nr. 98 / 15 nëntor 2006
Il
Console Stefano Marguccio, la continuità della diplomazia italiana a Scutari
Marguccio è il terzo Console
d’Italia a Scutari, dopo De Leo e Orlando, sempre dopo la ripresa
dell’attività diplomatica dopo il 2000. Comunque, come abbiamo detto spesso,
il Consolato d’Italia è stata una delle sette del genere, che in vari periodi
prima degli anni del comunismo, ha trovato calore nella città di Scutari. Durante l’attività normale,
tramite i media ed in particolare il giornale “Shqipëria Etnike”, potrete
conoscere di più sull’attività diplomatica e gli obiettivi del lavoro del
Console Marguccio a Scutari. Comunque, per la normale curiosità dei cittadini
di Scutari, e del Nord, compresa nella circoscrizione del Consolato d’Italia
a Scutari, vi diamo alcuni dati sul Console Marguccio. Le origini di Marguccio sono dal
Nord dell’Italia, ossia Milano. Non è da molto che è entrato nella quarta
decade della sua vita, è sposato ed è padre di una figlia neonata. Secondo i
nostri fonti, Marguccio ha preferito che la sua nuova famiglia vivesse
insieme a lui nella nostra città. Questa è sicuramente considerazione
positiva che egli ha per la nostra città, nonostante il fatto che si presenta
come una persona molto vicina alla famiglia. Fino al momento della sua nomina
come successore di Orlando a Scutari, Marguccio ha lavorato nel Ministero
degli Esteri, in un settore molto importante. Prima ha lavorato nel Comune di
Milano, coprendo il settore dell’Organizzazione delle varie Associazioni.
Marguccio è anche un sindacalista, anzi un suo dirigente nel Ministero degli
Esteri dell’Italia. Egli è stato vice presidente del Sindacato Nazionale
degli Impiegati del Ministero degli Affari Esteri, ed è stato molto attivo. A
causa della sua giovane età, Marguccio è considerato un giovane diplomatico
di carriera, ma che promette molto in questo campo. Con il suo arrivo a Scutari, il
nuovo Console d’Italia sta svolgendo i primi incontri di presentazione e
cortesia con le istituzioni locali, come con il Sindaco, il Presidente della
Regione, il Prefetto ecc. In questi incontri Marguccio ha espresso la sua
determinazione di influenzare al continuo rafforzamento dei rapporti tra
l’Italia, Scutari ed il Nord dell’Albania. Infatti, la sfida del Console
d’Italia non sembra facile. Egli è il terzo nel susseguo dei consoli del suo
paese a Scutari, quando i primi due, nella loro partenza sono stati onorati
con l’alto titolo “Cittadini Onorari” di Scutari. Dall’altra parte, la
benevolenza dell’opinione, ma anche dei media, non mancherà nemmeno verso
lui, se si lavorerà con devozione ed onestà, così come non è mancato nemmeno
ai suoi colleghi che lo hanno preceduto. In realtà, Marguccio ha in un
certo senso già preparato la via della collaborazione in questa regione.
