koka

nr. 26 / 25 qershor 2002

alukit

numrat

 

Sono 6 milioni gli ebrei sterminati, e non è guisto che Israele viva in Israele?!

Dopo aver letto lo scritto “Contro calugnologia” del sign. Baleta te lo senti come obbligo inevitabile di dare le considerazioni per quello scritto. Pensiamo che sia da ammirare la scioltezza dello scritto in questione quanto è da rimproverare il vocabolario di molti pasaggi di quella replica. Le etichette non si mettono se prima non si è avuta l’affermazione dell’etica. In verità non ho letto niente riguardo alla causa della vostra replica, ma so che la battaglia contro il vocabolario inadatto (non selto) verrà vinta dalla parola scelta, e in molti casi anche dal silenzio. La replica è l’unità di misura della personalità. La dignità impedisce categoricamente all’ira di protare il nostro prestigio al di fuori della moderazione, poiché con le parole non moderate, misuriamo la piccolezza del uomo. La piccolezza muta le parole buone con le brutte, come il cuchiaio l’impasto di farina scelta con quello della crusca. I pensieri fatti di questo impasto hanno il loro valore. La troppa fiducia nelle sue abilità di esperto per analizzare la politica internazionale come dona ad un diplomatico d’esperienza merita la parola proverbiale di Fishta: “Hai sbagliato Hila”, se non ti disturba questo nome. è strano che a voi la parzialità sembra più importante dell’abilità. Eppure essere un soldato della giustizia è di un grado più alto del generale dell’ingiustizia. Voi come uomo di giurisprudenca conoscete le leggi che definiscono i diritti fondamentali degli stati meglio di noi altri, e per questo che vi domando, sign. Baleta: È giusto che Israele vivi in Israele, specialmente dopo lo sterminio di 6.000.000 di ebrei? Può esserci un offesa e minaccia più grande di quella di non riconoscere lo stato di un popolo cosi sterminato, più di ogni altro popolo nella storia dell’umanità? Quale sevizio porta l’uccisione di quelli che non sanno a quale stato appartengono, oppure di quelli che possono essere anche oppositori della politica del loro stato. Può essere che un cittadino diventi vittima del nome del suo stato? È forse giusto servirsi, come di un foglio bianco dove puoi scrivere quello che vuoi per indottrinare la naività e convincere che ogni israeliano o suo sostenitore deve essere ucciso anche sacrificandosi. Gli istruttori dei kamikaze non si sognano nemmeno di andare a cercare questa carne da macello nell famiglie islamiche sviluppate che vengono guidate dai principi del Corano poiché loro condannano questo atto. E voi sign. Baleta, condannate la violenza con la stessa forza da dovunque venga? La violeza aggiunge altri nodi al problema tra israelo-palestinese. Mettere fine alla violenza li ed ovunque, è un obbligo umano e mondiale. La violenza è la malattia più infettiva dell’odio… Non deve essere permesso all’odio di causare dei problemi agli individui, figuriamoci poi agli stati. Non dobbiamo dimenticarci nemmeno per un istante l’iniziativa cosi di successo degli Stati Uniti contro l’odio. Fu principalmente l’iniziativa americana a salvare il mondo dal totale invasione nazista a del ivasione comunista. Senza l’iniziativa americana, il mondo avrebbe conosciuto soltanto l’etimologia della parola democrazia. L’America è il crema del mondo mentre il mondo non è il crema dell’America. Per noi Albanesi l’America è il sigillo della nostra indipendenza e della liberazione del Kosovo, la speranza della dua indipendenza nel futuro. L’America è la prosperità degli poveri emmigrati. Voi sign. Baleta avete provato i beni dell’America nel posto stesso durante molti anni, per questo li ho menzionati come un’introduzione di meraviglia nel riguardo delle vostre considerazioni per i Stati Uniti. Voi che giustamente vi mettete contro la “calugnologia” come un vizio da condannare, non vi sembra che la calugnologia più odiosa nel mondo sia quella che voi versate contro l’America, illustrandola con queste parole: “Bin Laden è il segreto famigliare dell’America”. Sign. Baleta  avete forse voluto mostrare l’apice della supposizione? Se cosi fosse, perché l’America chiese ai Talebani di consegnare Bin Laden, e perché i Talebani rifiutarono il loro potere piuttosto di consegnare Bin Laden? Voi affermate che quello che è sucesso il 11 Settembre è un’ invenzione americana per giustificare l’attacco di Afganistan. Si sa che questa calugna è di misura più grande di quella del nostro pianeta. Non e mai stata conosciuta nella storia dell’umanità una tale monstruosità di uno stato verso i suoi cittadini. Voi maledite l’intervento americano in Afganistan per sostituire uno dei governi più anti umani con uno umano, mentre il popolo afgano benedice e saluta con festeggiamenti la sua salvezza dalle catene medievali. Voi scavate nella storia americana, come un archeologo, per trovaer quello che interessa alla vostra fantasia propagandistica e vi riferite alla fine della Seconda Guerra Mondiale con la bomba atomica facendo “colpevole l’America”. Voi lo sapete che non solo il mondo intero, ma Giappone stesso ha giustificato quella catastrofe che ha interroto un'altra catastrofe di chissa quanto più terribile. Dopo tutto questo affermate: “Io non sono più anti americano dei senatori Dioguardi, Trafficant ed il popolo americano! Quando questi signori hanno ritenuto vera la sua calugnologia?! Voi mettete ritenete uguali gli interesi americani e russi nei Balcani, dove sta anche l’Albania. Voi lo sapete benissimo che i popoli sono sotto le sfere dell’influenza, e come dite voi, da che parte deve andare l’Albania? Dite di lasciare perdere il moto: “Vogliamo l’Albania come l’Europa”?! L’America non è forse un esempio da seguire dal nostro continente? E vero che i metodi greci di elenizzare l’Albania sono un indiretta calpestazione dei diritti umani, ma voi questo metodo della Grecia lo condannate come un metodo nuovo, oppure come la seconda parte del metodo usato in 5 secoli?

