Dopo una introduzione, continuano tre parti: la prima, composta da quattro capitoli, tratta le premesse fondamentali della dottrina sociale - il piano dell’amore di Dio per l’uomo e la società, la missione della Chiesa e la natura della dottrina sociale, la persona dell’uomo ed i suoi diritti, i principi e i valori della dottrina sociale; la seconda parte è composta di sette capitoli, tratta i temi classici della dottrina sociale - la famiglia, il lavoro umano, la vita economica, la comunità politica, la comunità internazionale, l’ambiente e la pace; la terza parte, molto breve perché si compone di un solo capitolo, contiene una serie di istruzioni all’uso della dottrina sociale nella pratica pastorale della Chiesa e nella vita dei cristiani, specialmente dei credenti laici. La conclusione, intitolata Per una civiltà d’amore, esprime lo scopo base di tutto il documento.

Il Compendio mette la dottrina sociale nel centro della missione della Chiesa. La Chiesa, vivendo nel mondo e per il mondo - pur non essendo del mondo - non può omettere la sua missione della sua ispirazione in modo cristiano. Quando la Chiesa si interessa all’incoraggiamento umano, quando proclama le regole per una nuova convivenza in pace e giustizia, quando lavora, insieme a tutti gli uomini di buona volontà, per creare i rapporti e le istituzioni più umani, essa “insegna la via che l’uomo deve seguire in questo mondo per entrare nel regno di Dio”.

In verità, il soggetto appropriato della natura della dottrina sociale non è altro che tutta la comunità ecclesiastica. Il Compendio, nel n. 79 afferma: “La dottrina sociale è della Chiesa perché la Chiesa è il soggetto che lo elabora, lo distribuisce e lo insegna. Essa non è privilegio di un componente del corpo ecclesiastico, ma di tutta la comunità: è espressione del modo in cui la Chiesa intende la società e si pone davanti alle sue strutture ed i suoi cambiamenti.

Il Compendio si presenta come un manifesto per realizzare un nuovo umanismo, nella prospettiva della civiltà dell’amore. In verità, nell’Introduzione si afferma che essa è elaborata per incoraggiare e seminare nelle terre della civiltà un umanismo integrale, solidale, aperto alla trascendenza (confronta n. 7). È un Manifesto, nel senso che in esso si trovano le coordinate, ideali e storiche, di una nuova società, per dare corpo alle esigenze sempre vive dell’Evangelo e del cristianesimo, in modo che abitino nel cuore degli uomini. L’umanità non può vivere senza una prospettiva del futuro, senza una guida.

Nella prospettiva della costruzione del nuovo umanismo integrale e solidale, il grande impegno è di distribuire, di proporre e di fare si che diano frutto i principi della dottrina sociale della Chiesa, ben presentate nei capitoli terzo e quarto del Compendio. Essi si presentano come aiuto per tutti, ma specialmente per i cristiani, che da questi principi sono incoraggiati a costruire una società degna per l’uomo, più giusta e più fraterna.

Il principio personalista. Il Compendio afferma: “La Chiesa vede nell’uomo, in ogni uomo, l’immagine viva di Dio stesso”. “L’uomo, preso nella sua storica concretezza, rappresenta il cuore e lo spirito dell’insegnamento sociale cattolico. In verità, tutta la dottrina sociale si evolve partendo dal principio che afferma l’intoccabile dignità della persona umana”. Perciò il principio personalista appartiene alla dignità assoluta, alla centralità, l’intoccabilità della persona umana considerato nelle sue essenziali qualità d’individualità e di socialità; egli deve essere il soggetto, il fondamento e lo scopo di tutta l’attività sociale: la persona umana non può mai essere strumentalizzata.

Il principio del bene comune. La sua realizzazione appartiene a tutti i cittadini, organizzati come si deve nella società dall’autorità civile, perché il bene comune è il bene etico della vita sociale, in tutti i suoi aspetti, per tutti i soggetti e i suoi componenti. Perciò il bene comune richiede la partecipazione di tutti i cittadini, anche perché l’autorità politica ha la più grande responsabilità per questo, siccome rappresenta il motivo di essere, di comprendere e lo scopo dell’attività politica. Il bene comune comprende il totale delle condizioni che favoreggiano il pieno sviluppo della persona e dei gruppi intermedi - la protezione e l’incoraggiamento dei diritti dell’uomo, della famiglia, della libertà di associarsi, ecc.