Basta camminare in questa direzione, forse aumentando un po’ la velocità del
movimento ed i risultati del suo lavoro non tarderanno ad essere notati. Come
giornale siamo stati molto benevolenti e promotori dei valori del Consolato e
i suoi dirigenti in vari periodi, cosi come giustamente, in molti casi siamo
stati critici verso i fenomeni negativi che non hanno solo danneggiato
l’immagine dell’Italia a Scutari, ma hanno creato dei problemi anche in vari
livelli di cittadini della Regione di Scutari. È questa la nostra missione
che pensiamo di svolgere anche in futuro. Con questa occasione, il giornale
“Shqipëria Etnike”, ma anche l’Unione dei Giornalisti Professionisti del Nord
(UGPV) esprimono apertamente i più sinceri auguri al Console Stefano
Marguccio per l’assunzione dell’incarico diplomatico a Scutari. Come prima
confermiamo l’aperta collaborazione nell’interesse reciproco, della regione e
dei nostri due paesi, l’Italia e l’Albania. Blerti
Delija Sokol
Pepushaj L’economia,
la cultura, la libertà vivono dentro di noi Angelo Ferro - Presidente UCID
Italia UCID - Unione Cristiana degli Imprenditori Dirigenti non è un partito politico e non fa
parte di nessun partito non è un
sindacato e non ha scopi sindacalistici è
un movimento di persone che hanno responsabilità d’azione in economia e
nelle varie professioni, ma che non si mette in difesa delle classi che
vogliono mettere: L’iniziativa individuale al
servizio del bene comune L’economia al servizio della
persona La loro competenza al servizio dei
talenti per essere testimoni di fede Questo per noi significa
appoggiare la formazione dei dirigenti. È un incarico lento, ma che può
portare a dei risultati concreti. Le cose di questo mondo vanno avanti
rapidamente, ma sono delle cose, spesso manca lo spirito, il movente, la
tendenza ad alti risultati nel mondo. Quando esiste questo concime, porta
tutti verso il miglioramento. L’UCID vive per ricreare questo
concime cristiano, senza il quale tutto andrebbe distrutto. Se vediamo
l’Albania in questo momento, notiamo che la provvidenza ha messo davanti a
noi due responsabilità: lavoro e ripresa. La provvidenza ci da il tempo per
fare. Si deve lavorare, si deve lavorare nella verità. Ognuno deve prendersi
le sue responsabilità. Allora si uniscono le persone che mirano ad eseguire i
principi della Dottrina Sociale della Chiesa. Siamo nell’UCID come persone che
hanno un senso comune: la puntualità nella professione, l’onestà nei rapporti
d’affari, l’impegno per far fruttare (nel bene di tutti e nel obiettivo del
Bene Comune) “i talenti” che sono stati affidati a tutti dalla Provvidenza;
lo scambio come processo di aumento delle possibilità; il guadagno come
indice del buon andamento dell’impresa e non solo pratica del profitto
personale; la finanza come elemento funzionale negli investimenti per la
produzione dei beni e dei servizi a favore dell’avanzamento dell’umanità e
non come semplice speculazione, il mercato come strumento dell’uguale
distribuzione e non come posto della feroce concorrenza; il creare del valore
come processo dell’aumento delle possibilità. Il mercato è un istituzione molto
dinamica che provvede e richiede effettività e fruttuosità; ma nell’economia
del mercato no c’è niente che imponga solo valori materialistici, edonistici
ed utilitaristici. È il livello della società che fa si che vengano trattate
dal mercato le tipologie dei beni/servizi; se cresce il livello estetico,
culturale ed etico dei produttori e dei consumatori, aumenta la dimensione
qualitativa dei beni trattati, fino alla possibilità di includere i beni
spirituali e le virtù. Sicuramente la strada che abbiamo davanti si presenta
lunga ed impegnativa per quanto riguarda queste possibilità etiche del
mercato ancora in gran parte sconosciute e distrutte dalle cose a breve
durata, possibilità che per poter essere espressi richiedono dei livelli in
crescita della conoscenza e della responsabilità che non solo non possiamo
evitare, ma che richiedono l’esercizio della nostra responsabilità come
