nr. 42 / 8 prill 2003
Il secolo
delle donne -Una
bella attività del Consolato
Italiano- Nel Centro Culturale “Passi Facili”, il Consolato
Italiano a Scutari ha organizzato pochi giorni fa, una significante
attività. Si è discusso del libro “Il secolo delle donne” della
scrittrice e giornalista italiana Elena Doni. La nota giornalista della RAI,
Elena Doni, pubblicò questo libro insieme alla fotografa Manuela
Fugenzi. Questo libro fece un grande eco mentre adesso si aspetta una seconda
edizione, siccome la prima è stata venduta quasi subbito. Questo libro
mette davanti alla socità italiana un problema vitale qual’è
l’attuale situazione sociale della donna italiana, rivedendo la sua strada
secolare ponendo all’opinione pubblica la domanda: È contenta la donna
italiana oggi? Quali sono gli ostacoli che le impediscono di essere veramente
alla pari con gli uomini in tutti gli aspetti politici, sociali ed economici? Nella
discussione sul libro in questione erano radunate decine di donne di Scutari,
donne intellettuali e casalinghe. Lì si trovava anche l’autrice del
libro. Èra presente anche il Console italiano, dott. Stefano De Leo
accompagniato dal personale del Consolato. La discussione èra vivace e
sincera, perche la strada secolare della donna italiana èra quasi la
stessa della donna scutarense in particolare e quella albanese in generale.
L’unica differenza sta nel fatto che tanti aspetti negativi nella vita delle
donne italiane sono state superate, mentre la loro vita ha progredito sotto
questi aspetti, mentre questi problemi sono ancora presenti nel nostro paese. Le
diapositive mostrate èrano così attuali per la donna albanese
che hanno fatto nascere la discussione su come si dovrebbe combattere
affinche la parità tra uomo e donna sia al livello desiderato. Un
passaggio del libro diceva: “I cambiamenti avvenuti durante il XX° secolo,
hanno davvero dato la possibilità alle donne do scegliere il loro tipo
di vita: nel lavoro, nel matrimonio, e per la prima volta nella storia anche
sulla pianificazione famigliare. La scelta comporta anche la
responsabilità, e questa responsabilità è per tante
donne un grande peso. È questa, comunque proprio la loro
libertà?” Questo
passaggio fa riflettere, fa discutere, spinge a cercare una via d’uscita,
tanto più per le donne albanesi, tanto più specialmente per le
donne scutarine, ed in particolare per le zone rurali. Appunto che si
è discusso a lungo. Una signora
racontò: “Mio marito fa il barista in un locale. Tutto il giorno lava
pjatti, tazzine, cucchiai... Quando viene a casa però, lo considera un
offesa lavare sia pure una tazzina. Questo è un concetto maschilista,
per non dire che si tratta di costume o di canone.” Questo
significante esempio mostra che la donna albanese soffre ancora
l’ineguaglianza in famiglia, e proprio questa ineguaglianza è un
grande peso che fa doppiare il suo lavoro, ammettendo che lavorando in
ufficio, in fabbrica o nell’infrastruttura, essa produce tanti beni materiali
quanto l’uomo. L’ineguaglianza in famiglia è appunto un problema da
sollevare. Questo lo può fare la società, la scuola, la
cultura, l’arte e perche no pure la politica. Un’altra
donna intellettuale, ammettendo l’ineguaglianza rese noti gli esempi positivi
di molte figure femminili della nostra città che si sono fatto un nome
nella vita sociale e politica, nell’arte, scienza e cultura. Essa però
rese noto una questione interessante, che la donna stessa deve combattere per
i suoi diritti, non aspettare che questi diritti le vengano sempre consesse
dagli altri, quindi gli uomini. Le tante
intellettuali partecipanti dalle sfere della scienza, dell’arte e della
cultura, in particolare le rappresentanti dei media videro in questo
dibattito una piattaforma che deve sempre rimanere aperta per loro ed