Sokol Pepushaj

 

Mons. Don Enea Tamassia, la tenera mano per l’emigrato Albanese in Italia

All’entrata dell’ufficio postale della città, ho incontrato, come per caso, dei giovani emigrati, tornati per alcuni giorni di vacanza nelle loro case. Tra loro c’èra un ragazzo simpatico, il quale l’ho conosciuto benissimo. Non si è dileguato dalla mia memoria l’ex alunno del secondo anno del ginnasio “Jordan Misja”, quando è stato gravemente ferito col coltello nei corridoi della scuola. Si, si, non mi sbaglio! Questo è Erblin Lata, il ragazzo adolescente che rischio la vita gravemente da parte di un suo coetaneo. La notizia fu clamorosa perché successe nel tempio della conoscenza, anche se notizie del genere èrano quasi normali, poiché èra il tempo delle pazzie, èravamo tornati ad essere “guerrieri” del medioevo, dove le persone “felici” dall’armamento uccidevano l’uno-l’altro, come se stessero giocando. Èra il tempo quando lo stato elimino la sua esistenza come stato ed il crimine trionfò come “l’eroe” del giorno. Ancora oggi lo stato è incapace davanti al crimine, poiché le armi si trovano ancora nelle mani dei cittadini. Allora èra il 17 Marzo del 2000. Oggi, Erblin mi appare davanti più cresciuto, con un buon aspetto fisico, come se non fosse successo niente…

                Essendo che la ferita èra grave e con delle conseguenze, la sua famiglia dopo tante difficoltà burocratiche, riuscii a mandare Erblin in Italia in via privata.

                Il giornale “Shqipëria Etnike” interessata per la vita degli emigrati Albanesi in Italia ed’ovunque, porta Erblin tramite la sua riconoscenza per la gente che lo aiutò cosi tanto per poter ritornare alla vita normale.

                Ora sto benissimo. Con l’aiuto di mia zia Shefkie Lata (ex giocatore di pallacanestro della squadra di “Vllaznia”), assieme a suo marito Aksel (cittadino italiano), aiutato anche da mio zio Luan Shpati con sua moglie Brikena, fui ricoverato nel miglior ospedale d’Italia da “Faks Maria Adeleido” a Torino.