persone e come associazione: la responsabilità dei primi. La
funzione dell’UCID… Ci riuniamo nell’UCID grazie al
fatto di essere delle persone che agiscono in imprese, scuole, ricerca, nelle
professioni con delle posizioni di responsabilità e che si sentono motivati -
quasi una seconda cresima - dai valori evangelici, per provare a mandare
avanti uno sviluppo non solo tecnico-economico, ma umano, andando alla
radice, nella mente e nel cuore dell’uomo, affinché possiamo far maturare
delle professionalità più alte e composte; provando, sperimentando,
rinnovando, costruendo delle possibilità per valorizzare l’uomo. Restiamo insieme, frequentiamoci,
incoraggiamo l’uno l’altro per dei scatti verso l’alto, istruiamo l’uno
l’altro nelle risposte alle “provocazioni della Fede”, mandiamo avanti quella
“pedagogia dell’eccellente” che non ha niente di elitario, anzi viene
tradotta nella diffusione delle buone pratiche: ecco il perché dell’UCID, la
spiritualità fondamentale della nostra associazione, l’UCID come “minoranza
creativa”. “Il destino della società - dice
Benedetto XVI - dipende dalle minoranze
creative. I cristiani credenti si devono sentire tali”, agendo. Benedetto XVI, durante il
ricevimento speciale riservato a noi il 4 marzo, ha ricordato: “l’UCID come punto di riferimento e
perseveranza nell’esaminare i casi, nell’elaborazione dei progetti, nella
ricerca delle soluzioni per i problemi complessi del mondo del lavoro e
dell’economia. Infatti, è proprio in questo campo - è stato il suo
incoraggiamento - che voi realizzate
una parte inevitabile della vostra missione come cristiani laici e poi del
vostro cammino di consacrazione”. È il nostro lavorare in verità. L’epoca moderna cominciò con la
proposta del metodo di camminare assieme con gli altri uomini per progredire:
questo trinomio di libertà, eguaglianza, fraternità, espresso dalla
Rivoluzione Francese ha proprio questo significato. Ora però abbiamo capito
che l’eguaglianza non sta nel progettare la vita di tutti allo stesso
livello; che la libertà non è soldi per spendere più beni e più servizi; che
la fraternità non viene dalla dottrine e regimi, ma sta dentro di noi. Ed è
la fraternità che porta la libertà e l’eguaglianza. Ma la fraternità non è
delegabile, non è una definizione politica; richiede impegno personale,
richiede l’Amore e Oggi, l’economia globale non
permette di prendere solo il bene e buttare via il male. La lezione del XIX
secolo (e come impresa lo vediamo nel superamento del concetto della
concorrenza mors tua vita mea, per
poter metter insieme le migliori qualità di ognuno, componendo una rete di
termini di effettività/fruttuosità di alti risultati) è fondata sull’alleanza
più vasta possibile. Le due torri ci hanno mostrato questa verità: in un
mondo collegato non è possibile dividere il grano dall’erbaccia: ci viene
tutto insieme: vento e pioggia, sole e bufera; non è possibile fare la
politica di divisione e scegliere con chi stare, perché con i traffici
globali giunge, ahimè, anche il terrorismo globale. Avere sempre più amici
diventa dunque un must del mondo
globale; altrimenti viene la decadenza e l’egoismo. Ma tutto si sarebbe
fermato. Mentre si deve lavorare nella verità, il che significa testimoniare
rischiando, senza molte strutture, a parte ed in semplicità, dove siamo in
grado di esprimere la verità dell’Amore e della Giustizia. Se come laici
abbiamo capito queste lezioni della storia, questo ci porta alla ricerca
della strada che da il significato al nostro lavoro, un significato sicuro,
pieno, non strumentale e di breve durata: è il valore aggiunto della nostra
Fede. Viviamo cosi l’UCID come possibilità - secondo la lezione di Paolo -
affinché “il nostro Dio vi faccia degni della sua vocazione e con il suo
potere vi renda abili di fare ogni cosa buona che vogliate e renda la vostra
fede attiva”. Apprezzabile
incoraggiamento per lo studio e la promozione della dottrina sociale Mons. Gianpaolo Crepaldi Don Pasquale Spinoso Padre Lello Lanzilli Dott. Angelo Ferro Prof. Alfred Çapaliku Vi ringrazio per la vostra