èra questo il bello di questa significante promozione. Questo è
stato inteso anche dall’autrice del libro la signora Elena Doni. Questo fatto
fù apprezzato anche dal Console italiano De Leo nel suo discorso. Ringraziando
il Consolato per l’attività, io la pregherei di non smettere, perché
sono attività di un valore più alto di tante altre che vengono
organizzate, perché fanno nascere il dibattito e dove c’è il dibattito
c’è una giusta preoccupazione cittadina. Fadil
Kraja
La
dodicenne D. Gjyrezi, emigrante in Italia Proprio il
20 Febbraio del 1991, gli albanesi assetati di libertà e democrazia,
fecero cadere a Tirana il “Muro di Berlino”. Decine di migliaia di albanesi
si ribellarono eccitati, facendo strisciare il busto di Enver Hoxha, il
più feroce dittatore comunista in tutto il mondo. Questo stesso giorno,
nella città anticomunista di Scutari nacque una bimba nella famiglia
Gjyrezi. Coincidenza o Fortuna...??? Il 20
Febbraio 1991, respira l’aria della vita Dalila Gjyrezi. Sembrava un nuovo
vento stava soffiando soffocando le sofferenze della persecuzione della
famiglia Gjyrezi. La piccola Dalila Gjyrezi diventa la figlia del Prefetto di
Gjirokastra per tre anni. Lei era una bella ragazza e molto intelligente che
ebbe come “privilegiata”, la fortuna di incontrare il Papa il 4 Gennaio 1995,
(un sogno questo di molti bambini nel mondo). Il Papa stesso si stupì
dall’intelligenza della piccola albanese D. Gjyrezi, che fece una foto con
lui. Dalila cresceva nella nuova era della libertà che le regalo la
“coincidenza” del giorno di nascita. Lei fece la prima e seconda elementare
nella scuola “Ndre Mjeda”, con alti risultati, mentre la terza la fece nella
scuola “Emin Duraku” a Tirana, siccome il padre lavorava nell Controllo dello
Stato Albanese. Il destino di Dalila cominciò a rovesciarsi... e la
piccola non poteva continuare la scuola con i coetanei in Albania, poiche i
cambiamenti e i svolgimenti politici cominciarono ad oscillare di nuovo. Dopo
il 1997-1998, quando il nostro paese fù alla soglia della guerra
civile (situazione provocata dai communisti), il potere democratico subisce
un forte “pugno” dai estremisti politici. È cosi che vennero di nuovo
al potere i comunisti, con un nome “rinnovato” pero, come Socialisti. La vita
dei democratici era in pericolo. Pure la famiglia della piccola Dalila fu in
serio pericolo dalle pressioni fattele di eleminare fisicamente il padre,
essendo che lui aveva scoprito (durante il suo lavoro nel Controllo dello
Stato) grandi abusi dei ex ministri
che presero violentemente il potere. Nell’Ottobre del 2000, Dalila aveva
appena cominciato la quarta classe elementare, e fù costretta a
“lasciare” l’Albania assieme alla sua famiglia, per emigrare in Italia. Ha
solo 12 anni, con dei sogni da bambina, un sorriso di cristallo divino, e
continua a vivere in Italia, come “emigrante” senza età... Dalila
però è sempre una ragazza sveglia, molto sensibile e sente la
mancanza degli amici di scuola dove imparò le prime lettere in
albanese. Anche alle scuole “Ndre Mjeda” ed “Emin Duraku” manca la loro
amica, l’ottima alunna, mentre i registri di scuola conserveranno come ogetti
preziosi gli alti voti di Dalila Gjyrezi, la futura matematica. È
incredibile me vero che Dalila Gjyrezi ha soltanto 12 anni, però il
suo spirito patriotico la mostra come una di 120 anni, perhce lei dice che
è una ragazza di Scutari, dall’Albania. Questa è una cattiva
sorte per il nostro paese, poiche il cervello dell’Albania non si allontana
solo quando si svilupa del tutto, ma anche appena cominciato a mostrare i
primi “sintomi” di un raro esemplario, qual’è la piccola Dalila
Gjyrezi, che “purtroppo” è figlia di un’onesta famiglia democratica,
“obbligata” a soffrire in uno stato dove le libertà ed i diritti umani
vengono violate. Fatime
Kulli |