Il principio del sussidiario. Il Compendio afferma: “Questo principio viene dettato perché ogni persona, famiglia o gruppo intermedio ha qualcosa di originale da offrire alla comunità. […] Con il principio del sussidiario sono contrari le forme della centralizzazione, della burocratizzazione, dell’assistenzialismo, della presenza non ragionata e di troppo dello stato e dell’apparecchio pubblico […]. Alla realizzazione del principio del sussidiario corrispondono: il rispetto e l’incoraggiamento effettivo del primariato della persona e della famiglia; l’apprezzamento delle associazioni e delle organizzazioni intermedie, nella loro scelta essenziale e in tutte quelle che non si possono delegare o intraprendere dagli altri; l’incoraggiamento che viene fatta all’iniziativa privata, affinché ogni organismo sociale rimanga a servizio del bene comune con le sue particolarità; il nodo pluralista della società e la rappresentazione delle sue forze vivaci; la difesa dei diritti umani e delle minoranze; la decentralizzazione burocratica e amministrativa; l’equilibrio tra la sfera pubblica e quella privata, con la conoscenza come causa delle funzioni sociali del privato…”.

Il principio della solidarietà. Il Compendio afferma che la solidarietà è sia un principio etico - sociale, sia una virtù, vera concretizzazione attuale della giustizia. Questo principio essenzialmente sta nella coscienza del fatto che l’umanità comporta una grande unità in molti aspetti, che precede tutto e tutti, più vasta ed essenziale di quello che è espressamente conosciuto o costruito da ognuno. Esso si esprime nella coscienza di una interdipendenza essenziale tra tutti gli uomini, che li chiama tutti in una condivisione effettiva dei beni, delle fonti, delle responsabilità e delle difficoltà, in un clima reciproco ed un eguaglianza dei diritti e doveri: la solidarietà come da gli altri, per quello che abbiamo preso da loro; la solidarietà come da gli altri e per gli altri, per quello che dobbiamo dare a loro.

Desidero invitare tutti voi ad usare il Compendio, seguendo l’obiettivo educativo per far scoprire ed apprezzare questi principi molto preziosi nella vita sociale, culturale, economica e politica dell’Albania. Essi sono assi essenziali per capire ogni espressione dell’attività sociale, a partire dalla persona fino alla famiglia, allo Stato.

I cristiani laici, individui ed associati, devono essere i conversatori privilegiati del Compendio, il quale deve comportare per loro un mezzo prezioso della formazione ed una fonte continua dell’ispirazione. Essi, grazie al battesimo, sono messi dentro il mistero dell’amore di Dio per il mondo, che Cristo ha svelato e che la Chiesa la continua nella storia.

I cristiani laici, con la loro competenza e professionalità nonché con l’assunzione della responsabilità per agire in un contesto particolare, in un certo modo completano la dottrina sociale della Chiesa nel fronte pratico e fanno da intermediari nel suo inevitabile confronto con il reale. La dottrina sociale non è semplicemente una conoscenza teorica, ma essa è per l’azione, è orientata verso la vita, si deve eseguire con creatività e si deve incarnare. I cristiani laici hanno un ruolo molto particolare, perché no esclusivo, in questo.

Concludo collegando il Compendio con la Prima Enciclica del Santo Padre, Benedetto XVI.<in verità, nel centro del Deus caritas est, - in particolare nei paragrafi 26-29 - si trova la dottrina sociale della Chiesa, espressamente menzionata nel paragrafo 27 anche nel suo intreccio storico dal Rerum novarum fino a Centesimus annus. Oltre questo, nello stesso posto si ricorda la pubblicazione del Compendio della dottrina sociale della Chiesa, che “ha presentato in modo organico” tutto l’insegnamento sociale della Chiesa. Possiamo quindi dire che l’Enciclica contiene in se stessa non solo qualche aspetto della dottrina sociale, ma tutto il magistero moderno sociale della Chiesa. La dottrina sociale viene messa dentro - e non agli angoli - della proclamazione cristiana che Dio è amore. Dunque, la dottrina sociale è collegata in modo organico all’amore, come virtù teologica, è la stessa vita divina che alimenta la Chiesa in servizio verso il mondo, e come virtù umana è quella amicizia sociale e civile senza la quale i collegamenti comunitari tra gli uomini si indeboliscono e vacillano. L’Enciclica proclama l’amore come l’essenza stessa di Dio, e proprio per questo non lascia sconsiderati gli aspetti umani e sociali dell’amore, affinché da quella luce siano illuminati e purificati. Dentro questo dialogo tra il divino e l’umano si pone la dottrina sociale della Chiesa, che deve essere continuamente in contatto con l’amore e la vita divina e nello stesso tempo prostrarsi con amore sui bisogni dell’umanità.

S.E. mons. Gianpaolo Crepaldi

Segretario del Consiglio Papale della Giustizia e della Pace