presenza e per il contributo in questa presentazione, nella lingua albanese,
del “Compendio della dottrina sociale della Chiesa”. Ringrazio il moderatore Don
Gjovalin e la traduttrice sig.ra Loreta Toma. Saluto le Autorità Civili e
Religiosi presenti e tutti voi, fratelli e sorelle e i media. Dopo due anni dalla pubblicazione
del “Compendio della dottrina sociale della Chiesa”, dalla Santa Sede, dopo
un lavoro molto difficile e stancabile, oggi, il 28 ottobre, nel mattino a
Tirana ed ora qui a Scutari, è con grande gioia presentiamo nella lingua
albanese “Il Compendio della dottrina sociale della Chiesa”. Questa edizione è stata resa
possibile grazie alla collaborazione e l’aiuto di molte persone. Il mio
ringraziamento è anzitutto diretto al papa Giovanni Paolo II - che ha
vivamente voluto la redazione di quest’opera cosi importante - nonché il
Cardinale Raffaele Martino, Presidente del Consiglio Papale della Giustizia e
della Pace, per aver curato la sua elaborazione ed ha dato l’autorizzazione
per la traduzione nella lingua albanese. Esprimendo il suo piacere per essere
giunti alla fine dell’iniziativa presa, in una lettera indirizzatami il 17
febbraio 2006, il Cardinale Martino scriveva: “Sono molto consapevole per le
difficoltà che presenta la traduzione di un tesoro complesso e voluminoso
com’è il “Compendio”. Dunque, lo sforzo con il quale è stato fatto mostra
l’incoraggiamento apprezzabile della dottrina sociale”. Anche semplicemente
dal tono benevole di queste parole si può capire con quanta cordialità e
affetto egli ha seguito ed incoraggiato il nostro impegno. La cura del Cardinal Martino ha
trovato una risposta concreta del Segretario dell’Amministrazione delle
Ricchezze della Sede Apostolica (APSA), l’Arcivescovo mons. Claudio Maria
Celli, il quale si è mostrato subito pronto a firmare il necessario contratto
per la pubblicazione. (Penso che molti di voi ricorderete che mons. Celli è
stato il primo inviato in Albania dal Papa Giovanni Paolo II, nel 1991!). Un doveroso ringraziamento per
l’aiuto economico va alla Conferenza Episcopale Italiana. Essa, attraverso
l’Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro, rappresentata oggi da Don Pasquale
Spinoso, ha finanziato tutto il progetto e la pubblicazione del Compendio
nella lingua albanese. Ringrazio anche tutti quelli che
con la mia continua cura ed impegno hanno collaborato affinché quest’opera
venga alla luce, specialmente Il “Compendio” nel n. 7 sottolinea
che “il cristiano (e ogni uomo) nella dottrina sociale della Chiesa può
trovare i principi della riflessione, i criteri del giudizio e le istruzioni
d’azione dalle quali deve partire per incoraggiare un umanismo intero e
solidario”. Sono convinto che in questo
Compendio, ogni lettore ed ogni politico potrà trovare dei suggerimenti utili
per cercare la soluzione per i problemi sociali che toccano anche la realtà
del nostro paese. Oltre questo, mi auguro che attraverso queste pagine molte
persone si inspirino ad impegnarsi in modo più attivo per la costruzione di
una società migliore e più giusta, al centro della quale non sia l’interesse
di poche persone, ma il bene comune di tutti, rispettando la dignità di ogni
essere umano. Grazie per l’attenzione Angelo
Massacra Arcivescovo
Metropolita di Scutari-Pult Orientamento,
politica, responsabilità sociale e politica Porto a tutti un saluto a nome
dell’Ufficio Nazionale per i problemi sociali ed il lavoro della Conferenza
Episcopale Italiana (CEI) e del direttore mons. Paolo Tarchi, il quale non ha
potuto essere presente oggi tra noi per il motivo degli impegni presi tempo
fa. Come è stato ben definito nella
introduzione dell’opera, che oggi presentiamo, i rapporti che abbiamo avuto
durante questi anni, dentro La velocità che oggi caratterizza
i cambiamenti sociali rende notevole per i cristiani il bisogno di creare una
cultura sociale e politica per un evangelizzazione del sociale, in grado di
elaborare un azione pastorale partendo dalla Dottrina Sociale della Chiesa.