                In quest’ospedale ho sentito l’attenzione ed il grande impegno da parte dei medici italiani, dove fu realizzato un operazione davvero difficile, ma di gran successo nel sistema urinario e dei reni.

                Durante la conversazione con Erblin, ho saputo che egli è sotto la particolare attenzione e continuo controllo dei meravigliosi medici italiani e che pratica una procedura neuro-reabilitante davvero efficace. Lui affermo che tre volte al giorno segue questa procedura stabilita dai medici italiani. Due volte al giorno in palestre speciali ed una volta in una piscina altrettanto speciale. Questa procedura di terapia fisica richiede grandi spese.

                Però senza l’aiuto e la grand’attenzione che mi ha dato in Italia mons. Don Enea Tamassia, io non avrei potuto realizzare con successo le continue seanze per la piena guarigione. Quindi pregerei tanto il giornale “Shqipëria Etnike”(continua Erblin), di pubblicare la mia riconoscenza, la tenera mano del sacerdote italiano, per il grande aiuto che mi ha dato com’emigrato Albanese. Lo ringrazio apertamente, adesso che ho l’opportunità, con tutto il cuore, tramite il vostro giornale, che è letto in tutto il mondo, perché senza l’aiuto di don Enea Tamassia io sarei rimasto cosi com’èro. Ringrazio anche voi giornalisti di questo giornale per avermi dato l’opportunità di esprimere il rispetto e la riconoscenza verso gli uomini di Dio che meritano davvero rispetto.

                E dopo le parole dolci d’Erblin, che è nato fortunato, (come dice il popolo), perché non tutti gli emigrati hanno la fortuna d’Erblin, di incontrare gente cosi buona e di grande animo. L’amaro destino degli emigrati Albanesi amareggia anche il mare, quando annegano con le gommoni, amareggia anche l’aria, quando vagano per le strade del mondo, come dei nomadi in cerca di un tetto, per un pezzo di pane, e spesso diventano vittime e nessuno ha responsabilità morale ed umana per il loro destino.

                In ogni modo ce n’è della gente buona nel mondo, come il sacerdote Enea in Italia. Non posso non avere l’opinione del padre d’Erblin. Egli è un uomo serio, sui cinquanta e durante tutto l’anno si prende cura del figlio più piccolo, Florid, ed in un certo modo sostituisce anche sua madre (siccome lei è andata ad accompagnare Erblin). Egli si esprime per il nostro giornale dicendo – mi sento molto tranquillo che mio figlio ammalato si trova nelle mani dei medici italiani dalle mani d’oro. Dio l’aveva scritto che Erblin si trovasse anche nelle mani e sotto la cura di un uomo della fede che ringrazio dal cuore. Il mons. Don Enea, mi è apparso nel punto critico della nostra vita famigliare. Che il grande Signore lo benedica. Mentre riguardo alle difficoltà che incontro nel crescere e educare il figlio più piccolo, ci riesco più facilmente, poiché io sono stato ufficiale nell’esercito ed ho avuto migliaia di ragazzi, che li ho educati come i miei figli. Ma io come padre, a mio figlio non posso sostituire la madre che gli manca moltissimo. Shkurte Lata, la madre dei miei figli, ha fatto un gran sacrificio da genitore, che ogni genitore farebbe. A dire la verità, a me manca l’amore ed il rispetto della mia compagna ideale.

                Grazie signor Skënder ad a voi Ermal per le emozioni che avete portato tramite il giornale. Io aggiungerei che vostra moglie e vostra madre, Shkurta, non manca soltanto a voi. Lei manca agli alunni della scuola “Vasil Shanto” poiché Shkurta è insegnante della lingua Francese con una lunga esperienza nell’educazione dei bambini. Adesso è obbligata a lavorare in Italia, facendo i lavori più ordinari per tenere se stessa ed il suo ragazzo. Questi sono i sacrifici delle famiglie Albanesi.

Fatime Kulli