Per questo motivo il Compendio si presenta “come un mezzo per il filtro morale
e pastorale degli eventi totali, che caratterizzano i nostri tempi; come una
guida per ispirare, a livello individuale e collettivo, comportamenti e
scelte che ci permettono di guardare verso il futuro con fiducia e speranza”
(CDS, 10). Come abbiamo compreso dalla
relazione di Sua Eccellenza mons. Crepaldi, il quale, come sappiamo, si è
fatto in quattro per la realizzazione di quest’opera, il Compendio, appunto
perché ha un ruolo pratico, che ha a che fare con la verità, diventa un mezzo
prezioso per orientare le responsabilità sociale e politiche, che i cattolici
sono chiamati ad assumere, nell’oggi della storia che ha bisogno di una
cultura sociale e politica nel quale l’incontro tra la fede, la ragione e la
filtrazione si esprimono in un impegno pratico al servizio del bene comune. Dunque, il nostro augurio è che
l’evento della traduzione del Compendio nella lingua albanese, sia un
occasione gradevole per realizzare dei cammini comuni di formazione per i
laici, siccome “nei compiti dell’evangelizzazione, cioè dell’insegnamento
della catechesi e della formazione, che la dottrina sociale della Chiesa
incoraggia, essa si rivolge ad ogni cristiano, secondo le competenze, i
carismi, i doveri e la missione della comprensione di ognuno” (CDS, 83). Auguro che ogni sforzo che viene
fatto per proclamare Cristo nella realtà terrestre possa trovare persone di
buona volontà che desiderano realizzare nella terra albanese, tramite il
dialogo, dei segni concreti di giustizia e pace. Don
Pasquale Spinoso Ufficio
nazionale CEI per i problemi sociali ed il lavoro Compendio
della Dottrina Sociale della Chiesa Sono molto felice di ritornare qui
in Albania per presentare il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa,
redatto dal Consiglio Papale della Giustizia e della Pace con la volontà del
suo indimenticabile Servo di Dio Giovanni Paolo II. Questo incontro sul
Compendio è una iniziativa significante che onora i suoi organizzatori,
perché, tramite essa diviene visibile la disponibilità al confronto, in tempi
cosi complicati e difficili, con delle istanze che provengono dall’etica
sociale cristiana. Voglio esprimere la mira riconoscenza per l’invito
inviatomi da Sua Eccellenza mons. Massaffra, Arcivescovo di Scutari-Pult, che
è stato animatore pronto e generoso della difficile traduzione del Compendio
nella lingua albanese e di questa presentazione al pubblico. Voglio inquadrare la presentazione
del Compendio nella prospettiva della costruzione della civiltà dell’amore.
Messo in questa prospettiva, lo scopo fondamentale della dottrina sociale
della Chiesa, che è la costruzione di una società più umana, s’illumina
assai. In verità, il primo impegno in quello che essa chiama i fedeli, è di
distribuire l’amore nei rapporti sociali in tutti i livelli ed in tutti i
campi.
Il Compendio mette la dottrina
sociale nel centro della missione della Chiesa. In verità, il soggetto appropriato
della natura della dottrina sociale non è altro che tutta la comunità
ecclesiastica. Il Compendio, nel n. 79 afferma: “La dottrina sociale è della
Chiesa perché Il Compendio si presenta come un
manifesto per realizzare un nuovo umanismo, nella prospettiva della civiltà
dell’amore. In verità, nell’Introduzione si afferma che essa è elaborata per
incoraggiare e seminare nelle terre della civiltà un umanismo integrale,
solidale, aperto alla trascendenza (confronta n. 7). È un Manifesto, nel senso
che in esso si trovano le coordinate, ideali e storiche, di una nuova
società, per dare corpo alle esigenze sempre vive dell’Evangelo e del
cristianesimo, in modo che abitino nel cuore degli uomini. L’umanità non può
vivere senza una prospettiva del futuro, senza una guida. Nella prospettiva della
costruzione del nuovo umanismo integrale e solidale, il grande impegno è di
distribuire, di proporre e di fare si che diano frutto i principi della
dottrina sociale della Chiesa, ben presentate nei capitoli terzo e quarto del
Compendio. Essi si presentano come aiuto per tutti, ma specialmente per i
cristiani, che da questi principi sono incoraggiati a costruire una società
degna per l’uomo, più giusta e più fraterna. Il principio personalista. Il
Compendio afferma: “ Il principio del bene comune. La
sua realizzazione appartiene a tutti i cittadini, organizzati come si deve
nella società dall’autorità civile, perché il bene comune è il bene etico
della vita sociale, in tutti i suoi aspetti, per tutti i soggetti e i suoi
componenti. Perciò il bene comune richiede la partecipazione di tutti i
cittadini, anche perché l’autorità politica ha la più grande responsabilità
per questo, siccome rappresenta il motivo di essere, di comprendere e lo
scopo dell’attività politica. Il bene comune comprende il totale delle
condizioni che favoreggiano il pieno sviluppo della persona e dei gruppi
intermedi - la protezione e l’incoraggiamento dei diritti dell’uomo, della
famiglia, della libertà di associarsi, ecc. Il principio del sussidiario. Il
Compendio afferma: “Questo principio viene dettato perché ogni persona,
famiglia o gruppo intermedio ha qualcosa di originale da offrire alla
comunità. […] Con il principio del sussidiario sono contrari le forme della
centralizzazione, della burocratizzazione, dell’assistenzialismo, della
presenza non ragionata e di troppo dello stato e dell’apparecchio pubblico […].
Alla realizzazione del principio del sussidiario corrispondono: il rispetto e
l’incoraggiamento effettivo del primariato della persona e della famiglia;
l’apprezzamento delle associazioni e delle organizzazioni intermedie, nella
loro scelta essenziale e in tutte quelle che non si possono delegare o
intraprendere dagli altri; l’incoraggiamento che viene fatta all’iniziativa
privata, affinché ogni organismo sociale rimanga a servizio del bene comune
con le sue particolarità; il nodo pluralista della società e la
rappresentazione delle sue forze vivaci; la difesa dei diritti umani e delle
minoranze; la decentralizzazione burocratica e amministrativa; l’equilibrio
tra la sfera pubblica e quella privata, con la conoscenza come causa delle
funzioni sociali del privato…”. Il principio della solidarietà. Il
Compendio afferma che la solidarietà è sia un principio etico - sociale, sia
una virtù, vera concretizzazione attuale della giustizia. Questo principio
essenzialmente sta nella coscienza del fatto che l’umanità comporta una
grande unità in molti aspetti, che precede tutto e tutti, più vasta ed
essenziale di quello che è espressamente conosciuto o costruito da ognuno.
Esso si esprime nella coscienza di una interdipendenza essenziale tra tutti
gli uomini, che li chiama tutti in una condivisione effettiva dei beni, delle
fonti, delle responsabilità e delle difficoltà, in un clima reciproco ed un
eguaglianza dei diritti e doveri: la solidarietà come da gli altri, per
quello che abbiamo preso da loro; la solidarietà come da gli altri e per gli
altri, per quello che dobbiamo dare a loro. Desidero invitare tutti voi ad
usare il Compendio, seguendo l’obiettivo educativo per far scoprire ed
apprezzare questi principi molto preziosi nella vita sociale, culturale,
economica e politica dell’Albania. Essi sono assi essenziali per capire ogni
espressione dell’attività sociale, a partire dalla persona fino alla
famiglia, allo Stato. I cristiani laici, individui ed
associati, devono essere i conversatori privilegiati del Compendio, il quale
deve comportare per loro un mezzo prezioso della formazione ed una fonte
continua dell’ispirazione. Essi, grazie al battesimo, sono messi dentro il
mistero dell’amore di Dio per il mondo, che Cristo ha svelato e che I cristiani laici, con la loro
competenza e professionalità nonché con l’assunzione della responsabilità per
agire in un contesto particolare, in un certo modo completano la dottrina
sociale della Chiesa nel fronte pratico e fanno da intermediari nel suo
inevitabile confronto con il reale. La dottrina sociale non è semplicemente
una conoscenza teorica, ma essa è per l’azione, è orientata verso la vita, si
deve eseguire con creatività e si deve incarnare. I cristiani laici hanno un
ruolo molto particolare, perché no esclusivo, in questo. Concludo collegando il Compendio
con S.E.
mons. Gianpaolo Crepaldi Segretario
del Consiglio Papale della Giustizia e della Pace |